C’erano tante cose prima di cui parlare. I film, la musica, il tempo, la strada, il traffico, la radio, i panini, la cioccolata, l’amore. Ma poi era tutto scomparso. La Sprite che tenevi in mano era ghiaccia e quello era l’unico appiglio a questa realtà che ti veniva concessa. Sentivi il freddo della lattina verde salirti su tutto il braccio. E poi nient’altro.
Come un cretino bloccato appena dopo l’ingresso sei lì. Fermo. Ancora. Quanto tempo è passato non lo sai nè ti sei messo a contarlo.
I panini sono lì. Lei è lì. Come lì sono i clienti del bar. Ma quei suoi capelli o gli occhi azzurri ti han gelato l’anima sull’istante. Azoto puro per il cuore.
Guardi le tendine che oscurano un tramonto, senti le porte che si chiudono oltre le tue spalle. La vedi muoversi, danzare su questa terra come una dea.
Ma alla fine ti rendi conto che non è una Dea, che sei in un autogrill e non in un ristorante. Ti accorgi che fuori c’è solo il gasolio a dar il via. La tua macchina spenta ti aspetta. Lei è lì. Lì probabilmente rimarrà.
Tu ora hai il tuo viaggio. lei il suo.
E via….
[Francesco Guccini – Autogrill]
La ragazza dietro al banco mescolava birra chiara e Seven-up,
e il sorriso da fossette e denti era da pubblicità,
come i visi alle pareti di quel piccolo autogrill,
mentre i sogni miei segreti li rombavano via i TIR…
Bella, d’ una sua bellezza acerba, bionda senza averne l’ aria,
quasi triste, come i fiori e l’ erba di scarpata ferroviaria,
il silenzio era scalfito solo dalle mie chimere
che tracciavo con un dito dentro ai cerchi del bicchiere…
Basso il sole all’ orizzonte colorava la vetrina
e stampava lampi e impronte sulla pompa da benzina,
lei specchiò alla soda-fountain quel suo viso da bambina
ed io…. sentivo un’ infelicità vicina…
Vergognandomi, ma solo un poco appena, misi un disco nel juke-box
per sentirmi quasi in una scena di un film vecchio della Fox,
ma per non gettarle in faccia qualche inutile cliché
picchiettavo un indù in latta di una scatola di té…
Ma nel gioco avrei dovuto dirle: “Senti, senti io ti vorrei parlare…”,
poi prendendo la sua mano sopra al banco: “Non so come cominciare:
non la vedi, non la tocchi oggi la malinconia?
Non lasciamo che trabocchi: vieni, andiamo, andiamo via.”
Terminò in un cigolio il mio disco d’ atmosfera,
si sentì uno sgocciolio in quell’ aria al neon e pesa,
sovrastò l’ acciottolio quella mia frase sospesa,
“ed io… “, ma poi arrivò una coppia di sorpresa…
E in un attimo, ma come accade spesso, cambiò il volto d’ ogni cosa,
cancellarono di colpo ogni riflesso le tendine in nylon rosa,
mi chiamò la strada bianca, “Quant’è?” chiesi, e la pagai,
le lasciai un nickel di mancia, presi il resto e me ne andai…
Andrea (sdl)