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Nessuna Zona D’Ombra – Racconto 13 – Indizi

in a minority of one [Explore]
immagine appartenente al rispettivo autore (aluedt, su Flickr)

Questo racconto fa parte di una serie di racconti creati da “indizi” dei commentatori del blog. (vuoi saperne di più?)
L’indizio è di Feny con le parole: “Inizio, Nuovo, Quasi”

In fondo spiego come è nato il racconto, anche se questa volta era davvero dura.
Leggi fino alla fine per scoprirlo.

Nessuna zona d’ombra

Sapeva che tutto sarebbe finito in pochi millesimi di secondo.
E’ quello il tempo necessario a terminare ogni cosa, riazzerarla, annullare il pregresso e finalmente ricominciare.

Sandro lo sapeva benissimo.
Era tutta una questione di nervi saldi e concentrazione. Non c’entrava nulla la paura, non c’entrava l’adrenalina.
Quelle erano le tecniche che usavano i bambini e gli adolescenti per passare gli esami.
La paura che avevi prima dell’esame ti teneva sveglio, ma è solo quando riuscivi ad essere freddo e vigile che le cose cambiavano davvero.

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Indizi – Racconto 12 – L’ultima luce prima del tramonto

Family twilight dusk sunset
immagine appartenente al rispettivo autore (B℮n, su Flickr)

Questo racconto fa parte di una serie di racconti ispirati da “indizi” dettati dai commentatori del blog. (maggiori info)
Il commentatore che ha ispirato il racconto è Silvia con le parole: “specchio, ombra, spirito”

Vuoi sapere come è nato il racconto? Leggi fino alla fine …

L’ultima luce prima del tramonto

“Purificami, con il tuo sangue, con il tuo corpo.
Bagnami del tempo che è scorso, dell’odio delle battaglie che l’uomo ha combattuto.
Illuminami nella notte, perchè mai più sia buia, e sii la mia luce eterna.
Per sempre.”
“Per sempre”
Akila si sentiva sempre intimorita nel recitare quelle frasi.
La chiesa sulla scogliera poi non era mai stata così tenebrosa come quella sera. Mancavano pochi minuti prima del buio completo e già in tutta la chiesa la luce faticava a filtrare.
Le prime file in legno erano già divenute un’ombra nella punta della cattedrale.
Il rumore del mare era quasi impercettibile.

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Racconti

Indizi – Racconto 11 – La centrale

Thorpe Marsh power station 1
immagine appartenente al rispettivo autore (Photography King su flickr)

Questo racconto fa parte di una serie di racconti ispirati da “indizi” dettati dai commentatori del blog.
Il commentatore che ha ispirato il racconto è Spike con le parole: “Bonsai,solitudine,rinascita”

Inoltre, questo racconto è uno dei racconti più LUUUUNGHI che ho scritto.
Quindi armatevi di pazienza e godetevelo
(cliccando su “Continua a leggere, se siete in home!) 

La centrale

Di notte, quando le luci si spegnevano, nella pianura rimaneva acceso un punto. Una capocchia di spillo fatta solo da luci bianche, fintamente alogene, chimiche nella loro forma.
La pianura era vuota, e la si poteva vedere bene di notte, perchè era piatta, come l’acqua di un lago, infinita, come il mare.
E dentro quel mare di terra c’era solo un peschereccio, solitario, a pescar di notte, o forse a pescar la notte. Da dove abitavo si vedeva solo una luce. Fioca. Ma ciononostante ben distinta, di quella che al tempo chiamavamo “La donna di ferro”.
E poi c’era quel ronzio.

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Racconti

Indizi – Racconto 10 – La forma del colore

secret place.
immagine appartenente al rispettivo autore (Samchio., su Flickr)

Questo racconto fa parte di una serie di racconti ispirati da “indizi” dettati dai commentatori del blog.
Il commentatore che ha ispirato il racconto è Sara con le parole: “cappuccino,segreto,mani”

La forma del colore

La periferia di Milano era un sobborgo fatto di nebbia, di catrame lasciato asciugare a terra, di odori forti come quella stessa pece stradale ancora fresca, così sintetica.
Quando ci arrivavi potevi solo sperare di trovare qualcos’altro ma la verità è che, spesso, quello che trovavi era quanto ti veniva concesso.
La periferia era costituita da agglomerati di case uguali. Palazzi uguali. Alti nello stesso modo, colorati con il solito cattivo gusto. Qualche albero sparuto abbandonato nel mezzo del grigio per provare a nascondere l’inconfondibile carattere della città non bastava a illudere i passanti: Si viveva in un muro di cemento.
Come vivere nel muro di Berlino, più o meno.
E tutti ad aspettarsi la grande caduta.

C’erano soltanto due modi per cui tutto questo si mescolava e si nascondeva.
La pioggia, e la notte.

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Racconti

Indizi – Racconto 8 – L’altra possibilità

Eliseos Nocturnos

immagine appartenente al rispettivo autore

Questo racconto fa parte di una serie di racconti ispirati da “indizi” dettati dai commentatori del blog. Il commentatore che ha ispirato il racconto è Le cirque de la mode, con le parole: “Gioco al massacro”

L’altra possibilità

Cosa non farei se avessi un’altra opportunità.
Lo pensa, lo pensa davvero. Guardando indietro tutti i contorni paiono sfumati ed incerti, un’intera storia sembrava reggersi su delle palafitte di dubbia affidabilità, ed eccoli ora nel loro mare tempestoso a cercare di uscirne vivi.
Ognuno per se ovviamente.

Parigi, estate del 1995. Calda ed afosa come poche altre se ne sentivano. Loro due, stranieri in patria di stranieri, erano sul lungo cammino degli dei che i parigini avevano disegnato per dare dimostrazione delle loro capacità. Gli Champs-Élysées.
Un viale alberato di certo poco modesto li costeggia, come la strada d’altronde.
Adesso sono entrambi fermi di fronte ad una pasticceria francese, lei impugna la borsa, lui tra le mani ha solo l’ineffabile leggerezza delle proprie parole.
“Ecco, questo non l’ho mai sopportato di te. Il tuo modo di credere di sapere tutto. Pensi davvero di sapere come mi sento io? Come si sente una donna? No caro ragazzino, tu di donne non ci capisci nulla, questo è il fatto. E lo dimostra la mia crisi. Lo capisci vero? Lo capisci che sono incazzata nera con te? Lo capisci che non ce la faccio più a reggere tutta questa vita? E tu che mi chiami, e tu che vuoi sapere che faccio, e tu che mi chiedi con chi sono.
Lasciami respirare RE SPI RA RE. Non ti chiedo tanto, anzi: Non ti chiedevo tanto.”
Un fiume in piena di parole le frulla in testa. Dicono che la fine di una relazione sia solo la conseguenza di un moto messo in azione molto tempo prima. Chi lo dice non ha tutti i torti, ma di certo non si è fatto una vita migliore della loro.

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Racconti

Indizi – Racconto 7 – Nessuno

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immagine appartenente al rispettivo autore

Questo racconto fa parte di una serie di racconti ispirati da “indizi” dettati dai commentatori del blog.
Il commentatore che ha ispirato il racconto è hysteria, con le parole: “Fenice, metropolitana, lego”

Nessuno

Un giorno come molti altri nella grande città. La pioggia cade, precipita giù senza alcun segno di temere la caduta. Si paracaduta e BUM.
Schianto a terra per poi sciogliere residui di marcio presenti ai bordi delle strade, colorarsi di un marrone sporco e scivolare via, ai lati metallici di una fognatura qualunque.
Qui le cose non hanno un nome, c’è della gente che sta camminando sull’altro lato della strada. Ci sono due tizi che litigano all’incrocio di fronte al semaforo. Ci sono alcune macchine ferme in attesa che quei due “Fottuti cretini”, a detta del tassista.
Ma niente ferma la pioggia che ancora scende e rimbalza su una pozzanghera a sua volta frantumata da una scarpa con un’intelaiatura in plastica che la metà basterebbe. I rimbalzi di gocce figlie, nate da quel sesso precoce, si disperdono nell’aria per poi scomparire anch’esse a terra, o sul fondo dei pantaloni di un qualsiasi altro passante.
Non ci sono nomi degni di nota in questa città.
Neanche il mio.