Le voci che non parlano

Immagine appartenente al rispettivo autore


30000 gli urli iracheni. Alcuni di guerra, altri di pietà.
4000 le parole americane in iraq. Nessuna era di pietà.
5 milioni i bambini che pregavano un pezzo di pane. Non riuscivano a far altro che urlare.
A Lampedusa non li contano neanche più. Hanno finito le mani. Quelle per invocare aiuto. E non senti neanche le voci, sott’acqua.
5000 le voci di chi lavorava. Non ha fatto in tempo ad urlare.
E così via.
Numeri su numeri. Quei numeri che piacciono alla gente. Che li fa credere di “sapere“, di “conoscere”.
Il credo del 2007. Ancora numeri.
E le parole che non si sanno più contare sono quegli urli sottomessi, strazianti realtà di una sola paradossale richiesta. Un’unica parola che fa la differenza come le due metà della vita italiana : quando un extracomunitario muore sul lavoro è solo un lavoratore morto. Negli altri casi è un tipo poco raccomandabile.
La sottile linea tra il numero e il luogo comune, che si riunisce e si attorciglia intorno alla nostra mente, proteggendo ognuno di noi da quell’urlo senza voce, a volte sotterrato dall’acqua, a volte nascosto dai giornali.
Perchè mentre una bomba li colpiva, mentre chiedevano quel pezzo di pane, mentre facevano quello che molti italiani non sanno fare, nessuno l’ha potuto sentire quell’urlo.
E pensare che era così corto. Diceva soltanto : Aiuto.

Andrea (sdl)

Di Andrea Grassi

Scrittore, programmatore di siti web. Appassionato da sempre di ogni forma di scrittura (copywriting, marketing, romanzi). Vivo a Montevarchi e non me ne pento.

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.