Autobiografia canzonata


per una volta scrivo qualcosa di totalmente autobiografico. chiedo venia, ma sentivo di doverlo fare

Eravamo usciti da pochi minuti dalla sala prove. Con il sudore ancora addosso causato da una saletta tre metri per tre senza prese d’aria. Un qualunque talebano avrebbe potuto torturarci un prigioniero, ma la musica, si sa, non attende nessuno.

Con l ‘estate che si proiettava davanti, a metà tra passato presente e futuro. E noi, in macchina. Stavo riaccompagnando Luca a casa. Finestrini giù, tettino della macchina aperto, e musica giusta.

L’odore. Quell’odore. Ora che ci penso non esiste un momento preciso dove capisco: Quest’odore mi rimarrà nella memoria.

Ma ci sono tantissime avvisaglie, avvertimenti quasi invisibili. L’odore d’estate, di erba fresca, di campi all’aperto. Il crepuscolo della sera che ormai si fa spazio nella strada, i fari, che la illuminano a sufficienza ed una luna piena che sarebbe bastata da sola ad illuminare il mondo intero con tutto il romanticismo che serviva.

Parte Candy, di Paolo Nutini.

“I’ll be there waiting for you”. E’ forse la frase che più va a stonare con tutto il resto.

Si parla di quello che inevitabilmente ti tocca affrontare quando vieni lasciato, soprattutto se sei in macchina, tu, Luca e l’estate.

Non potevi dire di no a nessuno dei due. Quindi provavo a tirare in qualche modo le fila del discorso. Di quella storia così martoriata, che aveva lacerato me e lei nel profondo. I litigi, le incomprensioni.

Passare tutte le fasi per capire che era finita. Che non potevamo andare avanti. Non c’era alcun senso, alcun motivo. A parte l’amore, ovviamente.

La musica era ancora lì. Appena partita Luca disse: E’ proprio una musica da estate.

E lo era.

Adesso è un ricordo indelebile, scolpito nella pietra. Quell’immagine con l’odore, la musica. Come una fotografia a cinque dimensioni. Qualcosa di assolutamente irreale che si è andato creando nella mia memoria.

Poi, mentre ancora la canzone aveva da scemare, lui disse: Ne troverai un’altra. Forse non uguale, forse non migliore. Ma la troverai.

Eccolo. Il fottuto momento del raziocinio. Spero sempre che non arrivi, che per un attimo io mi possa cullare in quest’illusione, nella solita storia del tornerà. Ed ecco la frase. Che di per se è quanto di più vero esista al mondo.

E non è quello il problema.

Il problema era che sapevo perfettamente che era così. E mi faceva ancora più male sapere che, in qualche modo, tutto l’amore che avevo dentro sarebbe scomparso. Sarebbe stato amore sprecato, da gettare. Vuoto a rendere.

Come quando capisci che i regali non li porta Babbo Natale, così capisci che supererai anche questa. Perchè il tempo cura tutto, e questa è la più triste verità del mondo.

Io non vorrei che tutto questo venga lavato via. Al tempo più di ora.

Perchè so che diverrà solo una nota malinconia in questa strana melodia della mia vita. E magari tra dieci anni non sapremo neanche dove siamo. O forse ci risentiremo e parleremo, e diremo “Quant’eravamo stupidi”. Io e lei saremo vicini ma ormai saremo due ignoti. Ci saremo scordati sul serio di com’erano i baci, il batticuore, fare l’amore. L’attesa, le corse. Ci ricorderemo forse i litigi. Quelle cose che non ci sono mai andate bene. E alla fine forse neanche chiameremo. O passeggiando con il nostro partner eviteremo di salutarci. Faremo finta di niente. Perchè così fa anche il tempo. Fa finta di niente. Per lui noi siamo solo un intermezzo tra due intermezzi. Nessuno dei quali è più speciale degli altri.

Andrea (sdl)

Di Andrea Grassi

Scrittore, programmatore di siti web. Appassionato da sempre di ogni forma di scrittura (copywriting, marketing, romanzi). Vivo a Montevarchi e non me ne pento.

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