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Quante cose si possono dire sulla luce

I'm bokeh, you're bokeh, pure bokeh, okay? (Fireworkskeh and Boatlightkeh for HBWE!)
immagine appartenente al rispettivo autore (kevin dooley, su Flickr)

Luce. Che la notte fa buio prima ma riesci a vedere le cose.
Luce, ancora una volta, che rischiara il mattino e la brezza dell’inverno fa freddo fuori, ma non dentro.
Luce di candela, col caldo di quando avvicini la mano, ed il profumo di quel secco bruciato quando scompare e torna l’oscurità.
E il mattino, la prima alba, il sole timido che prova a confermare la sua presenza.
E la luna, piena come un bimbo troppo affamato e troppo poco controllato che si mangia ogni raggio del sole per rimandarlo da noi e la notte sembra meno buia del solito.
Luce, come i sorrisi dei bambini. Come gli abbracci delle ragazze, e delle donne.
Come i baci che non capisci.
Come l’erba in una sera d’estate e quel fresco che sembra bagnato ma non lo è e sentire sotto di te la morbidezza del mondo intero che ti abbraccia solo per rassicurarti.
Luce in fondo al tunnel, che un’uscita c’è sempre e occhi accecati perché troppo abituati al buio, e paesaggio sconfinato, col mare che divide il cielo ed un po’ si consuma in esso.
E poi? E poi ancora muri, muri sconfitti dal bisogno di luce, finestre di case che la mostrano e mostrano le ombre di persone che si muovono si toccano, si sfiorano.
Ombre che esistono solo perché qualcosa dietro di loro le definisce.
Luce d’estate luce d’inverno. Luce di una carezza sottile come un filo d’erba, come il rumore di una foglia d’autunno che cade, come il sussurro segreto di un pensiero.
Raggi, che appaiono come lance fiammeggianti attraverso la polvere e scoprono parti che non conosci, dettagli che ignori.
Luce di riflesso, come quando una finestra s’apre.
Luce come cantare nel mezzo della notte, o in pieno giorno.
O come la nebbia, che non sai quando finirà ma il mondo ti sembra infinito comunque. E non vedi le strade ma le senti.

O come il sentire, sentire dentro. Il percepire un fuoco intorno ma niente che brucia. Come l’anima quando si rincuora, come il sorriso di un vecchio che ti ha visto crescere.
Luce come chi ti guarda e sa chi sei perché l’ha capito, come la scrittura a mano che fa trasparire cosa sei, come la carta che tocchi pagina per pagina.
Come le pagelle con i voti alti.
Luce come i segreti dell’infanzia, quelli innocenti.
O quelli dell’adolescenza, forse più complicati.
Luce che complicata non è e risulta sempre semplice, immediata, lineare.
Come una strada che sai dove parte e sai dove arriva, come l’attimo prima del bacio dove senti il respiro, come il soffio di qualcuno sulla pelle, come il contatto, fuori ed attraverso, come sentirsi nudi, come non sapere ed imparare, come lasciar le cose al loro corso senza alcuna paura, come un fiume freddo e le stalattiti di ghiaccio che si spezzano quando le prendi per le mani, luce come l’inverno ed un camino, luce come il suono della voce di tua madre che ti racconta una fiaba, o come l’odore di un bosco.
Luce pura, come l’aria di montagna come la prima intenzione e la prima cosa bella, come tutte le prime volte dove non sapevi ed eri passibile d’ingenuità.
Luce come ingenuità ed innocenza, trasparenza, vetro senza incertezze, metallo perfetto, anima e corpo, come acqua di un fiume corroborante, come rugiada del mattino che la riflette.
Luce e ancora luce.
Che sembra ci si possa nuotare e non finisce mai.

Andrea (sdl)