Questione di significati.

(premessa : questa non vuole essere una lezione sul significato delle parole. Sono, come sempre, mie supposizioni. )

Ai” in giapponese significa Amore. E’ il tipo di amore puro ed incondizionato. Quello “One way“. Quello del “Dare dare e dare” offrire sempre, finchè non veniamo sfiniti da noi stessi, fino a quando ci spacchiamo da soli l’anima.

Koi” in giapponese significa anch’esso Amore. Ma è quello un pò più egoistico. Anch’esso “One way“. Quello dell'”Avere avere avere”. Quello che predilige l’individuo (come anche “Ai” in un certo senso).

Stranamente se scritti assieme i due Kanji di tali parole stanno a significare “Amore romantico“.
Quasi ad indicare che si deve essere per forza in due per costruire il vero amore. Non esistono amori separati. Esistono persone separate. Persone che, distanti, continuano ad amarsi su un filo.
C’è da chiedersi quanto sia vero. Quanto la polvere che rimane sulle parti scure del nostro cuore rappresenti ancora qualcosa. Quanto ancora siamo capaci di dare.
Abbiamo tutti paura di dare perchè abbiamo paura che un giorno non potremo più farlo. E allora ci tratteniamo. E’ un meccanismo naturale di difesa che innesca un circolo vizioso di causa-effetto da cui nessuno è riuscito a fuggire.
E’ un pò come dire che per amare bisogna saper essere altruisticamente egoisti. Saper guardare lei e non dimenticare noi. Sentire entrambi i cuori battere e sentirne il loro sincronismo.

C’è chi nell’amore non ci crede. Crederà in qualcos’altro. Un Dio, se stesso, un futuro o un passato. Ci sarà una pergamena scritta da qualche parte nella sua memoria che gli ricorderà in cosa credere. E per quella cosa darà la vita. Fino a diventare spezia per i cieli.
Ma è facile cadere vittima dell’amore. Credere che sia la morte di tutto ed arrendersi. Come è facile in amore dare per vinte certe battaglie. Sconfitti da un dolore troppo forte per una persona normale. E quel dolore scava dentro piano piano, consumandoti quasi l’anima. E’ davvero tremendo, lo immagino.
Ma l’amore, quando c’è, quando è vero, dà alle persone un’unica possibilità, quella di condividere una vita. Non si tratta di prestare un cd, nè di copiarlo. Si tratta di condividere un’intera vita, anche se solo una fetta di essa, anche solo un giorno, un mese, poco importa.
Riuscire a guardare nella vita di un’altra persona è una cosa rara.
Quasi quanto Amare qualcuno
o trovare di nuovo quel filo che oltrepassa il cielo.



Andrea (sdl)

Di Andrea Grassi

Scrittore, programmatore di siti web. Appassionato da sempre di ogni forma di scrittura (copywriting, marketing, romanzi). Vivo a Montevarchi e non me ne pento.

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