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Pensieri

Over the top (and down the bottom)

C’è una particolare categoria di persone che non sopporto. Le persone che credono di poter far tutto da sole.
Le ritengo irritanti oltre ogni limite. Ritengo infantile quell’arroganza che rende le loro immagini interiori così scialbe.
Il primo sano motivo per poter fare cose al di fuori della nostra portata è vedere le nostre debolezze, ammetterle.
Ci sono miriadi di esempi di come
l’apertura sia migliore della chiusura. Si guardi l’opensource o l’apertura dei protocolli. Grazie ad esso si ha una maggiore garanzia di soluzioni ai problemi ad esempio.
In maniera simile il discorso si può applicare alle persone.
La nostra visione è una visione limitata. Come la nostra opinione. L’apertura ci serve per crescere, imparare, apprendere punti di vista e metodi risolutivi che altrimeni sfuggirebbero alla nostra esperienza circoscritta.
Non basta una vita per imparare tutto, quindi dobbiamo sempre considerarci un passo indietro rispetto a dove vorremmo essere. E se abbiamo l’arroganza di poter far tutto da soli significa che abbiamo l’arroganza di credere di essere perfetti. Di sapere tutto. Ma come possiamo trovare la soluzione ad un problema sconosciuto se non dall’esterno? E allora la nostra chiusura non perde forse valore?

Eppure vogliamo farcela da soli e pretendere che tutta la nostra testardaggine venga accettata dagli altri senza che noi diamo disponibilità ad accettare gli altri stessi. E’ uno degli elementari paradossi del problema. Come quando eleviamo il nostro dolore, i nostri problemi a qualcosa di speciale, di unicamente nostro, il nostro tesoro, l’anello della perdizione che teniamo con cura al dito e ce ne vantiamo con il nostro essere.
Ecco cosa. Ci piace sentirci speciali a volte. E il dolore ne è la riprova. Maggiormente se lo aggireremo un giorno. Allora avremo imparato dal niente (o aggirato il niente?). E saremo speciali. Forti e indistruttibili.
Ma non è così. La vera forza la si può raggiungere solo tramite l’esposizione sincera delle proprie debolezze. I “Forti”, quelli chiusi in se stessi, soffrono il decuplo, perchè incapaci di affrontare certe situazioni. Finchè una persona si chiude verrà ferita meno volte. Ma quando verrà ferita non saprà come comportarsi con questo dolore se non aspettando il niente. E la sua condizione di chiusura sarà elemento focale del problema.
Anzi, quello sarà il problema.

I veri problemi irrisolvibili sono quelli con noi stessi. Quando questi, perchè non siamo stati sufficientemente trasparenti e sinceri, vengono a galla, non riusciamo a gestirli perchè confluiscono in altri.
Noi pensiamo a risolvere gli altri, ignari del fatto che la difficoltà è altrove. In noi stessi.
E invece che aprirci e chiedere, ci chiudiamo e sbattiamo la testa contro muri.
Poi dovremo passarci attorno perchè non possiamo distruggere i nostri di muri, e allora non avremo risolto niente. Nessuna porta costruita. Il muro sarà sempre lì a dividere il nostro futuro dal nostro presente, rendendolo inaccessibile.

Andrea (sdl)

Di Andrea Grassi

Scrittore, programmatore di siti web. Appassionato da sempre di ogni forma di scrittura (copywriting, marketing, romanzi). Vivo a Montevarchi e non me ne pento.

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