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25 Aprile – Da chi o cosa dobbiamo davvero liberarci oggi?

E’ il 25 Aprile, la festa della liberazione ed ho appena ascoltato la reinterpretazione bellissima di Bella Ciao fatta da Costantino Carrara.

Una canzone nata per la resistenza, una canzone antifascista, una canzone che parla anche della libertà.

Ho la fortuna di avere una cerchia di amici e conoscenti che comprende il valore di tutto ciò e non lo confonde con una canzone comunista, come non confonde il 25 aprile come un momento “di sinistra”.

E’ una festa per l’italia, per la libertà, la politica in questa giornata dovrebbe essere sempre distante perchè questo giorno dovrebbe ricordare la fatica, il dolore, e il sangue che è stato necessario per liberarsi da un male enorme come quello del fascismo.

Recentemente Bella Ciao è stata riportata in auge dalla serie tv “La casa di Carta” e ci ha ricordato quanto sia potete quell’inno, quanto sia polarizzante, quanto riesca a coinvolgere e trasportare.

E la domanda che mi pongo è: di cosa dobbiamo liberarci oggi?

La resistenza oggi, da cosa dovrebbe passare?

La risposta semplice potrebbe essere “dai rigurgiti del pensiero fascista” ma penso che oggi, la vera resistenza dovrebbe essere anzitutto interiore.

Una resistenza fatta di rispetto e comprensione, di analisi e approfondimenti.

Imparare a capire gli altri, a mettersi nei loro panni, a vedere il mondo dagli occhi di chi soffre, di chi ha meno diritti di noi.

Una resistenza che sia approfondimento culturale, per evitare che la condivisione di informazioni errate dilaghi e porti mala informazione.

Una resistenza che parli anche di litigare meno e discutere meglio, che parli di aperture di pensiero, di accoglienza, di riflessione e di autocritica.

Il fascismo, quello vero, si può combattere con cultura e costanza, facendo in modo che le notizie superficiali, i numeri parziali, vengano messi a luce e filtrati.

Cercando ogni giorno nel nostro piccolo di comunicare con gli altri, di guidarli verso un’informazione autonoma e consapevole finché, con estrema lentezza e immane dedizione, piano piano ognuno possa vedere i limiti di questo pensiero frettoloso del nostro millennio.

Agiamo troppo in fretta, condividiamo troppo in fretta, aggrediamo troppo in fretta.

Noi, e con noi la politica, dovremmo diventare resistenti a questa tentazione di agire subito, di volere tutto subito, di vincere sempre.

La vittoria più grande non è mai quella della sconfitta di un’altra persona, ma quella della crescita di tutti, e passa da ognuno di noi.

“Una mattina mi son svegliato ed ho trovato l’invasor” dice la canzone.
Solo che l’invasore più grande, e trasversale ad ogni ideologia politica, siamo sempre noi, il nostro pensiero frettoloso, la nostra rabbia.

L’invasore vero, in fondo, è sempre allo specchio, tentato dalle notizie facili si lascia ingannare, tentato dall’avere facile ragione si lascia abbindolare.

Ci accontentiamo di avere ragione, ma l’accoglienza e la comprensione richiedono di mettersi nei panni altrui, di staccare la spina ai nostri meccanismi automatici e domandarci cos’è che muove la parte del mondo che non conosciamo, gli altri.

Se vogliamo un mondo migliore, con meno rigurgiti fascisti, ci sono due battaglie: Una è fuori, nelle sedi politiche, nelle discussioni, e l’altra, la più difficile, è dentro di noi.

Di Andrea Grassi

Scrittore, programmatore di siti web. Appassionato da sempre di ogni forma di scrittura (copywriting, marketing, romanzi). Vivo a Montevarchi e non me ne pento.

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