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Sincerità

Mai è una parola troppo grossa da dire per un adulto,
la dovrebbero usare solo i bambini,
che riescono ancora a credere nel
sempre.

Andrea (sdl)

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Schifato

Prendendo spunto da una lettura del blog di Kla ho ripensato ad un cosa che mi ha notevolmente schifato in questi ultimi giorni, e cioè la pubblicità nel TG5.

Posso capire, sinceramente, che un TG (nonostante dovrebbe solo dare informazioni categorizzate tra quelle importanti) si conceda un piccolo spazio da dedicare a segnalazioni di eventi sulla propria rete, magari con un semplice accenno alla fine, o con un commento di una trentina di secondi, come sempre è accaduto in passato.
Questo non aveva mai influenzato la “qualità” di un telegiornale, nè la durata. Erano informazioni sufficienti e non ridondanti, in quanto veniva fornite una volta sola perchè, in genere, lo spettacolo della rete associata al TG veniva messo in onda il giorno stesso.

Col tempo però sono iniziati i cambiamenti.
Innanzitutto nei periodi del Grande Fratello (…povero Orwell…) il TG5 si dedicava a mostrare e commentare risvolti su questo programma così (purtroppo) seguito.
“E vabbè, poi smetteranno”.
Già… come non detto.
Mi rammarica davvero che Mentana se ne sia andato, più che altro perchè ora il TG5 è diventato ancora peggiore, raggiungendo dei picchi di pubblicità che non credevo realistici.
PER TUTTA LA SETTIMANA PRECEDENTE (TUTTA!) il TG5 serale (quello del giorno non lo guardo) si è permesso di fare dei mini-articoli da TG partendo da cos’è il calcio o altre cose, per arrivare al fatto che quest’anno su mediaset ci sarà il calcio, come sulla tv digitale terrestre (come arriviamo tardi noi italiani, tecnologia e scienza… alcune le bandiamo dall’italia, altre aspettiamo che diventino vecchie all’estero… non mi stupisco della “fuga di cervelli”), spiegando tutti i programmi, conduttori e finalità di ogni cosa riguardo al calcio sulla propria rete.

E’ stato rivoltante.

In aggiunta, dalla “scomparsa” di Mentana (che cmq era un filo + capace, e aveva una capacità di parlare notevole [capacità = parlare veloce e farsi capire]), hanno iniziato ad apparire all’interno del TG5 forti articoli di Gossip, al solo unico scopo di pubblicizzare il giornale “Chi”, che, ovviamente, avrebbe avuto l’esclusiva per quello o quell’altro scoop, e che “da domani” sarebbe stato in edicola.

….che schifo.
Che l’informazione in Italia ultimamente stava peggiorando penso fosse un dato di fatto, ma di arrivare a questi livelli proprio non ci avrei creduto.
Per fortuna che molti TG rimangono ancora nella media.

Andrea (sdl)

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Mini-racconto

“Avrebbe lasciato quella vita, l’avrebbe abbandonata come avrebbe fatto con tutte le sue donne, con tutte le sue bugie.
La musica iniziò ad invadere la stanza, come un’esercito di fate.
Sentì i suoni celtici provenire dal suo cuore, dallo stereo di lei.
Si sentì quasi un protagonista di un film quando, teneramente, aprì la porta di casa e si voltò dietro, ad osservare il raggio di sole cadere per terra oltre l’entrata della camera.
Oltre quel raggio c’era lei, lei sola.
Forse c’era anche il letto e qualche vestito, ma non contava davvero.
Sebbene quegli immobili pezzi avevano visto la loro storia d’amore, sapeva che non l’avrebbero raccontata ad altri.
Qualunque altro uomo che sarebbe entrato in quel letto con lei non sarebbe riuscito a sentire i pianti nascosti, le lotte e le preghiere che, quel letto, aveva sentito.
Rimase immobile ancora un pò. Con la maniglia stretta in mano e lo sguardo puntato a quel raggio di sole.
Posò il pensiero sui suoni.La città, a quell’ora del mattino, era il naturale compimento di un cimitero.
Si sentiva solo lei, ancora.
Il suo respiro si mescolava tra le note della musica, soffusa, lasciata accesa in sala a ballare per la notte intera.

Come nessuno avrebbe ascoltato i pianti di lei, nessuno avrebbe mai sentito le preghiere ed i pianti di lui.Sarebbero rimasti ignoti a tutti, lei compresa.

Nascono così alcuni addii. Regnati dal silenzio e dalle paure.
Piccole creature della notte e delle coperte che si divertono a ferirci.

Strinse forte la mano sulla maniglia gelida,
un dolore lancinante gli trapassò l’anima, sapeva di sbagliare
sapeva di non avere però altra scelta.

Fece un passo avanti e chiuse la porta.”

Andrea (sdl)

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Spam

Anche nel blog! Che noia!
Purtroppo è così. Poco fa mi sono divertito a cancellare ben 5 commenti totalmente insensati di qualche mini-bot! Ma guarda te! (considerando anche che questo blog non è indicizzato da Google, la cosa mi pare ancor + strana…[e non so ancora perchè non viene indicizzato], mentre lo è da Yahoo ed Msn)
A tal proposito ho attivato un sistema di verifica che obbligherà, chiunque voglia commentare, a scrivere una “similpassword” mostrata in un’immagine.

Non dovrebbe allungare troppo il tempo a voi, e dovrebbe risparmiare un bel pò di tempo a me, così lo dedico a scrivere, piuttosto che a cancellare commenti fasulli.

Andrea (sdl)

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Pensare di sapere

E’ facile vedere, facile capire, come in questo mondo ci sia un bilancio sbagliato del sapere, dell’intelligenza, del genio.
Sebbene io creda fermamente che tutti abbiamo le stesse potenzialità, e che è spesso la nostra incapacità verso noi stessi ad impedirci di tirarle fuori, la differenza nei risultati rimane.
In qualunque campo o lavoro, ci sono le persone che dalla massa si ergono, che si distinguono, per qualità più o meno riconosciute.

Poi, ci sono coloro che dalla massa in realtà non si sono proprio spostati, ma si sono solo piazzati un bello specchio ingrandente, così che la massa lo creda più grande.
E’ di loro che voglio parlare, di loro e di come l’ignoranza li fa diventare. Ci sono persone che in un ambito possono avere meriti certi, e ci sono persone che invece i meriti li fanno apparire.
E il problema maggiore è che, soprattutto sulla rete, e nel campo informatico, è facile credere un “genio” colui che non lo è.
Una frase celebre dell’italianissimo film “Amici miei” sarebbe “Che cos’è il genio?” (poi continua, ma sono smemorato, non chiedetemela), ed il genio è superare i tempi, anticiparli, crearli. Questo è il genio.
Il genio non è uno tecnicamente bravo, non necessariamente lo deve essere. Ma è uno creativamente eccellente. Con una capacità produttiva, cioè, che surclassa la totalità delle persone del suo periodo.

Questa mia riflessione nasce da una lettura di un sito. Non farò riferimenti, in quanto è un esempio fra mille altri. Ma però vedevo come, un ragazzo (a cui non tolgo alcun merito) riceveva complimenti a sfare per una cosa così minuscola (per quanto di valore) e banale, che un tecnico qualunque vedrebbe, ed un ignorante della materia no.

Così oggi nascono i nostri “miti”. Persone senza spina e carattere, capaci di apparire e di mostrare, ma non di produrre realmente, non di innovare.
Questo è probabilmente la generalizzazione del mondo di oggi. C’è stata l’era della pietra, e le varie ere si sono susseguite. Oggi è l’era delle immagini. Domani, forse l’era del sesso (che ormai inizia a vedersi ovunque), o forse del terrore.
Spero sempre che prima o poi ci siano persone capaci di mettersi in gioco per provare a smuovere un pò questa corrente, spero sempre che ci siano, e di trovarle, prima o poi.

C’è chi dice che ormai l’arte, nel nostro tempo, sia morta.
Io credo che si sappia nascondere bene, e che i geni siano coloro che la sanno trovare.

Andrea (sdl)

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Note

Siamo passati ovunque. Ovunque abbiamo lasciato la nostra scia, quel nostro profumo.
I nostri ricordi, sparsi per il mondo, tra oggetti, monumenti e stelle.
Ed ancora non ci stanchiamo di trovarci difetti, ancora continuamo a divertirci nello scoprire cosa siamo,
ancora balliamo, su queste note di pianoforte che ci scandiscono la vita.

Andrea (sdl)

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Fear of the dark

Ho paura. Paura di affrontare questo mondo e le sue lotte.
Paura perchè non so se ce la farò.
Tra poco dovrò mettermi in gioco, in molti ambiti. E tutti potranno fallire miseramente, senza darmi una seconda possibilità.
Sento il fiato di queste mie scelte, lo sento scorrermi addosso e lo temo, temo di sbagliare, anche se so che l’unico modo è affrontarle con tutta la forza che ho nel mio corpo, cercando di credere in me stesso.
Non è scritto da nessuna parte quello che ci accadra, e credo che tutto quello che deve essere scritto di noi è sulla nostra carta d’identità : Chi sei, e dove puoi tornare.
Non importa nient’altro, basta non dimenticare la nostra identità e la nostra casa.

Perchè se non sai chi sei, non sai cosa puoi fare, e se non sai dov’è la tua casa, allora stai solo vagando, e non potrai fermarti.

Andrea (sdl)

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Blogger Chronicles (Part 2)

Eccomi ritornato dalle vacanze! Quest’anno me le sono concesse proprio lunghe! Spero che nessun conoscente se ne abbia a male.
E dopo le cartoline, dopo i mille desideri espressi, ecco quello che ho scritto, in questi 10 giorni di vita a Barcelona (uso il nome spagnolo, mi piace di più)


07/08 – Intermezzo : Sparlando

Troppo facile sparlare.
Troppo facile regalare ad altri frammenti di vita che non ci appartengono, togliendo il velo che nasconde parti di noi che magari regaliamo per fiducia.
Troppo facile sentire la gente che sparla, che continua a svendere la vita di altri come se fosse la propria, dimenticandosi del patto nascosto che viene fatto quando si concede a qualcuno di sapere qualcosa di più “nostro” e meno superficiale, quando si ammette che è inutile tenersi dentro tutto, che in fondo ha senso pure parlarne, purchè con le persone giuste.
Troppo facile davvero, è talmente facile da farti perdere la fiducia nel prossimo, nel momento in cui realizzi l’avvenuto, da farti diventare muto seduta stante.

Troppo difficile invece trattenersi.
Dall’urlare, dal far capire a questo mondo che c’è ancora una morale, un’etica,
un rispetto.

Barcelona – Plaza de Catalunya (2005)

10/08 – Sfiga

piove.

Barcelona – Sagrada Famiglia (2005)

12/08 – Barcelona

Non potete chiedermi di restare impassibile e continuare la mia strada, non davanti a due occhi che sofferentemente regalano lacrime al cielo, guardandolo, pensando a tutte le sfortune, a tutti i dolori che una persona nella vita deve sopportare, superare. Tutti i dolori che ci permetteranno, poi, di sopravvivere.
Non ci riesco. Chiamatemi debole, davanti ad un pianto, mi fermo, mi pianto anch’io.

Barcelona è una città strana, ora che la riguardo con occhi diversi.
E’ strana perchè, ora, è piena d’italiani. Talmente piena che mi mette a disagio.
Noi italiani con la nostra mancanza di rispetto verso quasi tutto, povero popolo dannato…
E poi… è terrificante vedere quanto sia facile “viverci” a Barcelona. Sentirsi parte della città. E’ come una Milano, ma più vivibile, più aperta.

Mi sento poco straniero, e la cosa un pò mi dispiace.

Barcelona – Plaza de Carles Buigas (2005)

13/08 – Nemici miei, GIOITE!

Probabilmente c’è una setta che congiura contro di me, contro la mia salute. Ebbene si, nemici miei, gioite adesso, perchè sono malato di nuovo!

Ma cos’avrò fatto di male? Ho così tante persone che mi odiano, o così tanta sfiga? Qualcuno mi può regalare a natale un paio di tonsille nuove e indenni, per favore? Queste qui riescono a prendersi una tonsillite sotto cura INTENSIVA di penicillina. Insomma, non è che io voglia davvero gioirne di tutto ciò, non credete?

Aside from this :
Ieri ho visto la sagrada famiglia. Una di quelle costruzioni che, a mio parere, potrebbe davvero meritarsi il titolo di “Ottava meraviglia”, ammesso non sia già stato preso. Spero davvero di poter vedere il suo completamento entro questa vita, perchè, ammesso ve ne sia un’altra in un qualunque altro dove e quanto, non so se la ritroverei.

E ieri sera ho sognato la bellezza di Barcellona, anzi, l’ho vissuta. In Plaza Espana, verso le mille fontane colorate che danzavano a tempo di musica, che si dileguavano nella notte e lasciavano centinaia di persone bloccate come davanti ad una catastrofe di quelle belle, che ti lasciano di stucco. In italia non abbiamo davvero niente di simile, ed è così bello veder danzare l’acqua, vederla ballare sulle punte dei piedi, che non puoi non essere turista, non ti riesce proprio di stare fermo e basta, devi fotografarla, perchè è troppo bella.

Aside from that :
Finito di leggere “Ma le stelle quante sono” di Giulia Carcasi, scrittrice di cui seguo in maniera interessata il blog (lo trovate su www.lafeltrinelli.it).
Che dire, il libro è bello, e non mi stupisco davvero che stia riscuotendo successo.
La sua scrittura è una fiaba di metafore, fatta per incantare con i segni della modernità. Una poesia all’interno dell’oggi. Ed il libro è un pò così, fatto di due storie, tra loro complementari e speculari, che finiranno con l’incontrarsi. Due pensieri, due amori (o forse lo stesso), che vanno piano piano sviluppandosi nell’ultimo anno del liceo, l’anno degli esami. I pensieri di due protagonisti, Alice e Carlo, di due innamorati, di due pazzi (forse).
E nonostante nessuno riesca a pensare davvero così tante cose, nonostante l’io narrante che sa fin troppo, e nonostaante la storia di Carlo, che, da ragazzo, ammetto sia un pò troppo simile a quella di Alice, a livello di pensieri e conclusioni, penso che il libro valga la pena.
E vale la pena non per la storia, ma per la scrittura e i ricordi che riesce ad evocare un pò in chiunque.
Ve lo consiglio.

Barcelona [Vista dall’alto] (2005)

16/08 – Vicino alla fine, o ad un inizio

I mille occhi della strada, quando cammini puoi farci attenzione e notarli.
In una città affollata come Barcelona è facile vederli, carpirne i significati.
Ci sono gli occhi che ti guardano con avidità, di coloro che ti vorrebbero, gli occhi di chi sta cercando qualcuno, quel tipo di occhi che non ti sfiora nemmeno con lo sguardo a meno che tu non sia lontano o non abbia una qualche somiglianza con quel qualcuno.
Poi esistono gli occhi degli indaffarati, fissi sulla strada, dei poveri, fissi sulla folla, dei ricchi, fissi sulle carte o sui numeri.
Ci sono gli occhi di chi sta suonando, sugli strumenti.
Ed infine gli occhi innamorati, quelli che guardano
solo
sempre
e soltanto

te.


Barcelona [Vista dall’alto] (2005)

17/08 – Adieu

Un bagno a mezzanotte,
sguardi che si fondono,
corpi che si intrecciano per non perdere il calore.
Qui, in una piscina, il mio addio o forse arrivederci
a Barcelona.

Andrea (sdl)

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Blogger Chronicles (Part 1)

Per fortuna ho trovato un luogo dove posso scrivere la prima parte dei miei pensieri su questo viaggio, pertanto, tra foto e parole, vi lascio ciò che in questi giorni è rimasto nel mio cuore.

Ostuni (2005)

27/07 – La partenza

Come in ogni viaggio bisogna sapersi lasciare dietro la propria vita e partire.
Abbandonarla, lontana, alle pendici del nostro essere.
Così ho voluto partire, prima meta : Ostuni, la città bianca.
Quella che di notte risplende e di giorno ti acceca.
E qui, su questo treno verso bari e il sole che fa carezze ai sedili, scrivo.
Scrivo delle persone incontrate e di questo sole che tramonta abbandonandosi ai mille pensieri di chi, come me, viaggia.

Oggi ho incontrato un uomo strano, capace di usare la pietà come arma, era lì, quasi ad attenderci.
Vorrei sapere perchè alcune persone si riducano ad usare trucchi per chiedere un semplice aiuto.
Ed a roma poi, c’era paura e velocità.
La velocità di ogni stazione, di coloro che il treno lo perdono, di chi non ha più una strada o di chi, quella strada la deve prendere.
E la paura, del diverso, delle bombe, dell’uomo e della sua pazzia.
La gente sta pian piano convivendo con questo terrore, facendolo entrare nel proprio comune, diventando, a poco a poco,
terroristi di se stessi.

Ostuni (2005)

29/07 – Thinking away

Che cos’è il tradimento?
Jovanotti lo interpretò come un segnale, ed io penso di seguire la sua stessa corrente di pensiero.
Il tradimento è un segnale, il segnale della fine, dell’inizio o del passaggio di un momento, di un problema. Quale dei tre sia non è facile dirlo. Dipende da come noi (come coppia) viviamo il tradimento, e non è concesso a nessuno il potere di prevederlo.

Così, nella vita di quasi ogni persona, un giorno nasce qualcosa, anzi, più che nascere forse inizia a crescere, a farsi strada dentro la mente e i tuoi pensieri. Si inizia piano piano a nascondersi dalla luce del sole della sincerità, si inizia piano piano a saper mentire. Si impara a smettere di fidarsi, perchè si capisce che non ci si può fidare di noi stessi.
E quindi il flusso di dubbio continua, fino a sfociare in un bacio, in una carezza, in un tocco lascivo, in una notte di sesso, o in una notte e basta. Perchè bastano i pensieri per tradire.
Coloro che non lo credono sono coloro che si vogliono lasciare una via di fuga dalla realtà, quelli che non voglio ammetterlo.
Si tradisce prima con la mente, poi con il corpo. Inevitabilmente.
Poi, quella notte, quel bacio, può perdurare, e trasformarsi in ossessione e, a volte, amore. O forse era solo la passione, o la ricerca di qualcosa che ci spinse nel tradimento. La ricerca di ciò che eravamo incapaci di vedere, di ciò che eravamo incapaci di provare.
Oppure ancora era semplicemente l’innocente ebbrezza che ti dà l’alcol, che ti viene resa dal tradimento, come adrenalina ed eccitazione, come nascondersi per non essere trovati.
Il tradimento ha così tante forme, così tante definizioni, così tante opportunità, da lasciare allibiti.
Eppure, nelle sue mille forme il tradimento è e rimarra sempre un segnale, positivo o negativo a seconda dei punti di vista.

L’amore invece, rimane sempre un sentimento.
Positivo o negativo,
a seconda dei punti di vista.

S. Maria di Leuca (2005)

30/07 – 31/07 : Alla mezza

I premi sono solo dei giocattoli costosi.
Nascono come riconoscimento di qualcosa, come prova terrena di un traguardo raggiunto, e, come i giocattoli, finiscono dimenticati nel cesto della spazzatura.
Cosa rimane in fondo dei premi? passati al figlio che li terrà per rispetto del padre, ma al nipote, cosa mai importerà? E se anche vi fosse un nipote così dedito alla vita dei suoi nonni, il pronipote manterrebbe il profondo desiderio di suo padre?

Ma alla fine, davvero importa? Davvero importa essere ricordati per i premi piuttosto che per la persona? davvero preferiamo che siano le nostre azioni anteposte al nostro essere? che il nostro ricordo finisca col comporsi di mere conseguenze e non delle cause che le scatenarono?
Tutto si racchiude in questa domanda, che, tra l’altro, sfugge alla decisione dello sventurato che viene a mancare. Perchè non è la sua coscienza a decidere, ma quella di chi lo susseguirà. Di chi verrà dopo. E se nel cuore sapremo (o avremo l’arroganza di credere che sia così) di aver mantenuto limpido il pensiero del defunto, allora faremo forza perchè esso rimanga vivido, con le nostre azioni e i nostri pensieri, nelle menti di coloro a cui teniamo.

La morte non lascia scelta a chi muore, solo a chi vive.

S. Maria di Leuca (2005)

05/08 – Leaving

Sono passati ormai due giorni da quando ci fu un concerto in città. Suonavano i Negrita.
La voce del cantante, lontana dalla casa, echeggiava schiantandosi contro le pareti delle case. Echi di una singola voce che, nelle vie della città bianca, divenivano cori, cori indefiniti, incomprensibili. Di parole troppo vicine, cantate da troppo lontano.
Nella mia camera, quel giorno, si sentiva il suono ovattato del basso. La sua ritmica così morbida e delicata, la sua melodia scandiva le ore dell’inizio della notte, di quando è buio e rimani a pensare guardando sempre quel solito maledettissimo muro che ogni camera da letto ha.
Sembra quasi che il soffitto ti segua, qualunque persona tu sia, avrai sempre un soffitto.
I più poveri si possono permettere anche il cielo, mentre altri un blocco di cemento e mattoni.

Ed oggi si parte, in viaggio su una macchina un pò scassata.
Dalla puglia alla lombardia il viaggio è lungo, e si delinea un bel pò d’italia. Piano piano, uscendo dalla puglia ed entrando nel molise, si vedono le case riacquistare il tipico tetto a “V” rovesciata, in contrasto con il tetto piatto visto pochi chilometri prima. Il distacco è così visibilmente netto, ma, se si contano i chilometri, così visibilmente sottile.
Si inizia a vedere come cambiano i paesaggi, come con essi, cambi anche i sentimenti che provi. All’inizio energia, poi piano piano una invadente malinconia, fino, infine, alla felicità.

E’ bello viaggiare.

Scogli vicini alla spiaggia di Torre Pozzella (2005) [Foto editata digitalmente]

Andrea (sdl)

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2 note su 2 tg. Ed 1 saluto…

Un saluto perchè lo sciopero di trenitalia mi ha spostato la mia partenza, e due note, sul TG2 ed il TG5 di questa sera.
Un plauso, più che una nota, al tg5, per aver proposto due servizi di rara intensità, il primo, sulle condizioni degli intercity notturni, modesta ed incredibile descrizione di una situazione, che con le parole ammalia, ma con i fatti ghiaccia il sangue. Davvero bella, mi augurerei tutti la potessero vedere. Per certi versi mi ha ricordato i libri di Giovanni Bogani.
Complimenti anche al servizio sportivo, dotato di un’ironia da fuoriclasse, che concede qualche sorriso in tempi così incredibilmente cupi.

E poi il tg2, davvero da ringraziare. Per aver fatto sensibilizzazione di un problema, che pochi notano e che molti vivono.
Il macabro desiderio di immortalare i momenti, quelli della vita comune, quelli di un’avvenimento triste, e quelli di un massacro.
Perchè, oltre alle persone capaci di farsi la fila storica per vedere il papa morto al solo scopo di fare una foto per dimostrare il fantomatico “Io c’ero”, oltre a quelle, esistono anche coloro che sono capaci di stampare su una memoria l’immagine di una strage, di un’attacco terroristico, come dire, io c’ero e ci sono, quando coloro che quell’attacco l’hanno vissuto fin troppo, sono sepolti, o forse scomparsi.
E così, con la semplicità di un click ci si abbandona al comune desiderio di ricordare, lasciando alla tecnologia e non al nostro cuore il compito di mantenere a fuoco una memoria, un punto fermo del nostro passato.
Per non dimenticare nessuna strage, per non dimenticare alcun morto.

Ma no, nell’era del turismo tutto è fotografia, immagine digitale di un mondo rappresentato in bianco e nero, di un mondo che fatica a vivere, e che mostra come, ancora, siamo soltanto capaci di pensare ad apparire, di quanto, purtroppo, tutte le stragi del mondo finiscano in un’insulsa serie di bit, 1 e 0, a ricordarci solamente di essere presenti, lì, in qualche parte del nostro hard disk, del nostro pc, della nostra macchina digitale o del nostro computer, e così li dimentichiamo, i morti del nazismo, i morti dell’11 settembre, li dimentichiamo in quell’immagine e li facciamo morire di nuovo, in una tortura eterna, togliendo rispetto all’uniche persone che, quel rispetto, forse se lo meriterebbero.

Andrea (sdl)