
Al posto del calore il vento, freddo, che ti scopre la pelle.
Vento in toccata e fuga, mentre il cielo piange da lassù.
Vento di parole, ma non si sente altro che rumore.
Vento ancora e ancora che sbatte porte e finestre e fa dimenticare.
Si chiudono gli occhi di fronte al vento. non per paura, ma per vederlo, anzi, sentirlo.
Sentire la morte del cigno rifatta da lui sul tuo corpo.
Cade la pioggia. Lontana come i rumori del cuore.
Cade facendo rumore. Cade nel silenzio dell’aria, si spacca sulla terra e poi ferma lì, inizia a guardare il cielo.
E ci prova a vedere il cielo blu da cui è nata. Aspettando, chiamando i suoi fratelli.
Lacrime o goccie. Stille o altro?
Frantumate nella città corrono a volte via nei prigioni delle fogne. E lì niente cielo. Solo il fetore dei rimasugli delle nostre vite.
Nuvole che passano. Viaggiano in tutto il planisfero per poi morire come pioggia. Nuvole che il cielo non lo vedono, ma sentono la sua presenza da dietro.
Nuvole. Trafitte da raggi di sole. Crocifitte su un incontro di strade stellari che nessuno mai vedrà. Nuvole senza storia, che la storia se la fanno grazie a noi che gli diamo un nome. Un nome che non ha niente di bello a volte.
E vediamo fantasmi nelle nuvole.
Che poi finiranno nelle fogne della città.
I fantasmi,la pioggia, e le nuvole.
Andrea (sdl)