Ai giorni d’oggi il numero 11 è finito col diventare un segno, più che il precedente di 12.
Oggi 11 è 11. Non si definisce in altro modo. Molte son le cose che si comportano come l’11. Ma l’11 nasce di settembre, con una caduta dal cielo. Tant’è che nessuna stella cometa ha mai fatto tanta paura, e nessun messia è sembrato mai così oscuro in quella giornata.
Oggi è il 15 maggio. Niente a che vedere con l’11 settembre. Non ci sono stelle perdute in cielo, nè persone che han lasciato il proprio cuore altrove che ci volano sulla testa. Non abbiamo nemmeno i due imponenti mosaici di vetro a stagliare l’orizzonte. Niente. Da me ci sono solo le colline. Se l’11 fosse stato qui non sarebbe stato così apocalittico. Magari cadevano due alberi ecco. E tutti ce ne alzavamo con un “Ooooh” inneggiando al miracolo che smuove la quiete di 25000 abitanti.
E sarebbe finita lì. L’11 sarebbe ancora stato il predecessore del 12 ed il successore del 10.
Ma gli alberi non c’erano. C’erano due tentativi di toccare il cielo che han finito col cadere a terra. C’erano un formicaio di persone, intrappolate dalla volontà altrui in un incubo che non sarebbe mai finito. C’era fumo. Tanto fumo. Uno tsunami di fumo.
E poi morte.
Così l’11 è diventato 11. Entità univoca ed indistinguibile che incarna qualcosa di sbagliato.
Ma è davvero l’11 (che.. se uno ci pensa, il numero 11 sembrano due torri…) ad essere malvagio?
Finiamo con l’associare il bene ed il male ad espressioni o conseguenze di esso. Così l’11 oggi è il nostro nuovo monumento al male. E lo adoriamo, nei tg, nei giornali, negli speciali delle riviste, in rete. Il desiderio di vedere quelle piccole vetrate alte chilometri cadere e frantumarsi.
Ed il grosso problema è che 11 è solo l’ultimo arrivato. Ce ne sono miriadi di monumenti al bene o al male che decidiamo di costruire : I santini di padre pio, le magliette col che, l’11, le foto di Denise etc…
Diventano tutti incubi reali. I nostri Freddy Kruger a svegliarci la notte.
O forse no.
Forse sono i nostri parafulmini. E allora noi la notte dormiamo bene perchè l’11 non è nell’armadio, e se apri le due ante dell’armadio al più ti cade in testa un giubbotto.
Oppure ancora i fobici, quelli che diventano il parafulmine. Che non aprono più l’armadio, non prendono la metro, l’autobus, non aprono la porta, chiudono a chiave anche il cuore pur di sentirsi sicuri.
Perchè l’11 ha portato molto più di quanto non si immaginasse. E non l’ha portato perchè era malvagio, l’ha portato perchè abbiamo deciso di assimilare quella malvagità nel nostro quotidiano. Dalle paure, alle foto scattate, a questo schifoso senso dell’orrido.
Andrea (sdl)