Alla fine il tempo è quasi arrivato. Le assi di legno hanno inziato a scricchiolare sotto il suo inesistente peso solo per confermarcene l’esistenza. E’ quasi qui. E le reti telefoniche iniziano a collassare pian piano. Collassano loro, non noi.
La notte fuori ricorda quella di un’eclisse. Il silenzio di noi uomini di fronte al troppo, come i piccoli animali terrorizzati dal sole che scompare.
Silenzio ovunque. A rompere i cristalli del suono sono i rombi di qualche auto lontana, segno che c’è ancora chi vaga nella notte in cerca di un posto, o forse solo di un letto.
Ed è ormai qui che già l’abbiamo augurato a tutti, e non c’è bisogno che io ve lo ripeta. Servirebbe un Cristo di nuovo, ma i manicomi sono pieni, e non credo che gli piacerebbero. E’ stato preso per pazzo una volta, figurarsi oggi cosa succederebbe.
Così, questo è il mio augurio. Che i nostri alberi non si spengano. Che le nostre luci intermittenti siano sempre accese, nel segno di chi, come me, crede ancora che esistano ideali positivi da perseguire, nella solida e informe speranza che ci sia ancora qualcosa in cui credere (anche se non ho ancora capito cosa sia).
Questo è tutto. nient’altro. E’ ora di spengere le luci e aprire le porte.
E’ Arrivato.
Andrea (sdl)