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La rana e l’arte di riconoscere il tuo cambiamento

Ti è mai capitato di avere la percezione di essere fermo sempre nel solito punto?
Di portarti dietro gli stessi difetti senza essere mai davvero cambiato.
A me è capitata spesso, ed una cosa l’ho capita: a volte siamo come il famoso esempio della rana che bolle.Continua a leggere ->

Lemur Leaf Frog (Hylomantis lemur) immagine appartenente al rispettivo autore (John Clare, on Flickr)

Ti è mai capitato di avere la percezione di essere fermo sempre nel solito punto?

Quel tipo di sensazione per cui dopo anni, ti pare di non aver imparato nulla, di ripetere gli stessi errori, di portarti dietro gli stessi difetti senza essere  mai davvero cambiato.

A me è capitata spesso, ed una cosa l’ho capita: a volte siamo come il famoso esempio della rana che bolle.

Ma andiamo per gradi

Cos’è rana che bolle

Se tu provi a gettare una rana in una pentola d’acqua bollente (ti prego, non farlo!) la rana cercherà di scappare o di uscire.

Se invece metti la rana in una pentola con acqua a temperatura ambiente e la scaldi progressivamente, la rana non si accorgerà del cambiamento e morirà.

Esempio orrendo ma efficace per dimostrare come la rana non percepisca le microvariazioni di calore.
Ora… il punto di tutto questo è che si possono trarre anche molte conclusioni raffrontate con la vita di tutti i giorni.

Perché cerchiamo disperatamente acqua bollente

Facendo un paragone con la vita umana, l’acqua bollente non è altro che un evento importante, positivo o negativo.
Qualcosa che senza dubbio ci lascia il segno, ci fa riflettere, ci scuote.

Cinema, televisione, e spesso anche tutti i nostri conoscenti, ci hanno abituati a delineare la nostra vita in base a punti cardine “grossi”, dal cambio di lavoro, cambio di città, matrimonio, etc etc.

Siamo in qualche modo programmati per definire “buono” quando qualcosa è gigantesco e positivo per la nostra vita, e “cattivo” quando qualcosa di grande.

Questo a scapito di quella visione del mondo che si progredisce lentamente, passo dopo passo, fino a diventare quello che si è.

In fondo, se ci si pensa: noi siamo la somma di ogni decisione della nostra vita, piccola o grande.
Peccato che da questo punto di vista siamo fatti di infiniti piccoli eventi.

Come non sappiamo riconoscere il nostro cambiamento

Ogni giorno ci alziamo e facciamo delle scelte.
In base alle nostre esperienze quotidiane impariamo ad adattarci, a cambiare. Comprendiamo il mondo insomma, e ci modelliamo per diventare a volte migliori, a volte peggiori.

Ma questa non è acqua bollente, questi sono attimi che si sommano tra loro.
Questa è acqua che sale di temperatura piano piano, e noi siamo la rana nel mezzo, solo che in questo caso non moriamo, ma rimaniamo all’oscuro.

Già, perché la cosa peggiore che ci può capitare (e ci capita, purtroppo) è che a causa di questo sommarsi di micro-scelte, noi non ci rendiamo conto di chi siamo diventati.

Sei cambiato davvero?

In un libro, Crescere di Piero Ferrucci, l’autore fa un esempio splendido di una donna molto bella.
Svariate persone che lei conosce le dicono che è bella, ma lei è convinta di essere brutta. Come mai?

Non è semplice districare il problema ma uno dei possibili motivi è che a volte ci rifiutiamo di accettare quello che gli altri ci dicono.

Sembra un paradosso, ma siamo piuttosto selettivi nello scegliere quello in cui crediamo.
Ad esempio, sapevi che siamo più propensi a cercare conferma delle nostre teorie?
Banale, vero? Peccato che questo bisogno innato dell’essere umano si attivi anche in questi casi dove a subirne le conseguenze siamo sempre noi.

Rifiutando l’opinione esterna ed i commenti del mondo rimaniamo quindi dove siamo, convinti di non essere cambiati mai.

Uscire dal tunnel, senza parlare di arredarlo

La soluzione è quella di domandarsi se siamo cambiati, ma non solo.

C’è un bisogno, che giorno dopo giorno riconosco come imperativo: il bisogno di ascoltare il mondo e noi stessi.
Viviamo vite frenetiche, abbiamo sempre un impegno e non ci fermiamo mai.

Spesso neanche ascoltiamo chi ci sta intorno.
A volte lo faccio ad esempio… non ascoltare.
Magicamente tutte le persone intorno diventano un contorno, un sottofondo d’ambiente, una colonna sonora.

Ma questo non va bene perché così non impareremo mai a capire quando stiamo migliorando e quando stiamo peggiorando.
Ascoltare è il passo da fare per iniziare a riconoscere di nuovo il nostro cambiamento.

Passo dopo passo, come facciamo sempre, potremo tornare a scoprire con coscienza dove siamo realmente arrivati senza dover guardare solo ai numeri, ma soprattutto nel nostro cuore (fa molto zen, ma in realtà è pragmatico 😉 )

 

Di Andrea Grassi

Scrittore, programmatore di siti web. Appassionato da sempre di ogni forma di scrittura (copywriting, marketing, romanzi). Vivo a Montevarchi e non me ne pento.

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