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Pensieri

Per te (M.)

Eccoci qua. Alla solita resa dei conti. Con me ed un vaso rotto che ho cercato di ricostruire fallendo miseramente. Colpa mia? Colpa sua? Davvero dobbiamo parlare di colpe? Davvero abbiamo bisogno di direzionare tutto questo fallimento? Sia mia allora la colpa. Tanto per chiuderla qui.

Che senso ha cercare una spiegazione al tutto? Nessuno. Assolutamente nessuno.

E più ci penso e più rifletto a questa scommessa, su cui avevamo puntato tutto, e che ora ci logora, ci consuma. Forse per il troppo odio, forse per il troppo amore. Chi può dirlo. Siamo qui come inutili pedine di una scacchiera, ad aspettare di fare una mossa che ci porti altrove, ma non di certo qui.

Io so, io so che non vorrò trasformare tutto questo in odio, in rancore, in fallimento.

Io so che c’è qualcosa di speciale in questo casino infinito. Ed anche se finirà peggio, so che quella luce io l’ho vista davvero. Non mel’ero sognata. Ma poi, forse, sono stato inadatto. Poco performante. Il mio fisico o la mia mente non han retto.

Capita anche ai migliori ciclisti.

Arrivi ad un punto della corsa e ti rendi conto che no, non puoi finire tutto questo.

Come l’ultimo bicchiere di whisky, o una sporca notte da dimenticare.

Ecco, forse era davvero così, forse non avevo le capacità per poter costruire quell’immenso castello di carte. Bisogna saperci giocare con qualcosa così invisibile come il vento. Saperlo tenere tra le dita, non lasciarlo fuggire. Ed io, beh, signore, non sono stato così capace nel farlo.


I risultati direi che parlano da soli. Che poi, quali risultati? Macerie. Se di terremoto vogliamo parlare. Perché capita poi alle volte che non esista un giusto o uno sbagliato, ma solo due rette parallele, che non si incontreranno se non in un lascivo bacio là, all’infinito.

Ecco, capita che uno abbia ragione e l’altro non abbia torto.

O viceversa. Che, insomma, nessuno dei due sia dal lato sbagliato del fiume.

Ma la barca affonda anche in questi casi. Per il peso che deve sostenere. Ed ecco che tutto perde ogni senso, che noi ci logoriamo in un cerchio nato solo per farci amare.

E ci domandiamo: Ma è giusto così?

Io me lo domando ancora.

La notte non ci dormo, e il giorno tento di dormire invano. E la risposta ancora non l’ho trovata.

Se sia giusto o no amare così, fino a spremere ogni briciola di se, fino a che del tuo animo, del tuo cuore, non rimane che una spugna imbevuta d’acqua.

Io non so se è questo il modo giusto di viverla. So che si può viverla in mille altri modi. Ma non so dirti se devi seguire questo. Oggi qualcuno mi ha detto “Ti vedo soffrire“. Ed io non sapevo che dire. Era vero e probabilmente all’esterno sembro un libro aperto. E non so come fare. Ecco, magari posso dirti che serve davvero tanta forza di volontà per sopravvivere a tutto ciò.

Ne serve davvero tanta.


O forse serve amore. Ma non credo sia mai mancato. Forse siamo stati uccisi da un falco chiamato monotonia. O forse era più un avvoltoio. Sempre in attesa di noi, piccoli innamorati in via di putrefazione.

Vorrei credere che non ci fosse davvero speranza, ma come si può crederlo? Come si può immaginarlo quando a questa partita di poker si è scommesso tutto con una coppia di dieci? Non si può. E non è neanche un bluff, o forse si.


Eppure, eppure. Quegli occhi non mentivano, ed io a lei ho sempre dato quel che avevo. Quel che potevo dare. Che fosse poco non l’avrei immaginato. Ma per me erano praterie infinite, erano mondi interi, era svegliami e pensare, e coricarmi immaginando il suo sguardo mentre avrebbe letto un mio racconto. Questo era. E molto di più.

Nella mia ingenua stupidità ero certo che l’amore fosse così. Una cosa così semplice da spiazzarti. E ne sono rimasto spiazzato.

Perchè in fondo d’amore non si muore. Non è mai morto nessuno.

Ma di certo fa in modo che tu capisca com’è, il vuoto, quando è lui a cercare di morire.

E se sapessi che una qualunque di queste parole possa cambiare il futuro la direi. Ed anzi, le direi comunque. Perché voglio continuare a immaginare quel volto, quando le leggerà.


Andrea (sdl)

Di Andrea Grassi

Scrittore, programmatore di siti web. Appassionato da sempre di ogni forma di scrittura (copywriting, marketing, romanzi). Vivo a Montevarchi e non me ne pento.

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