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Pensieri

Caos

Chinese New Year in Dalian - risk evaluation
immagine appartenete al rispettivo autore (GraemeNicol, su Flickr)

Quando hai troppo caos in testa escono troppe cose, scollegate tra loro ma legate da una stessa trama.
Il significato non è in ciò che leggi, ma in quel che senti.

Fear

Abbiamo paura.
Paura di diventare degli incubi per qualcun’altro. Di essere il sogno a cui non vorresti partecipare. Abbiamo paura del futuro, delle nostre scelte, delle nostre conseguenze.
Come cani stretti all’angolo scalciamo ed abbaiamo, per salvarci un pezzo d’anima, tenerlo da parte per il resto della cena.
E nella paura esprimiamo desideri, come in una notte buia d’estate, sperando che qualche stella matura cada dal cielo.

Chiedimi perchè. Chiedimi perchè sono così.
Vorrei poterti rispondere, dire che c’è un motivo lineare e comprensibile.
Ma tutti siamo fili ingarbugliati che non ci riesce di spiegare.
Chiedimi perchè, perchè la notte mi sento male, e parlo e mi sveglio ed alle volte sogno una vita diversa, dove c’è un sole al mattino che mi aspetta.
Chiedimelo e chieditelo. Perchè abbiamo paura? Perchè?
Abbiamo paura di tutto ciò che non possiamo controllare, del disordine in cantina, del buio della foresta, del mostro che vive nell’angolo della nostra casa quando cala il sole e nessun’altro ci potrà sentire urlare.
Urlare di paura, paura di tutto quello che nascondiamo sotto il nostro letto di pensieri.
Paura di quello che siamo e che non avremmo voluto essere.
Ma l’evoluzione di una persona non è qualcosa che ci è dato di controllare, non cambiamo gli altri così come non cambiamo noi. Possiamo guardare, urlare a chi sta di fronte al timone di cambiare la rotta, che c’è una tempesta in arrivo.

Il capitano

Nuvole nere mio amor.
Nuvole nere di fronte ad un mare in tempesta.
Nuvole nere di noi che non siamo e non saremo mai.
Nuvole nere di ciò che non ci siamo detti, nuvole nere di paura, di costante dubbio.
Di disordine.
Disordine nella nostra testa, mio amor.

“Il capitano lasciò così la nave.
Non si preoccupò neanche di raccogliere il cappello abbandonato ai suoi piedi, portato via dal vento.
Mosse il primo piede e poi nessuno lo fermò.”

Fiaba

– Come lo chiami il mio mondo?
– Fiaba.
– Fiaba?
– Si, come le voglie che mi passano per la notte, il silenzio del primo bacio, la luna d’estate, come la luce che ti sfiora al mattino, e la voglia di un caffè.
Come le nuvole bianche e noi che siamo sotto la pioggia ed i vestiti che diventano trasparenti e ci mostrano per ciò che siamo.
– E se questo è il mondo di fiaba, noi cosa siamo?
– Una storia, tra le tante. Una storia che avresti voluto prima o poi vivere in vita tua, per raccontarla a chi avrai di fronte al camino tra tanti anni.
Una storia per piangere, e forse ridere.
– Ti senti male?
– Si. Mi fa male tutto questo, mi fa male pensare che sto sognando, che domani mattina mi alzerò e non resterà il sole, la primaverà sarà già passata e noi due… beh, non saremo mai esistiti.
– Tutto ciò che ricordi, da qualche parte, è esistito.
Anche se qualcuno potrà tentare di negarlo.
Siamo deboli, e quindi a volte cerchiamo di allontanare le nostre verità. Siamo deboli per questo, ma alla fine ci proviamo sempre, e dentro di noi lo sappiamo che anche se solo per una notte quella memoria è esistita.
– Stiamo sognando, lo sai?
– No. Tu stai sognando. Io sto esistendo, ed è per questo che non sono meno reale di te.
– Ti capita mai di innamorarti di un sogno?
– Sono un sogno. A me capita tutte le notti.
– E cosa fai?
– Il giorno dopo mi innamoro di qualcun’altro.
– Bel modo di vivere!
– Dici? Sai, puoi stare lì, a piangerti addosso, oppure fare qualcosa di più. Ammettere ciò che esiste, che è vissuto e che è morto in una parte di te. Perderai sempre pezzi della tua anima finchè amerai le persone a te vicine. Perderai sempre parti di te, perchè in quei momenti avresti voluto dare qualcosa a qualcuno.
E quando se ne andranno ti sentirai male. Perché non volevi sentirti così solo.
O magari li avrai anche allontanati. In entrambi i casi non starai mai meglio.
La vita non è mai così semplice, non è così facile da prenderla alla leggerai.
Starai male ragazzo, eccome se lo starai male.
– E quindi?
– E quindi niente. La consolazione è che prima o poi starai bene.

Senza

Non ora, non adesso. Non la luce, non il silenzio, non il momento, non l’attimo.
Non questo, non sapendo tutto ciò, non vivendo, non scappando, non andando via.
Non è questo e non per questo dovremmo.
Ma in fondo si sa, perchè in fondo vorremmo e non si può.
Perchè non si può?
Perchè non si può.
Non dirmi perchè non saprei come, non fare perchè non potrei rispondere.
Non sembra a metà ma così è.
Non sembra.
Ma è.

Andrea (sdl)

Di Andrea Grassi

Scrittore, programmatore di siti web. Appassionato da sempre di ogni forma di scrittura (copywriting, marketing, romanzi). Vivo a Montevarchi e non me ne pento.

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