Empatia

Empatia.
Una parola così strana, singolare.
Empatia è capire, comprendere.
Vedere al di là del reale. Empatia non è solo sogno, a volte è illusione. A volte le sfumature dell’empatia sono dannose, perchè vedi troppo e troppo bene e cose piccole divengono grandi, e cose grandi divengono immense.
Empatia è riuscire a capire uno stato d’animo. O anche più di uno se ce la facciamo.
Empatia è quella che, se tutti l’avessimo, saremmo più attenti, o più crudeli.
Poter vedere al di là del falso sorriso, anche questa è empatia. Capire quando smettere, quando il gioco diverrà troppo doloroso per gli altri. Capire quando chiedere di saltare è chiedere troppo e quindi abbracciarsi, pronti, sulla punta della montagna. Legati alle nostre convinzioni ma capire che ancora non si può chiedere di saltare nè sentire com’è che era, volare.
L’empatia a volte può far male. Come quando vedi i dettagli di una persona e li esponi al mondo, quando magari la persona voleva semplicemente starsene nel suo piccolo, mostrarli solo a pochi, o lasciare quel tesoro a chi li avesse visti.
E magari, orgoglioso di questo traguardo li sveli, ed un pò la svendi, quella persona.
Perchè per te era una scopera, per lei, forse, una privazione.
Di qualcosa che era suo.
Come l’amore dopotuttto. Non lo puoi svendere. Non si svende mai la vita privata di una coppia. Semplicemente la si vive nel proprio piccolo. Ognuno a scoprire dettagli che nessun’altro vedrà.
Questa però non è empatia vera, sia chiaro. Solo una divagazione.
L’empatia è una cosa incredibile. A volte salvifica (chissà se è italiano…) a volte dannata.
Perchè certe volte vorresti poter chiudere gli occhi, di fronte al male, al dolore, a tutto quello che non va in ognuno di noi.
Ma se ti capita una ventata di empatia in quel momento, se il tuo cervello inizia a cogliere i dettagli, allora sarà dura. Vedrai tutte le ferite, tutti i dolori.
E non potrai farci niente.
Perchè empatia non significa saper risolvere, ma saper guardare.
Come un piccolo voyeur e la sua piccola perversione. Guardare il dolore o i sorrisi del mondo. Rispecchiarli dentro se.
A volte anche fuggirne.
Perchè non sempre si può guardare tutto il dolore del mondo con il distacco di una pietra.
A volte bisogna poter gettarsi, fare cinque o sei rimbalzi sull’acqua
e poi affogare.
per non sentire nulla, per un pò.

Andrea (sdl)

Di Andrea Grassi

Scrittore, programmatore di siti web. Appassionato da sempre di ogni forma di scrittura (copywriting, marketing, romanzi). Vivo a Montevarchi e non me ne pento.

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