Winter rose

Si avvicina l’autunno. E piano piano al mattino la nebbia si fa sentire. E il sole diventa pigro.
Si intravedono sempre meno le distanze, si perde tutto, nel bianco della nebbia o in un crepuscolo sempre più vivo.

L’autunno e l’inverno li ho sempre paragonati alla malinconia. E’ così sola la città in queste stagioni. Le strade piene solo di macchine e non di persone. Solo luci che si spostano e si muovono, poche le mani che si stringono, molti i corpi che si cercano.
E poi è malinconico quando si torna alla sera, che inizia a far buio.
C’è una parte della giornata che vivo con grande tristezza (ma forse è meglio dire malinconia. quanto mi ripeto). Ed è quel momento dove i lampioni sono spenti, ma nella città ogni negozio ha le luci accese. Lì c’è quel distacco intoccabile tra la solitudine e la presenza. Lì c’è tutta quell’incertezza. Quel momento di vuoto dove tutto c’è ma non si vede.
In quei momenti vorrei non essere solo. Non dico mi facciano paura ma sento tutta quella solitudine dentro me e non ce la faccio. Ho bisogno di qualcosa di bello, di romantico, da vivere, per compensare. E’ bella la malinconia, stupenda se vissuta in una coppia. Puoi guardare le luci e viverle tu stesso. Osservare i banchini che compaiono, la gente che acquista e se ne va per scomparire in un’altra lucciola a benzina. E poi di nuovo via nel traffico psichedelico dell’inverno. Luci e freddo. Che quando esci c’è sempre del fumo attorno alle tue labbra.
E’ solitaria la parola dell’inverno, solitaria come quell’aria che le gela, le tue parole. Puoi urlarle, ma non andranno oltre il freddo, la nebbia, o il buio.

Andrea (sdl)

Di Andrea Grassi

Scrittore, programmatore di siti web. Appassionato da sempre di ogni forma di scrittura (copywriting, marketing, romanzi). Vivo a Montevarchi e non me ne pento.

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