
Arriva sempre il punto dove ti domandi se sia la società sbagliata o tu. Se le convenzioni che fino ad un certo punto hai rispettato, non fossero dei dogmi dattiloscritti nell’aria. Se tutto fosse giusto o sbagliato.
Il motivo per pensarlo, in genere, è che si esce da qualche schema. Si entra in un’etichetta non contemplata.
Ma ha importanza uscirne?
Un tempo una persona mi disse che la società rappresentava un’incatenatura, un blocco, un limite. E’ davvero così? Allora risposi che se uno si fa condizionare allora è naturale che diventi un limite. Certo è che comunque un barlume di influenza nei nostri confronti ce la dovrà pure avere, visto che parliamo dell’ambiente dove viviamo quotidianamente.
Altra problematica è quella del cambiare. Ed è legata direttamente a quanto detto sopra. Quando e come “dovremmo” cambiare? Capita a volte che noi perdiamo tratti che ci caratterizzavano, o semplicemente a causa di alcuni avvenimenti ci comportiamo in modi che prima non avremmo mai pensato. Come possiamo vedere questo e combatterlo?
Ognuno di noi aspira ad essere qualcosa, qualcuno. Tutti abbiamo in mente una serie di cose giuste, e sbagliate. I limiti di ciascuna cambiano da persona a persona, ma è una costante universale la loro presenza. Quando questa lista di priorità va a modificarsi, come possiamo accorgercene?
Ascoltando.
Ogni disturbo provoca rumore. Un rumore che ignoriamo ma che inizia a far parte della vita di tutti i giorni. Come quando un fiume viene inquinato così noi abbiamo del disturbo che va a destabilizzare il nostro “suono”, la nostra accordatura.
Una volta scoperto il suono che stona non ci rimare che accettare una realtà tra le tante: siamo umani. Sbagliamo. Commettiamo errori ogni giorno, e come ogni persona del mondo, non vorremmo ammetterlo mai. Ma così e’ invece. Ed è più importante accettar questo che cercare di rivoltare il mondo intorno a se stessi per dimostrare che, grazie alle debolezze degli altri, non si era poi così tanto nel torto.
Andrea (sdl)