Songs in words (Vecchioni)

Cosa ti aspetti che dica? Che sarò soltanto tuo? in questa miriade di persone che guardano senza vedere, pensi che ci sia davvero qualcosa di più in me?

Un barlume di speranza? La giovane ingenuità?
Cosa ti aspetti da me? Un ricordo? Un bel ricordo? Una dichiarazione, forse. O forse no.
Vuoi che faccia tutto quello che desideri? Come un cagnolino obbedisce alla padrona, come i leccapiedi, o più volgarmente i leccaculo di questo mondo?
Perchè? questo tuo maledettissimo amore va conquistato così?
Oppure è ancora qualcos’altro? E cosa allora? Un mazzo di fiori? La tua serata galante, una bella notte di sesso?

O vedere le luci dell’alba stingersi sulle pareti, come pennellate di un saggio pittore. O perdersi nei tuoi occhi, senza avere parole da dire, in uno di quei silenzi che il mondo ha tramandato da così tanti anni. O ancora scivolare sul tuo corpo e scoprirlo tra l’eccitazione e la paura.

Oppure niente. Oppure tutto, fino a crocifiggermi, ad immedesimarmi nel giullare di corte. Fino a che il cielo sarà lontano, così lontano da sembrare una stella, e tu sarai lì, padrona incerta del mio destino, anche tu senza parole, anche tu con questi pesi sull’anima, e sarà unica la danza che ci porterà al cielo, unico il bacio che ci daremo, unico lo sguardo che volgeremo all’altro,
prima di chiudere gli occhi e amarci.


[Roberto Vecchioni – Ritratto di una signora in raso rosa]

Non scalerò montagne per te
e non attraverserò deserti:
e ci sono anche poche possibilità
che varchi gli oceani a nuoto, solo per vederti…
non t’illuminerò una piazza,
non scriverò il tuo nome nel cielo,
non ti andrò a prendere nessuna stella…
non combatterò per te né draghi,
né mulini a vento, né demoni dell’inferno…
no, per te non farò niente di tutto questo…

Per te mi venderò,
per te farò il buffone,
mi darò sempre torto
anche quando avrò ragione,
appenderò il violino
a una stella che tu sai,
perché soltanto tu,
soltanto tu lo suonerai;
sarò la tua signora
vestita in raso rosa,
antica come un quadro,
bella, altera, un po’ sdegnosa,
il passero che a sera
danza sui ginocchi tuoi,
sarò l’eroe dei sogni
che nessuno ha fatto mai.

Perché mi batterò per te
con un esercito di idraulici
condomini, dentisti, rompipalle, bottegai,
mi coprirò delle ferite della noia,
quelle che nessuno vede
e non sanguinano mai,
per te… per te…
per te… per te…
per te… per te…
per te… per te…
Per te io mentirò
giurando su mia madre,
e laverò anche i vetri
agli incroci delle strade;
mi toglierò le ali
affittate a un baraccone,
perché volar da soli
è solamente un’illusione.

Non mi confonderò mai più
con questa compagnia di geni
sempre soli,
sempre con il «coso» in mano
a dirsi «quanto siamo bravi,
Dio, ma come siamo bravi…»
e che da piccoli era meglio
che giocassero al meccano:
è più difficile spostare l’esistenza
un po’ più giù del cielo
e diventare un uomo, per te.

Andrea (sdl)

Di Andrea Grassi

Scrittore, programmatore di siti web. Appassionato da sempre di ogni forma di scrittura (copywriting, marketing, romanzi). Vivo a Montevarchi e non me ne pento.

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