Justice or Freedom?

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Dove sta la giustizia? Similmente ad altri discorsi che ho già intrapreso spesso ci stupiamo delle posizione prese da altri.
Più precisamente ci riesce difficile ammettere prese di posizioni radicali.
E con radicale non intendo “o con me o contro di me”. Quella è semplicemente stupida. C’è una differenza notevole.

Per radicali intendo posizioni che non vadano bene, chessò, a nessuno dei partecipanti.
Se siamo in tre a discutere, e due pensano in modi opposti, ci si aspetta quasi sempre che il terzo si schieri o con l’uno o con l’altro. Mai “controentrambi.
Ci si dimentica che i pensieri possono avere forme e contenuti così diversi da non potersi eguagliare facilmente.
Pertanto è facile che alla fin fine se siamo in tre a parlare, il terzo la pensi ancora diversamente e tale modo di pensare sia inconciliabile con gli altri.
A volte purtroppo questo metodo non viene semplicemente interpretato come una presa di posizione.
Avere l’obiettività sufficiente da prendere una posizione contraria alla maggioranza non è mai semplice. Soprattutto quando la maggioranza è costituita da persone che conosci, rispetti, e con cui vorresti confrontarti.
Però nel momento che ti viene detto “tu non prendi posizione” eccola là, l’arma.
Il metodo per dire “O con me o contro di me, altrimenti non ti ascolto. ma se sei contro di me non ti ascolto comunque”.
Che assomiglia un pò a dire “Con me o niente.”
E’ sleale, è evidentemente sleale. Ma è normale che succeda. Perchè non è facile concepire posizioni radicali, non moderate.
Si pensa sempre che la moderazione debba appartenere al metodo espressivo. Al come vengono esposte le cose.
No.
Si può essere moderati nell’espressione e radicali nel pensiero.
Essere radicali non significa essere inconciliabili con il resto del mondo. Significa avere una visione particolarmente definita ed approfondita di una cosa. E generalmente anche poco comune.
Ma cosa succede quando un radicale sa esprimersi in maniera moderata?
Spiazzamento, dubbi. E poca credibilità.
Perchè non siamo abituati a ragionare in maniera differente. Nessuno, neanche il radicale moderato, ovviamente.

Allo stesso modo però è facile prendere posizioni quando si è al di fuori delle parti.
O parlare con il senno di poi. O vivere di supposizioni.
Che cosa fareste in questa situazione?
Facile dirlo.
Con discorsi così non esisterebbero le guerre.
Ma alla fine sono qui, a radere al suolo così tante vite che nessun seme le può far fiorire di nuovo.
Ma prendere posizione al di fuori delle parti è un male?
Se si ha la fortuna di avere vicino qualcuno capace di farlo, è davvero così spregevole?
Avere un punto di vista neutro, capace di posizionarsi con oggettività di fronte ai fatti, agli eventi.
Capace di darti ragione, ma anche di darti torto.
Di criticare ciò che fai, ciò che fate.
E’ un male?
E soprattutto : Possono le critiche essere una lesione alla libertà di un uomo?
A volte può capitare che chi viene criticato si senta in una condizione di schiavitù. Perchè le critiche sembrano dei canoni da rispettare, quand’invece sono dei consigli da valutare e considerare.
E allora qual’è la schiavitù che ti consente di renderti migliore? se esiste voglio esserci. Se qualunque tipo di schiavitù mi potesse rendere migliore, sarebbe conveniente? si.
Perchè poter ascoltare le critiche, qualunque sia la loro forma, è quello che, più di altri, ci consente di confermare chi siamo : persone, uomini e donne.
Ci consente di confermare quel teorico primato di intelligenza che qualcuno o qualcosa ci ha dato per poi fare l’unica cosa unica che ci appartiene : migliorarci.

Andrea (sdl)

Di Andrea Grassi

Scrittore, programmatore di siti web. Appassionato da sempre di ogni forma di scrittura (copywriting, marketing, romanzi). Vivo a Montevarchi e non me ne pento.

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