Enjoy the silence


Penso che per tutte le persone che tengono un blog prima o poi arrivi la pausa, il silenzio, la condanna. Ma alla fin fine non si scrive per parlare. Se uno vuol parlare, parla, evoca parole da lingue ormai dimenticate e poi si accascia nel silenzio con due occhi che lo fissano.

Ma qui, nell’etere digitale che sembra non avere neanche significato, qui non ci sono occhi, nè parole da ascoltare.
Quando urli non senti l’eco.
Senti solo il solito silenzio.

Il digitale è il frigorifero del vostro cuore, il cuscino che mettete sulla testa prima di sparare. Per attutire il colpo, per sentire la morte altrui più lontana. E fare finta che non vi sia sangue.
E’ un muro che potete scegliere se renderlo di Berlino o della Cina, se tenerlo in piedi o buttarlo giù. Est e Ovest, quale parte del vostro cuore sta nella rete? O magari siete spezzati e piano piano perdete contatto, realtà, perdete ciò che vi fa capire di esistere.
Nella rete tutto è possibile. E’ uno strumento comodo, un gioco divertente, ossessivo. C’è se vuoi, e vuoi che ci sia.
Eccovi la droga del terzo millennio : the net.
E tutti a cercare la droga, a cercare di essere famosi. Eccolo il vero grande fratello, eccoci qui tutti in fila a stillare testamenti e parole senza senso. Tutti in fila per dire la nostra, per sentirci importanti o famosi, crederci dei VIP. Very Idiot Person. Eccoci, siamo gli internauti del 3000, affogati tra bit digitali, surfisti di un mare che pare infinito, ma poi impari a contarlo.
E conti sempre, per poi dimenticarti come si conta.
Prima due e poi uno? O il contrario?

Digitale che sembra speciale, digitale che pare reale, digitale senza segnale. Digitale digitale, la rima si spacca e rotola via, il discorso perde senso e realtà, e bit su bit si costruiscono castelli di verità, digitale ovviamente, verità senza senso anch’esse, verità nascoste, verità negate. E qui nascondi o vedi, realizzi o perdi. Eccoti, benvenuto, lascia il tuo biglietto da visita e spera di esistere.

Poi tutto tace.
Appare quel silenzio così irreale. Non c’è niente. Prima un tumulto di parole ti congelano le dita, ed ora sulle dita ti rimane poco o niente. Dello sporco forse. “Dovrei lavarmi le mani” pensi.
Ma non c’è piu niente. Guardi il monitor e rimani paralizzato dalla pagina bianca. E non è la crisi da scrittore. Semplicemente hai finito le parole, o le hanno finite loro. Non importa quale sia la verità.
Ti giri, ti vesti ed esci di casa, al vento e alle stelle.
Lo stesso silenzio, soltanto interrotto da qualche auto, da qualche ragazzo.
Ti accorgi che il vero silenzio forse è altrove, e non hai capito come toglierlo. Eccolo il male del terzo millennio. Non droghe, non sesso, non aids.
Il silenzio.
In un mondo sotterrato da parole inutili c’è ancora paura del silenzio, perchè dopotutto puoi anche tirare fuori 5000 parole e non aver detto niente.

Andrea (sdl)

Di Andrea Grassi

Scrittore, programmatore di siti web. Appassionato da sempre di ogni forma di scrittura (copywriting, marketing, romanzi). Vivo a Montevarchi e non me ne pento.

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