Incubi

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Gli incubi che si materializzano intorno a te sono peggio di qualunque sogno. Peggiori di qualunque verità, peggiori di qualunque bugia.
Incubi ricorrenti o innocenti, sempre incubi rimangono. Che tolgono il fiato e non lasciano respirare. E che per un attimo ti stordiscono.
Lo ammetto, ne ho avuto uno. E vorrei capire se le persone intorno a me abbiano notato una qualche smorfia nel mio viso. Qualche prova tangibile del mio terrore, della mia paura.
Paura che per me aveva un volto ed un nome. Avrei potuto indicarla senza troppi fronzoli.
E’ stata la prima volta che con insana lucidità ho vissuto un mezzo incubo a sogni aperti. E per la prima volta non sapevo da che parte farmi.
E’ disarmante.
Qualcosa che non contempli nella tua esistenza viene e si mette a scardinare tutto.
Dopodichè con un flash, un lampo di foto, scompare via.
E tutto è normale.

Ma rimane ancora quel timore, un pò come quando da bambini tenevamo la luce accesa per dormire.
Mentre il buio si può portare via con un pò di luce, la paura di esso no.

Andrea (sdl)

Blue is my new obsession

Vorrei solo dormire, perdermi in attimi di non fare, di non essere. Perdermi senza il bisogno di ritrovarmi.
Dove nasce la depressione? Cosa la fa scattare, cosa la produce?
Purtroppo non è semplice, soprattutto se non l’hai mai realmente provata, o affrontata.
Però un’idea me la posso fare.
Depressione, almeno per me, è impotenza.
Assoluta impotenza.
Incapacità di cambiare una situazione, di dover stare a delle regole distruttive inventate da altri.

E come si sconfigge? Vorrei saperlo, per aiutare ed essere aiutato, per vedere spuntare più sorrisi.
Credo che l’unico modo reale per sconfiggere una depressione è l’aiuto. Ho poca speranza di veder superare una depressione in solitudine. La solitudine è ciò che alimenta quegli stati d’animo che corrodono dentro una persona, che la scuotono così tanto da anestetizzarla.
E continuano, e sono incubi che la notte ti vengono a svegliare, e ti trattieni, perchè hai sempre gli occhi lucidi senza l’euforia o la calma di una canna.

E’ poi pietosa per chi la vede? Perchè, obiettivamente, se io fossi depresso ed intorno a me potessi solo vedere pietà, un pò mi schiferei.
Vuoi per orgoglio umano, vuoi perchè è un problema come tanti, ma la pietà no. La pietà è un sentimento infimo, schifoso (pietoso).
Pietà è osservare la decadenza e non porvi fine. Pietà è guardare ma non toccare.
Pietà è ridere alle spalle.
Questa pietà dovremmo combatterla, perchè assieme alla depressione, è uno dei mali maggiori di questo mondo.

Andrea (sdl)

Nubi e precipitazioni sparse

Per chiunque legga : Questo è un post politico, politicizzato, e politicizzante.

E’ caduta l’Italia, assieme al governo Prodi. Anche se nessuno se ne rende conto (e forse mai se ne renderà) questo è il triste accaduto.
Non perchè il governo del centrosinistra fosse la perfezione in termini pratici, ma perchè, la sconfitta ha delineato con orrida forma, la distinzione tra le due Italie.
La famosa “Italia che lavora”, quella che si arroga il diritto di superiorità, ha mostrato la pasta di cui è fatta, evidenziando lo stato delle cose Italiano.
Anzitutto, con la caduta di questo governo c’è una cosa di cui dobbiamo prendere atto, ovvero che va a rompersi, quel ciclo benefico che permetteva una sana alternanza (totalmente Italiana anch’essa) tra liberismo eccessivo e risanamento forzato. Questa curva che ha rappresentato un po’ la forma dell’itala, e la sua bilancia, si è rotta pochi giorni fa. Con la caduta di Prodi. Unico personaggio, ad oggi, capace di vincere contro Berlusconi.
Perchè il risanamento dei conti pubblici in un anno e mezzo non è certo stata una briciola di pane, ed in 5 anni di governo Berlusconi era solo un’idea. Ma ancora ricordo come molte persone si lamentavano dei conti pubblici.
Peccato che ci sia quest’Italia che lavora (o che si vanta di essere la sola a farlo). Perchè ad oggi, e per un pò, io la considererò la feccia di questo mondo. Non per divergenze politiche, no, quanto per questioni morali e sociali.
E’ l’Italia che lancia il sasso e nasconde la mano (qualcuno ricorda il ponte di messina?), l’Italia del sensazionalismo, delle grandi parole. Il famoso ponte, stanziato con soldi che non esistevano per mobilitare denaro mafioso, o ancora, gli annunci di abbattimento dell’ici o del patto con gli Italiani. Quest’Italia che considera le parole (e non i fatti) il vero valore aggiunto. Più le parole aleggiano, più ci abboccano come dei pesci all’amo. E’ l’Italia delle generalizzazioni e degli stereotipi, fortemente voluti dall’opposizione di centrodestra. L’Italia incapace di parlare dei problemi reali e di portare soluzioni costruttive. L’Italia del “Prodi non va bene”.
L’Italia incapace di guardare oltre i propri bisogni, di comprendere un quadro più grande. E’ questa l’Italia che lavora, per me. Quella che si lamenta solo delle tasse e delle toghe rosse, quella dei comunisti cattivi e del governo ladro, quella che non conosce la lealtà. E quest’Italia è quella che abbiamo visto in parlamento. Una scena macabra, deplorevole, pietosa, ed infine vergognosa.
Vergognosa perchè mi ha portato di fronte agli occhi lo stereotipo perfetto dell'”Italia che lavora”. La famosa, l’unica, l’irripetibile (speriamo).
Ed è per questo che avrò sempre più sfiducia in ogni personaggio di destra, perchè chiederei sempre di fare un piccolo sforzo mentale, e di immaginarsi un pò di questioni molto semplici.

Chessò : Un collega di lavoro che, mentre sei al lavoro ti dà della “Checca squallida” (Nino Strano, AN) nino strano

Oppure vogliamo aggiungere gente che stappa lo spumante al tuo licenziamento? (AN,FI) Thanks ImageShack!

Oppure tutta la ditta la insulta e tenta anche aggressioni personali per una scelta non condivisa? (UDEUR e Barbato) Thanks ImageShack!

Una persona di destra, con una moralità e quant’altro, accetterebbe dei comportamenti così? E come ci si può sentire rappresentati se nell’aula più “sacra” dell’Italia tutto ciò succede proprio per mano della parte politica che votiamo?
E’ pietoso ed indegno, non tanto che tutto ciò sia successo, ma che nessuno, ripeto, nessuno (parlo dei votanti del centrodestra) abbia espresso rammarico, dispiacere, per questo comportamento che di professionale non ha nulla.
Oppure vi sentite rappresentati da qualcuno che cita frasi sbagliando l’autore in un aula di parlamento (Mastella, UDEUR).
Ecco da cosa nasce la mia profonda sfiducia, che ora si è aggravata in una vera e propria intolleranza, quasi simile all’ira.
Non da una divergenza d’intenti politici, ma di questioni morali e di rappresentanza. Come posso io rapportarmi con qualcuno che non condanna la propria parte politica per un comportamento così? Come, ditemi come?

Non è giustificabile, neanche per esasperazione, tutto ciò. Soprattutto se ci aggiungiamo l’indegno voltafaccia mostrato.
Nessuno infatti, si è chiesto come mai fini fosse così interessato a cambiare la legge elettorale?
Ed anche berlusconi.
Ma non erano forse loro (e la loro coalizione) ad averla già modificata? Qualcosa per caso non andava bene?
Ed ora che il governo è caduto, dopo due mesi di consultazioni, si parla di elezioni subito.
Possibile che nessuno, dico, nessuno, trovi sospetto questo comportamento? Questo voltafaccia?
Mastella non lega neanche le scarpe a personaggi del trasformismo come questi. E pensare che un tempo la destra era l’immagine della coerenza, della forza morale ed etica, della legalità.
Io, che sono di sinistra, rimpiango una destra così. Una destra che avrebbe potuto far bene all’Italia.
E invece oggi cosa abbiamo?
Nulla.
Ecco il vero problema.

Per questo e per quanto detto prima, dovrò fare uno sforzo sovrumano per non sputare in faccia, per non dare della checca squallida e per non brindare al dolore altrui, di tutte queste persone che prima o poi (parlo ancora dei votanti), dovrò incontrare.
E’ uno sforzo che parte stimolato anzitutto dal rispetto che continua ad essere una via morale per la mia vita, e soprattutto perchè gli errori altrui non ci autorizzano ad errare.
Però, vi giuro, vorrei.
Perchè quest’Italia ora io, la disdegno.

Andrea (sdl)

La morte ideale

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Ecco che arriva. La morte ideale. La morte perfetta.
Arriva e non tel’aspetti. E’ il tradimento finale della specie umana. Il tentativo ultimo dell’egoismo sfrenato.
La morte Ideale.
La vedete spesso. TG, Giornali, Riviste.
Parenti che parlano, amici che urlano, disperati che si disperano. Ecco la schiera di fedeli che vi potreste trovare davanti.
I kamikaze, a confronto, sono dei bambini.
Perché almeno loro se lo prefiggono apertamente, e si mettono in gioco sacrificandosi.
Quelli della morte ideale invece sono solo lì per se stessi, non per un ideale superiore (falso o vero che sia).
Eccolì, in piazza, a giro, a distribuire volantini, a piangere in tv, a lamentarsi, criticare, urlare urlare urlare.
Ma cos’è la morte ideale?
Semplice. Sfruttare la morte altrui per difendere i PROPRI ideali.
La morte ideale appunto. Morire per ideali altrui. Senza ovviamente saperlo. Perchè la strumentalizzazione della tua candela spenta avverrà quando ormai non potrai fiatare alcuna parola.
E nessuno di certo si lamenterà, nè si accorgerà del profondo egoismo che quei famosi difensori della giustizia stanno avendo per la terra che ti porti sul viso. Quella con cui ti hanno sotterrato.
Eccoli quindi. Tu non hai scelto di morire per quella causa, ma sarai il loro Gesù Cristo, la loro fede.
E tanto oramai sei sottoterra. I tuoi urli non si sentiranno.
I loro, invece, si.

Andrea (sdl)

C’era (Help)


Cambiano le cose. E nel tempo vengono dimenticate, perdono consistenza nei tratti della memoria. Per fortuna che la rete è come un libro di memorie. Non dimentica ciò che siamo stati, e ce lo ricorda.
Peccato però che sia solo quello. Che non possa ripeterci le cose, correggerci, lamentarsi con noi.
La rete, nella sua esistenza individuale, è silenzio corrosivo di tecnologia.
Siamo noi, le persone, a renderla rumore bianco.
Tempo fa nacque un’iniziativa : HELP 2.0
Non l’ho mai citata nè pubblicizzata al tempo. Cavalcare onde troppo “comode” mi ha sempre spaventato. Non perchè adori le cose complesse, ma perchè nella rete il miracolo è semplice e di facile portata.
Nella vita un pò meno. Ed è per questo che ognuno deve scegliere il proprio piccolo miracolo.
Oggi io vorrei riportare alla memoria quest’idea, che al tempo, come una piccola inondazione, sconvolse alcune basi, facendosi conoscere, strabiliandoci.
HELP2.0 è un’iniziativa nata da Morgan. Blogger che ormai conosco da tempo, e mi fa strano parlarne come una persona che conosco (ma lo ammetto, vorrei conoscerlo dal vivo un giorno), ma tant’è…
Si proponeva una cosa semplice. Non era un nuovo social networking, ma una rete di aiuti, costruita dal basso, per aiutare un bimbo malato con la sfortuna che a noi non è capitata.
Ora cos’è HELP2.0?
Tutti sono stati bravi, eccelsi direi, nel pubblicizzarlo. E’ come vendere i ghiaccioli d’estate dopotutto.
Al tempo giusto li vendi sempre.
Ma ora, a distanza di mesi, cosa rimane di esso nella rete? La vita, e non la morte, di questo HELP2.0, dov’è finita?
Tutti solidali ed amici, tutti, dicevano.

Non la si confonda come una critica a chicchessia. Non è questo. E’ una partenza. Lenta e scontrosa. Lenta e dolorosa.
Per dire una cosa che ho già detto in altre occasioni.
l’aiuto siamo noi. Il cambiamento siamo noi.
Noi siamo la forza che cerchiamo, noi siamo il miracolo in cui dobbiamo credere.
Noi siamo la speranza, la delicatezza, la volontà.
Noi che decidiamo di spostare il baricentro del nostro benessere, noi che per una volta non ci mettiamo in prima fila,
noi che tendiamo una mano, che sorridiamo una volta di più.
Provate a vederla come una delle tante piramidi della rete. Potreste passarla in maniera pubblica, raccontarla, per espandere i sorrisi in rete.
O potreste farlo voi senza dirlo : sarebbe stupendo lo stesso.
Il mondo non diventerà solare a forza di bombe.
Dobbiamo sorridere, per sostenere chi c’è intorno a noi. Per aiutarlo se avrà bisogno.
Dobbiamo essere il bastone di chi è zoppo, il cane di chi è cieco, i segni di chi è sordo.
E da cosa partire? Da qualunque cosa. HELP2.0 è una delle tante. Basta partire. Anche solo cercando di aiutare la gente attorno a noi, e farle capire che solo facendo così qualcosa potrà cambiare.
Non aspettiamo che le bombe radano al suolo anche la nostra felicità.
Piantiamo sorrisi a terra,
e facciamo fiorire l’amore.

Andrea (sdl)

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Pensieri

Il grillo per la testa

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E’ davvero difficile non affrontare il tema “Beppe Grillo“. Ancor più difficile viste le miriadi di posizioni prese da ogni personaggio in vista : giornalisti, politici, opinionisti.
Giuro che in vita mia non ho mai visto così tanti personaggi “pubblici” esprimersi in considerazioni così sfaccettate. Considerazioni che, in molti casi, condividono una base di pensiero, ma la portano avanti con individualità e senza aggregazione.

Non c’è stato infatti un “La maggioranza dice” o un “L’opposizione dice”. Non c’è stata aggregazione, ma quella che sembrerebbe una corsa totalmente irrazionale da parte di ogni persona, in seguito ad una bomba.
La bomba in questione è l’ormai straparlato (tra le righe) V-Day. Un movimento popolare che ha dato da pensare (ed in fondo questo era il suo scopo, sollecitare una riflessione). Laddove infatti i girotondi di Moretti terminarono con un nulla di fatto qui si apre una nuova interpretazione più partecipativa al movimento, più realistica e concreta.
Sembra infatti impossibile non tenere di conto il numero di persone che hanno aderito all’iniziativa. Ancor più impossibile ignorare l’esplosione della notizia avvenuta unicamente dopo il suo avvenimento. Messo tutto insieme si capisce come quest’evento è stato attenuato da tanto cotone mediatico che non ha permesso un’ulteriore espansione di se stesso.
Cosa significa? Significa che poteva esser peggio. Ogni tipo di sondaggio mostra come molti italiani si trovino d’accordo con la proposta di legge offerta da Beppe Grillo. Proposta che si articola nei tre punti fatidici che potete trovare all’interno della rete.
Mi permetto però di fare un distinguo, una separazione. E’ importante infatti separare la sintesi dal contenuto. La sintesi serve per non soffermarsi troppo sulle virgole, il contenuto della legge invece, per evidenziarle. Ho sentito parlare spesso varie parti politiche al riguardo di tale legge, ma nessuna si è mai espressa apertamente sul contenuto reale. Sono state fatte perlopiù considerazioni sulla manifestazione (pacifica, senza disagi, senza offese. ci sarebbe da imparare…) sul metodo espressivo, ed infine alcune riflessioni sulla sintesi della legge.
Ribadisco : sintesi.

Perchè come non molti sanno la legge proposta è più articolata di quanto specificato in quei tre punti ed analizza delle situazioni più complesse, come ogni legge dovrebbe fare.
Vorrei quindi analizzare, da profano, e tramite alcuni estratti, tale legge, per poi passare a più ampie considerazioni sui commenti di persone che ammiro e sulle varie reazioni suscitate.
Anzitutto quindi, come vieni scritto qui da Grillo il testo di legge lo potete scaricare in pdf da quest’altro link.
Esaminiamo alcune parti :
“Non possono essere candidati alle elezioni coloro che sono stati condannati con sentenza definitiva per reato non colposo ovvero a pena detentiva superiore a mesi 10 e giorni 20 di reclusione per reato colposo. ”
Una delle frasi che piu spesso ho sentito dire ultimamente è “Tutti i condannati?” la risposta è No. Anche se il limite è basso viene fatta una distinzione, come potete leggere, sulla base del reato e della condanna. Non c’è un utilizzo indiscriminato di questa necessità ma anzi viene in un qualche modo regolato, seppur in maniera opinabile.
Sempre riguardo alla sospensione per reato viene aggiunto
“La sospensione cessa automaticamente in caso di successiva assoluzione dell’imputato. “il che indica comunque che vi è una flessibilità della legge qualora vi siano dei “ripensamenti giuridici”.
Mi fermo qui ad analizzare la legge, principalmente a causa del fatto che gli altri due punti sono difficilmente interpretabili in più modi, ed anzi rappresentano una chiara ed efficace sintesi del contenuto, a differenza di questa casistica.

Ora, quello che stupisce è come tutti si siano dati all’attacco di questi tre punti, senza analizzarne alcuni nel dettaglio. Molti politici, ed altrettanti giornalisti, si sono preoccupati solamente di quell’apparenza che sa tanto di populismo (come dicono loro) e con aria altrettanto populista hanno inneggiato contro questa legge, senza però affrontarne le vere caratteristiche. Come Travaglio diceva giustamente in un articolo pubblicato sul quotidiano “L’Unità” :
“A leggere i giornali di regime (molti) il V-Day è stato il trionfo dell”antipolitica’ del ‘populismo’ del ‘giustizialismo’ e del ‘qualunquismo’. In un paese che ha smarrito la memoria e abolito la logica, questa inversione di marcia ci sta tutta: la vera politica diventa antipolitica, la partecipazione popolare diventa populismo, la sete di giustizia diventa giustizialismo, fare i nomi dei ladri anziché urlare ‘tutti ladri’ è qualunquismo.”
Interessante riflessione questa, che concede gli spunti più disparati al riguardo dell’evento. Travaglio ne è certo stato sostenitore, e quindi è “di parte”, ma non si può negare che ci sia un grande fondo di verità nelle sue parole. C’è stato un rovesciamento dei significati, laddove non si è inneggiato a considerazioni qualunquiste (ma ad una ben precisa definizione) si è parlato di qualunquismo, laddove molti italiani si sono sentiti non rappresentati si è parlato di antipolitica.
E questo fenomeno ambivalente va secondo me analizzato da due fondamentali punti di vista che discernono l’essere attaccati od il sentirsi a rischio. Il primo punto di vista è quello della piazza, di quei 300000 che hanno firmato, e degli altri che non hanno potuto firmare causa esaurimento fogli. L’altro invece è di chi ha visto, in questo atto, un rifiuto della politica ed un movimento populista e qualunquista.

A tal proposito mi permetto di citare l’illustre E. Scalfari del quotidiano Repubblica, che in questo interessantissimo articolo espone i propri punti di vista. Scalfari non è uno stupido, e sa perfettamente cosa dire (soprattutto come). Il suo utilizzo della lingua è sapiente, ben dosato e saggio. Le sue conclusioni realistiche e sensate. Il giornalista infatti riconosce in questo movimento un movimento assolutamente antipolitico la cui natura non può essere positiva. Scinde comunque chi ha votato da chi partecipa al “grillismo” (termine impropriamente usato direi). Cioè permette che vi sia una demarcazione tra chi ha votato perchè crede nel comico genovese e chi ha votato per interesse alla legge o alle sue conseguenze.

Al capo contrario di Scalfari (ma senza comunque sbilanciarsi troppo) troviamo un inaspettato Bertinotti, che ieri sera a “W L’italia”, programma della Rai, ha espresso considerazioni altrettanto interessanti e degne di nota. Scalfari considera le reazioni del presidente della Camera come un tentativo di cavalcare positivamente l’onda di questo movimento. Le parole di Bertinotti però, non rappresentano un romanzo di fumo, bensì uno degli altri punti di vista che vanno ad influenzare questo caso tutto italiano.
Bertinotti afferma che l’attuale scontento per la politica è dovuto
all’inefficacia della politica stessa. Anni fa non ci si scontentava della politica così, oggi invece avviene. Questo perchè ci sono problemi che sono troppo sentiti dai cittadini, e questo fa sentire maggiormente il divario ed il costo che i politici hanno.
Per questo oggi la politica è costosa e prima invece non pareva tale.
Dopodichè intraprende una piacevole (ma probabilmente poco apprezzata dai più) divagazione sui tentativi di cambiamento che vi sono stati in
questo governo. E’ difficile darne atto in un contesto così esterno, anche se, va riconosciuto, vi sono stati cambiamenti unici rispetto al passato (ed in positivo).

Tornando al tema, Bertinotti afferma che vi sia un vuoto nella politica, un vuoto che va colmato. Questi vuoti compaiono ciclicamente, e inizialmente vengono riempiti “da quello che c’è”.
E’ ovvio infatti,
che non sia il mestiere di un comico quello di condurre la politica italiana. Ed è altrettanto ovvio che c’è un bisogno di competenze ben diverse.
Bertinotti però non nega che ci sia la necessità di
ascoltare ciò che la piazza ha da dire. 300.000 sono un numero non da poco, sono un indice, un segnale che qualcosa non va. E c’è il bisogno di ascoltarlo.

La verità però, come è ben noto, è un mix di realtà, di punti di vista. In linea di massima (e concedetemi questa breve divagazione), si ha che ogni punto di vista è veritiero, perchè affronta ed analizza caratteri del problema differenti dagli altri. Per questo, spesso e volentieri, si hanno punti di vista inconciliabili, perchè le tematiche profonde che affrontano differiscono, vi è un bilanciamento differente degli elementi del problema, ed ognuno enfatizza i propri.

Personalmente trovo il mio punto di vista a metà tra tutte le parti interessate. Riconosco anzitutto i timori di chi chiama questo movimento “Antipolitico”. Vi è per molti un ripudio per la classe politica italiana, e per molti altri per lo Stato stesso (il famoso “Governo Ladro”). Vi è uno stereotipo fortissimo di uno stato ingiusto in primis, e poi di politici mangiasoldi.Uno stereotipo che è sempre più forte all’interno dell’Italia e che si fa sentire. Ma non credo altresì che l’intera manifestazione fosse guidata da questo spirito, penso anzi che lo spirito fosse il desiderio del cambiamento. Però, a dirla tutta i timori espressi da molte persone sono fondati, ma non in questa sede. Riconosco anche che il disegno di legge proposto, come il movimento stesso, sia proprio quel “ciò che di meglio troviamo” atto a riempire un vuoto causato dall’intera politica odierna. E credo che sebbene non potrà fornire soluzioni reali, potrà stimolarne la ricerca. E concordo infine che il testo del disegno legge sia controverso ed opinabile. Non concordo invece quando vedo attaccare questa folla come una folla che non sapeva che faceva, come un branco di asini che seguivano una carota.
La folla in effetti un volto cel’aveva,
ed era quello di Grillo. Ma ancora non è successo nulla che porti a far valutare posizioni così catastrofiste. In fondo, se guardiamo indietro, l’unico evento simile (quello dei girotondi) si è poi risolto in un nulla di fatto. I girotondi si sono rotti, rompendo migliaia di persone che si stringevano per mano
Speriamo che in questo caso, vista la situazione,
la gente non smetta perlomeno di ridere

Andrea (sdl)

La destra siamo noi, la sinistra siete voi

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Nel mondo delle ignobili idee calcistico-politiche italiane abbiamo vari gironi.
Ognuno per ogni stereotipo (triste ma reale) che contraddistingue oramai il nostro scenario sociale e politico. Stereotipi nati grazie all‘odio, alla rabbia e all’incomprensione.
Erba da tagliare che però non si può tagliare con così tanta leggerezza. Perché non è la persona il problema. Ma il modo in cui ragiona (ed è differente dal cosa pensa).
Nel primo girone, il più semplice, c’è il gruppo dei “La destra siamo noi, la sinistra siete voi, mia autocitazione. Se la volete invertire fate pure, a me non cambia niente e la par condicio sarà rispettata. Dicevo del primo girone.
“La destra siamo noi, la sinistra siete voi”. Inter e milan, Juventus e Fiorentina. Ecco la base del concetto di squadra che, spesso e volentieri, caratterizza la discussione politica.
Mi domando se vi siano anche delle persone che si “Affezionano” ai candidati. Che si dimenticano che sarebbe meglio fare un bel riflusso di politici e cambiarli con nuove persone (Travaglio docet). Insomma, il primo errore di questa visione calcistica della politica (ma poi dove inizia la politica e dove il calcio. Calciopoli è un nome così dannatamente azzeccato…) è quest’insensata arroganza di bianco e nero (o quasi). Si etichettano le persone in men che non si dica, dimenticando che il pensiero di ognuno è così vario e dettagliato da rendere tutto difficile da mettere in categorie predefinite. Comunque questa è la realtà. A destra si distingue la schifosa sinistra. Anzi, la schifosa sinistra moderata e la schifosa sinistra radicale. A sinistra invece la destra fa schifo tutta, in egual modo. (Ovviamente, parlo di una parte del panorama italiano. Non ho l’arroganza di credere che siamo tutti così. Ma se uno fa due più due scopre che…)

Il secondo girone è quello dei “Se non ci fossimo stati noi“. Ovvero : ringraziateci che è meglio. Inutile dire che ogni girone è un ulteriore approfondimento del precedente. In questo ogni lato (O se vogliamo : ogni estremista dell’estrem pensiero) è assolutamente convinto che sia grazie al PROPRIO operato (di persona di destra o sinistra) che le cose siano migliorate o stabilizzate.

Il terzo girone : “E’ tutta colpa vostra“. Un pò come il precedente, con l’aggravante dello scaricabarile. In genere questa è la soluzione perfetta quando la prima non va bene.
Ovvero quando si scopre che la propria squadra in realtà ha fatto discretamente schifo. Ed è sicuramente migliore dire “E’ tutta colpa vostra” in quanto, fisiologicamente, ogni governo farà delle cazzate in quantità maggiore delle cose buone. Sono pochi i governi che vengono percepiti positivi dalla maggioranza degli italiani nel breve periodo. Anche se, in alcuni casi, vi sono governi che hanno diviso l’italia in due. Per poi fare finta che l’italia fosse solo dal loro lato.
O chiamarla con nomi diversi…

Il quarto ed ultimo girone è “Parliamo d’altro“. Questo girone è il più inquietante in assoluto, ed è stato raggiunto oramai da pochi esponenti “televisivi” della politica.
Per osservarlo accendete un qualunque tg alla notizia di politica interna. Ed ascoltate. Alcuni non lo faranno, ma altri si. Eccola l’ultima spiaggia del calciopolitico italiano. Lo smettere di discutere delle cose che importano, delle cose che devono fare.
E mentre qualche milione di italiani paga le tasse, c’è anche chi pensa di fare scioperi fiscali o manifestazioni da 15enni in parlamento.
Ma dico, sono l’unico che vuol sentir parlare di politica dalla bocca dei politici?

Andrea (sdl)

Le voci che non parlano

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30000 gli urli iracheni. Alcuni di guerra, altri di pietà.
4000 le parole americane in iraq. Nessuna era di pietà.
5 milioni i bambini che pregavano un pezzo di pane. Non riuscivano a far altro che urlare.
A Lampedusa non li contano neanche più. Hanno finito le mani. Quelle per invocare aiuto. E non senti neanche le voci, sott’acqua.
5000 le voci di chi lavorava. Non ha fatto in tempo ad urlare.
E così via.
Numeri su numeri. Quei numeri che piacciono alla gente. Che li fa credere di “sapere“, di “conoscere”.
Il credo del 2007. Ancora numeri.
E le parole che non si sanno più contare sono quegli urli sottomessi, strazianti realtà di una sola paradossale richiesta. Un’unica parola che fa la differenza come le due metà della vita italiana : quando un extracomunitario muore sul lavoro è solo un lavoratore morto. Negli altri casi è un tipo poco raccomandabile.
La sottile linea tra il numero e il luogo comune, che si riunisce e si attorciglia intorno alla nostra mente, proteggendo ognuno di noi da quell’urlo senza voce, a volte sotterrato dall’acqua, a volte nascosto dai giornali.
Perchè mentre una bomba li colpiva, mentre chiedevano quel pezzo di pane, mentre facevano quello che molti italiani non sanno fare, nessuno l’ha potuto sentire quell’urlo.
E pensare che era così corto. Diceva soltanto : Aiuto.

Andrea (sdl)

Non avrai altro Dio all’infuori di te

A proposito di cambiamenti mi passano per la testa un pò di cose di cui vorrei parlare.
Non sempre però è facile mettere tutto in fila e dargli un senso. Un significato.
Quello che vorrei raccontare oggi è il cambiamento che maggiormente è racchiuso in un detto : “Chi va con lo zoppo impara a zoppicare“.
Penso che chiunque si sia sentito dire una cosa così, e come chiunque, avrà tentato di dissimulare in maniera più o meno evidente.
La realtà è che, secondo me, quando il contatto con delle persone che rispetti/stimi/ammiri diventa stretto, quando siete spesso a discutere e confrontarvi, o anche solo a parlare del più e del meno, beh, in quei casi c’è il principio del cambiamento. Un cambiamento naturale che non mi sento di rinnegare, sebbene ci “depersonalizzi“.
Chi sono oggi? A chi assomiglierò?
Non è cosciente per fortuna, e per altrettanta fortuna nessuno si dovrà mai porre delle domande così camaleontiche, però è una realtà che va affrontata. E’ naturale acquisire tratti, alle volte infinitesimali, di persone che in un qualche modo ci coinvolgono. Proprio per il legame che viene ammesso tra le due parti c’è uno scambio involontario, ciò che è mio diventa tuo, e viceversa.
Se tutto ciò non avvenisse allora il risultato dell’equazione si potrebbe riassumere solo nella mancanza di contatto, di interesse, di coinvolgimento. Se una persona che rimane a stretto contatto con altre non ne viene influenzata nei comportamenti (mai nei pensieri, ovviamente), allora significa che tutto ciò è per lui/lei ininfluente.
Scorre, insomma, scivola via, come pioggia, come parole sprecate al vento.
Non che non dia importanza, ma manca quel sottile legame che unisce e non fa dimenticare.
Quel legame che poi, però, può essere messo a dura prova nel momento del Fraintendimento, dello scontro. Ma questa è un’altra storia.
Concludendo però mi è rimasta una domanda in sospeso.
Un credo dice che noi siamo a immagine e somiglianza di Dio.
Chissà. Forse quel Dio cammina accanto ad ognuno di noi per non perdere forma, ma allora Dio è un pò tutti noi, nei comportamenti. O forse siamo ancora qui, in coda, ad aspettarlo.

La risposta non cel’ho, ma godetevi la domanda (senza punti interrogativi)

Andrea (sdl)

Fratelli di taglia

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Dicono che l’italia sia fatta di italiani. Non che ne sia troppo sicuro a dirla tutta.
Quando nasci in un paese, fino alla maturità, ti becchi il pacchetto “Doveri del cittadino“.
Poi, in teoria, una volta che arrivi alla maturità puoi decidere.
Decidere se accettare i diritti e i doveri, o cercare un altro stato adatto a te, che rispecchi il tuo modo di vivere e vedere le cose.
Non è mai facile cambiare stato, ma non è neanche impossibile.
Io spesso sento parole che eviterei volentieri.
Lavoro in nero, evasione fiscale, metodi per fregare lo stato, governo ladro, etc.
E’ vero. In italia abbiamo una forte tassazione. In italia abbiamo molte situazioni dove l’ago della bilancia pende in maniera atipica. Ma è anche vero che se decidiamo di restarci, allora significa che vogliamo accettare queste regole.
Perlomeno questo dovrebbe essere quanto.
Se poi, nel rispetto delle regole, vogliamo migliorare (migliorare è diverso da fregare) il sistema, esso ci è permesso in quanto ci è permesso di partecipare alla politica (quando abbiamo la forza di farlo), ma se ci limitiamo a criticare e soprattutto tentiamo sempre di trovare il modo di fregare lo stato, mi sembra assurdo parlare di diritti.

E’ assurdo pretendere diritti e voce in capitolo quando si tenta di evadere i propri doveri.
E la cosa strabiliante è che chi lo fa, o non ha la volontà di uscire dall’italia ma ne ha il potere, o se ha entrambe se ne va e se ne frega.
E’ davvero questo essere cittadini italiani?
Prendiamo un argomento a caso : La tassazione eccessiva (di cui nessuno nega la realtà)
Molte persone si lamentano della tassazione eccessiva dell’italia. Ma quante di esse effettivamente limitano allo zero le evasioni ed i casi in cui si tenta di fregare lo stato?
Pochi, dannatamente pochi. Perchè il primo problema che dobbiamo affrontare noi è la pigrizia, e la furbizia.
In italia è luogo comune gioire se si frega qualcuno. Un triste luogo comune, che rasenta la pietà.
Vogliamo abbassare le tasse? Il miglior modo è pagarle tutte (e tutti) ed in toto. Per quanto sia dannatamente duro. E poi non solo. Non basta questo.
Perchè lo stato non è fatto solo dalla gente che votiamo (che ci può abbindolare), ma è fatto da noi, italiani.
E quindi far capire l’importanza di un gesto come questo oggi ha più valore che mai. Il rispetto della legalità (che dovrebbe tra l’altro essere di destra. E mi stupisco sempre che la destra odierna abbia votato certe leggi del governo in carica e del precedente) è uno dei valori alla base del sostegno dello stato che, anzitutto, ci deve “proteggere”. Ma non possiamo pretendere una voce in un capitolo a cui non vogliamo partecipare, e l’unico modo è quindi preoccuparsi, seriamente, del bene dello stato e dell’italia.

Un altro problema, al di là dell’evidente asfissia politico/commerciale che viene continuamente fatta (incentivando stati d’animo incerti e soprattutto disincentivando la collaborazione e la rappresentazione del partito “diverso” come un “diverso punto di vista”, piuttosto che “Il nemico“), è la posizione in cui si collocano i pensieri.

Anzitutto non si tiene spesso conto (per alcuni, ovvio), l’evoluzione attorno. E’ come se il mondo ruotasse, ed una persona, per discutere su un argomento, tenesse conto ancora dei tempi preistorici. Un esempio divertente è il comunismo.
Anzi : i comunisti.
Senza nulla togliere al carisma del leader centrodestrista, per una volta non parlo di lui, ma affronto un discorso più generale.
Ad oggi, molte persone, raffrontano la sinistra di oggi con il comunismo di ieri.
Raffrontano anche i comportamenti in questo modo. Un esempio lampante è “Perchè bertinotti è ricco?”
Presupposto che qualunque risposta venga data non verrà ascoltata, le motivazioni sono varie.
Anzitutto perchè Bertinotti non è idiota. Successivamente perchè, come spero ed auguro, gli ideali ed i punti di vista di Bertinotti non saranno rimasti attaccati a pensieri imprecisi compiuti in un’età dove si aveva una conoscenza sommaria del mondo e dei suoi sistemi. Credo anzi che ogni persona abbia avuto un pensiero che sia cambiato nel corso della sua vita e che quindi, l’ideale in cui crede ora bertinotti, si distacca da quello che poteva credere 1,5, 10 anni fa.
E non è questione di coerenza, quanto di intelligenza (e badiamo bene, non sto dicendo che fa il furbo). Se non si è in grado di ritrattare non si è in grado di cambiare e modificare il proprio ambiente.
In aggiunta : per realizzare un’ideale politico bisogna anzitutto portarlo avanti. Per portarlo avanti c’è bisogno di denaro. Ora, bertinotti non è diventato un assatanato di denaro, ma non ha certo disedgnato il denaro (utile) che gli veniva fornito per la sua carica.
Altra domanda : “Perchè ha la villa?”
Il comunismo (che non esiste in italia, e che forse mai è esistito sotto la forma letterale) non significa non avere gusti, anche se, nei lati estremi, rappresenta una mitizzazione simile a questa. Confrontare il comunismo passato con le idee dell’estrema sinistra di oggi, è paradossale, nonchè infantile. Le idee politiche cambiano, si evolvono e soprattutto si adattano.

Per questo alla fine mi domando dove siano finiti i fratelli d’italia.
O forse.. fratelli di taglia.

Andrea (sdl)