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Horizons


Dato che il brano l’ho “immaginato” in un certo modo ascoltatevelo letto esattamente da me.
Spero renda l’idea di quello che volevo trasmettere

Nessun orizzonte, no. Nessun orizzonte.
Non una linea che delimiti il qui dal la. Non un cenno che faccia capire dove siamo arrivati. Non la campanella di fine ora, non un segno, un gesto. Qualunque cosa sarebbe bastato, ma invece niente. Nessun limite, o qualcuno che dica dove dovresti fermarti. Neanche lì c’è qualcosa. Rimane tutto fermo, qui. Rimane tutto immobile, qui.

Come se ci fosse la pioggia. Come il ticchettio costante di un orologio, i dodici rintocchi di una chiesa, il riso che cade spoglio a terra.
Non c’è davvero niente qui. Non un inizio, non una fine. Forse un intermezzo. Qualcosa di passaggio. Un’immagine sfocata, quasi una polaroid. Forse è questo che c’è qui. Un’immagine sfocata. Forse una polaroid.

Nessuna linea di confine. Nessun territorio nemico. Qualcuno da odiare. Qualcuno che non puoi perdonare. Si potrà almeno questo? Ci sono tante cose che non vanno nel mondo. Qualcuno da odiare, che sappia perdonare. Qualcuno da perdonare, che ci odi.
In fondo non importano i motivi. E’ tutto un fare per essere. Un essere per fare. Un modo di passare il tempo, o di rimandare a poi quello che di certo non possiamo affrontare oggi.

Un pò di paura. Si. Forse.

Ecco, forse è quella la foto giusta. Quella della paura. Un uomo, mani giunte a toccare le guance.
Un urlo straziante. E’ l’immagine giusta. Non un bambino, non un ragazzo, non un vecchio. Un uomo. Che urla. Di paura.
Nient’altro. Nessun orizzonte. No. Nessun orizzonte.

Non servono orizzonti. Ci piace la casa. Casa dolce casa. Bentornato a casa. Com’è questa casa? Ho bisogno di una nuova casa. La casa del mio vicino è sempre più verde. Vorrei colorare le pareti della casa.
Ci piace la casa. Il sentimento di quiete. Il poter stare da qualche parte.

L’appartenere.

Ci piace che qualcuno ci avvolga, ci protegga. Non ci lasci liberi di essere, di sfuggire.
Di poter cadere, a volte.
Di farsi male, a volte.
Per questo torniamo indietro. Nelle strade che abbiamo già percorso. Siamo bravi guidatori quando conosciamo il circuito. Non è un circuito questa vita? Non bisognava correre in cerchio?
A me non servono orizzonti. Io so correre in cerchio. Che senso ha un orizzonte in un mondo sferico? Non importa averlo, non serve a nessuno.

Orizzonti, distanze che non raggiungerai. Un modo per tendere la mano verso l’infinito ed acchiappare soltanto dell’aria. Aria magica però.
Profuma d’incenso, di spezie indiane.
E’ questo l’orizzonte?
Un limbo, una linea? Un pò di paura forse. Una casa forse.
Forse una polaroid.
Forse un’orizzonte è una polaroid mentre mostra i colori, si spoglia di tutto il suo nero per farti vedere la parte più intima di se.

Andrea (sdl)

Di Andrea Grassi

Scrittore, programmatore di siti web. Appassionato da sempre di ogni forma di scrittura (copywriting, marketing, romanzi). Vivo a Montevarchi e non me ne pento.

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