Rain and Dusk : Confessioni alla Pioggia

Rido di me e di queste mie parole. Che dal cuore scivolano come sapienti fiumi. E mi inondano di silenzio. Senza parole e senza paure. O forse si o forse no. La mente confonde, la mente cancella, la mente ama. I dubbi e le incertezze. Paure paure. Dubbi dubbi. Le domande della vita cadono giù, goccia dopo goccia, ed il sole all’orizzonte tende a scemare. Si nasconde timido oltre la siepe e scompare. Così nell’odore della pioggia rimango io, tanto per cambiare. Pensieri pensieri. Quanti pensieri che girano. Uno si sveglia la mattina e pensa sempre a qualcosa. Pensa al corpo di una donna, ai suoi capelli, al suo odore. Non c’è cosa più bella dell’odore di una donna. Forse anche il sorriso. Forse l’amarla. Forse l’amore. Ridere, ridere di me. Dei miei sorrisi e della mia goffaggine. Son parole che volano e si posano sui tasti, senza controllo nè metrica. L’imperfezione fatta testo. L’estate si avvicina, e impegni su impegni a far una pila di cose da fare, come sempre, come tutti. Solo che bisognerebbe ordinarle bene le cose da fare. Uno non sa mica cosa iniziare e quando. Inizia e basta. Ci troviamo nel mezzo e cominciamo. Ma a volte c’è altro. C’è sempre altro. Anche nel risveglio, quando ripensi ad un sogno, ad un corpo, ad un odore, c’è altro, oltre quella flebile memoria…

Andrea (sdl)

Rain and Dusk : Riflessioni alla pioggia

Guardo e rifletto. Luce del tramonto oltre la collina che mi fa pensare un pò a tutto ed un pò a niente.
E rifletto su come la politica non sia ormai che una partita di calcio, e non una discussione di idee.
Era bello se la politica fosse quello per cui “Idealmente” dovrebbe essere : Trovare la soluzione migliore per il paese.
Ma adesso non più. Ora la politica è divisa in squadre ed importa chi vince. Come se tutti si fossero dimenticati che chi dovrebbe vincere siamo noi, non loro.
Non cercano più le idee migliori confrontandosi. Cercano di aver ragione, anche se sbagliano.
E’ triste tutto ciò.
Triste come il fatto che all’interno di ogni coalizione ci sia questa lotta per il voto, questo desiderio di potere (parentesi : rimango allibito dai DS. Forse D’alema vuol aver troppo potere. E’ lui che mi fa paura. Non bertinotti… e c’è chi dice che D’Alema sta facendo quello che Berlusconi doveva fare prima e cioè lavorare nell’ombra…mah. Staremo a vedere…).
Chissà se la politica italiana ha mai vissuto un momento più equilibrato. Ma lo dubito.
Il vero problema è che la politica è diventata un argomento calcistico non solo per chi la fa, ma anche per chi ne parla.
Ed eccoci qui, ignari tifosi, pronti con fumogeni, striscioni, urli e razzie.
Cosa c’è di umano in tutto ciò?
Oramai ci concentriamo unicamente su “cosa è sbagliato” solo per trovare i punti deboli, senza mai più concentrarsi su “cosa è giusto“. Come se fosse importante. Come se fosse più vero.
Ma vero non è, tutt’altro. Come non è vero il biglietto che ci danno all’ingresso. E’ uno stadio buffone quello che ci si prospetta davanti e noi dovremmo imparare da quei tifosi che sanno mantenere la testa a posto, ed inorridirci da quelli che non lo fanno.
Solo che non succede. Facciamo violenze nei nostri stadi e pretendiamo pure la ragione. Facciamo violenze psicologiche, come ne fanno in politica oggi quelli che vogliono disagiare l’animo del paese con discussioni futili ed inutili. E ci consideriamo giusti. Ignari del nostro peccato e delle nostre colpe. Non importa se le mani son coperte di sangue, non importa chi ci sia dietro di noi steso a terra, non importa, perchè tutto è per una giusta causa. Una volta raggiunta tutto avrà un senso. Perchè questa è la strada giusta no? E’ giusta. Ci diciamo. E ancora pugni e cazzotti. Violenze in parole e ciecità sorde della mente. Smettiamo di ascoltare il resto del mondo e le campane che suonano ci attanagliano l’udito come padroni sadici. Ancora ancora botte. Sangue, sangue finchè tutto non sarà sistemato. Poi non importerà cosa avremo sbagliato, la nostra mente è capace di nascondere la peggior azione come una conseguenza naturale o necessaria, o ancor più come una cosa buona.
Non lo vedremmo
nè il sangue
nè i morti
nè lo schifo che siamo.


Andrea (sdl)