Non c’è niente da stupirsi delle morti.
Quelle innocenti, di cui non conoscerete i nomi.
Sono parole distanti, quelle che si possono sentire nell’eco muto delle bombe.
Le parole dei bambini, delle madri, dei padri, dei terroristi, dei pazzi, dei sani, dei gay, degli eterosessuali, di tutte quelle persone che d’un tratto han visto arrivare un crudele soffio sulla vita fatta a fiammifero.
E non se ne sente parlare. Solo quelle che ci toccano. I tg trasmettono notizie che ci devono interessare.
Guardiamoci il grande fratello, o, se vogliam esser più seri, i morti di nassirya.
C’erano morti italiani, c’erano italiani nel mezzo, mostriamoli al pubblico.
Gli altri morti dove sono?
sotto terra, o forse polverizzati.
Ma non li vedrete. Non vi devono interessare, sono i morti silenziosi, come quelli dell’africa, come quelli della cina, come quelli della strada sotto casa vostra.
Ne ignoramo l’esistenza perchè qualcuno ritiene che non ci interessano.
Ed in effetti forse è un pò vero. Forse non a tutti interessa sapere di persone che muoiono e che non sono a loro collegate.
Per caso piangete per la nonna morta di una ragazza che non vedrete mai in vita vostra perchè abita in un altro continente.
E cambierebbe qualcosa della vostra considerazione se la morte sarà più violenta? + cruenta?
E’ lo spettacolo a dire quali morti importano, quali devono per voi essere inosservate?
Quale morte siete tenuti ad ascoltare, quale a ricordare?
La guerra è guerra. Così è sempre stata, così è rimasta. Nei suoi errori che non possiamo voler correggere, sarebbe ipocrita.
La guerra è morte. Solamente questo. La guerra si potrae davanti alla resa o alla morte assoluta.
Non c’è niente da stupirsi. Questa è la guerra.
Ed importano i morti della guerra? importano le persone che credendo in qualcosa combattevano?
Ditemi la differenza tra un terrorista ed un militare. Entrambi combattono per qualcosa in cui credono o per cui sono stati ordinati di fare.
Eppure solo i terroristi sono i bambini cattivi.
Baciamo i militari, che ci portano pace e morti sottoterra.
Solo che quando ci camminiamo sopra non li vediamo, non li sentiamo tutti i morti sotto i nostri piedi.
Sono troppe le vite sacrificate, quelle perdute, quelle gettate, per riflettere su come e sul quando.
Poi ci sono i civili. L’ago della bilancia di una guerra.
I civili sono il ricatto della guerra, il gioco da bambini dei potenti. E’ l’ago della bilancia di un rapinatore, perchè i civili valgono + dei militari, xchè i civili non vogliono morire per quella causa e la loro morte ha più peso di quella di un militare.
Ovviamente ad esclusione dei simboli.
I simboli che fanno dei morti una statua senza spendere in pietra inutile.
Regaliamo medaglie ai morti per renderli valorosi, per far si che le famiglie siano felici, nonostante il marito era un terrorista, un militare, o un pazzo che però si è reso utile alla guerra, unica dea con gli occhi bene aperti sul filo della tua vita che piano piano si va bruciando.
Quei simboli non lor iportano in vita, ma rendono la vita + facile a chi rimane qui, su questa terra, su questi morti, su questa polvere di carne e sangue,
qui, su questa terra ad aspettare anch’essi che arrivi quel vento, morbido o forte, caldo o freddo, non importa davvero
basta che lo spenga
quel fiammifero.
Andrea (sdl)