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Follia marina

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Non potevamo fare altro. Seduti sul molo, guardando le onde schiantarsi impietosamente sugli scogli. Morire squartate, divise tra due orizzonti.

Non potevamo far altro che guardare, imperterriti, la fine di tutto.
Il mare in tempesta sembrava lui stesso una discussione. Mentre sbraitavo, urlavo. Ed il mondo non avrebbe potuto ascoltare, e come mai avrebbe avuto tale udito?
In quel rumore che intorpidiva i sensi, schianti violenti interrompevano ogni frase. Dividevano me e loro, me e gli altri. Me e questa schiera di imperterriti inseguitori che non ho saputo fuggire.
Il mare.
Un molo.
Le barche che ondeggiano.
Io.
Loro.
Ancora mi volto. Ancora cerco uno sguardo. Una conferma che questa è la direzione. Capitano, è quella la stella polare? Capitano, capitano. Dove devo andare? Uno spruzzo violento d’acqua mi fa quasi affogare ma la mia mano resta ferma immobile. Indica là.
Dove, là?
Là. Non lo vedete. E’ quello il nostro orizzonte.
La gente incredula si guarda tra di loro. Sguardi storti. Le parole confuse si incrociano per domandarsi se tutto questo sia giusto. Se abbia un senso.
I più temerari, indicato il lato opposto dicono: Non l’altro?
No. E’ per di qua la strada.
Il mare non conosce bugie. Ti prende, ti porta a destinazione, se lo vuole. E poi finisce lì. Te lo ricordi per il rumore la notte. Essere cullato dalle onde è qualcosa di unico, di magico, quasi ti auguri di morirci, con quel suono.
Se non sei in mare.
Se non sei su un molo.
E le barche ondeggiano.
Loro. Mi guardano.
Io, indico.
Capitano? Ma cosa dobbiamo fare ora?
Se avessi davvero saputo qualcosa, avrei risposto. Vi risponderei, lo giuro. Ma quello che posso fare è guardarvi. Non c’è altro che io possa fare. Sono un semplice capitano. Mica un veliero.
Io sul mare non ci cammino. Alle volte ci nuoto.
E con un mare così, in genere, ci affogo.
Essere in balia dei venti. Delle azioni, del mondo.
Per cambiare, per andare oltre, serve sempre qualcosa.
Una nave, una zattera, un gruppo di persone stupide o pazze a sufficienza da seguirti.
E se stesse mentendo? Non mente. E’ il nostro capitano.
E se non fosse il nostro capitano? Ma non lo vedi? E’ lui.
Lui chi? Io? Ma io passavo di qua, ero in giro a far compere cosa vi credete.
Per andare oltre bisogna superare il credibile. Ma tutto questo come sempre ha un prezzo.
Andare oltre, oltre quel limite consentito, ha sempre un costo. Qualcosa che rischi. La tua posta.
Gli sguardi non si incrociano se non all’infinito. La gente si volta del tutto e se ne va.
Non c’è nessun capitano senza una ciurma.
Non c’è nessuna nave senza un capitano.
Ed anche un folle, senza un seguito, non è altro che un folle.
Il sipario si chiude, ed il pubblico ringrazia.


Andrea (sdl)

Di Andrea Grassi

Scrittore, programmatore di siti web. Appassionato da sempre di ogni forma di scrittura (copywriting, marketing, romanzi). Vivo a Montevarchi e non me ne pento.

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