
E va ammesso, mi ha spiazzato.
In genere con quel pulsante rosso spegnevo tutto. Dr House, Lost, Heroes.
Cose per passare il tempo, che non hanno una rilevanza.
Ma ci sono volte che invece un’importanza cel’hanno, e lasciano una scia, una traccia, un segno della loro esistenza.
Probabilmente il creatore se ne compiacerebbe, ed io con lui andrei a complimentarmi. Smuovere i cuori delle persone con un artefatto immaginario non è poca cosa. E’ come quando leggo “Oceano mare”, o “Novecento” o ancora “Il piccolo principe”.
Sono cose che non possono passare sottogamba. La grande storia sul mare, il pianista delle navi, il piccolo re a giro per l’universo.
E non dobbiamo nemmeno provare ad ignorarle. Sono artefatti, è vero, ma l’emozione che a volte proviamo nel leggere un libro, nel guardare un film, è vera. Non vera quanto quella di tutti i giorni, quando viviamo la nostra vita. Ma rappresenta comunque un segnale del nostro essere, di ciò che siamo e rappresentiamo.
Per questo non ha senso velare i nostri sentimenti. Ci appartengono.
Con troppa frequenza avviene che ci tratteniamo, che mostriamo solo una virgola di noi. Per un dogma sociale che non saprei da dov’è nato. Questo insulso desiderio di forza esteriore. Come se cercassimo di interpretare chissà quale poema epico.
E invece, nel 2007, credo che dovremmo riscoprire il significato ed il valore di ogni singolo sentimento, di ogni sfumatura del nostro animo. Non prenderle mai alla leggera ed anzi valorizzarle, renderle note. Perchè esse, più dei nostri vestiti, più dei nostri occhi, rappresentano ciò che siamo.
E quello che vediamo e che ci fa sognare va perciò chiamato con il nome che gli spetta.
No, non serie tv.
Emozione.
Andrea (sdl)