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Il grillo per la testa

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E’ davvero difficile non affrontare il tema “Beppe Grillo“. Ancor più difficile viste le miriadi di posizioni prese da ogni personaggio in vista : giornalisti, politici, opinionisti.
Giuro che in vita mia non ho mai visto così tanti personaggi “pubblici” esprimersi in considerazioni così sfaccettate. Considerazioni che, in molti casi, condividono una base di pensiero, ma la portano avanti con individualità e senza aggregazione.

Non c’è stato infatti un “La maggioranza dice” o un “L’opposizione dice”. Non c’è stata aggregazione, ma quella che sembrerebbe una corsa totalmente irrazionale da parte di ogni persona, in seguito ad una bomba.
La bomba in questione è l’ormai straparlato (tra le righe) V-Day. Un movimento popolare che ha dato da pensare (ed in fondo questo era il suo scopo, sollecitare una riflessione). Laddove infatti i girotondi di Moretti terminarono con un nulla di fatto qui si apre una nuova interpretazione più partecipativa al movimento, più realistica e concreta.
Sembra infatti impossibile non tenere di conto il numero di persone che hanno aderito all’iniziativa. Ancor più impossibile ignorare l’esplosione della notizia avvenuta unicamente dopo il suo avvenimento. Messo tutto insieme si capisce come quest’evento è stato attenuato da tanto cotone mediatico che non ha permesso un’ulteriore espansione di se stesso.
Cosa significa? Significa che poteva esser peggio. Ogni tipo di sondaggio mostra come molti italiani si trovino d’accordo con la proposta di legge offerta da Beppe Grillo. Proposta che si articola nei tre punti fatidici che potete trovare all’interno della rete.
Mi permetto però di fare un distinguo, una separazione. E’ importante infatti separare la sintesi dal contenuto. La sintesi serve per non soffermarsi troppo sulle virgole, il contenuto della legge invece, per evidenziarle. Ho sentito parlare spesso varie parti politiche al riguardo di tale legge, ma nessuna si è mai espressa apertamente sul contenuto reale. Sono state fatte perlopiù considerazioni sulla manifestazione (pacifica, senza disagi, senza offese. ci sarebbe da imparare…) sul metodo espressivo, ed infine alcune riflessioni sulla sintesi della legge.
Ribadisco : sintesi.

Perchè come non molti sanno la legge proposta è più articolata di quanto specificato in quei tre punti ed analizza delle situazioni più complesse, come ogni legge dovrebbe fare.
Vorrei quindi analizzare, da profano, e tramite alcuni estratti, tale legge, per poi passare a più ampie considerazioni sui commenti di persone che ammiro e sulle varie reazioni suscitate.
Anzitutto quindi, come vieni scritto qui da Grillo il testo di legge lo potete scaricare in pdf da quest’altro link.
Esaminiamo alcune parti :
“Non possono essere candidati alle elezioni coloro che sono stati condannati con sentenza definitiva per reato non colposo ovvero a pena detentiva superiore a mesi 10 e giorni 20 di reclusione per reato colposo. ”
Una delle frasi che piu spesso ho sentito dire ultimamente è “Tutti i condannati?” la risposta è No. Anche se il limite è basso viene fatta una distinzione, come potete leggere, sulla base del reato e della condanna. Non c’è un utilizzo indiscriminato di questa necessità ma anzi viene in un qualche modo regolato, seppur in maniera opinabile.
Sempre riguardo alla sospensione per reato viene aggiunto
“La sospensione cessa automaticamente in caso di successiva assoluzione dell’imputato. “il che indica comunque che vi è una flessibilità della legge qualora vi siano dei “ripensamenti giuridici”.
Mi fermo qui ad analizzare la legge, principalmente a causa del fatto che gli altri due punti sono difficilmente interpretabili in più modi, ed anzi rappresentano una chiara ed efficace sintesi del contenuto, a differenza di questa casistica.

Ora, quello che stupisce è come tutti si siano dati all’attacco di questi tre punti, senza analizzarne alcuni nel dettaglio. Molti politici, ed altrettanti giornalisti, si sono preoccupati solamente di quell’apparenza che sa tanto di populismo (come dicono loro) e con aria altrettanto populista hanno inneggiato contro questa legge, senza però affrontarne le vere caratteristiche. Come Travaglio diceva giustamente in un articolo pubblicato sul quotidiano “L’Unità” :
“A leggere i giornali di regime (molti) il V-Day è stato il trionfo dell”antipolitica’ del ‘populismo’ del ‘giustizialismo’ e del ‘qualunquismo’. In un paese che ha smarrito la memoria e abolito la logica, questa inversione di marcia ci sta tutta: la vera politica diventa antipolitica, la partecipazione popolare diventa populismo, la sete di giustizia diventa giustizialismo, fare i nomi dei ladri anziché urlare ‘tutti ladri’ è qualunquismo.”
Interessante riflessione questa, che concede gli spunti più disparati al riguardo dell’evento. Travaglio ne è certo stato sostenitore, e quindi è “di parte”, ma non si può negare che ci sia un grande fondo di verità nelle sue parole. C’è stato un rovesciamento dei significati, laddove non si è inneggiato a considerazioni qualunquiste (ma ad una ben precisa definizione) si è parlato di qualunquismo, laddove molti italiani si sono sentiti non rappresentati si è parlato di antipolitica.
E questo fenomeno ambivalente va secondo me analizzato da due fondamentali punti di vista che discernono l’essere attaccati od il sentirsi a rischio. Il primo punto di vista è quello della piazza, di quei 300000 che hanno firmato, e degli altri che non hanno potuto firmare causa esaurimento fogli. L’altro invece è di chi ha visto, in questo atto, un rifiuto della politica ed un movimento populista e qualunquista.

A tal proposito mi permetto di citare l’illustre E. Scalfari del quotidiano Repubblica, che in questo interessantissimo articolo espone i propri punti di vista. Scalfari non è uno stupido, e sa perfettamente cosa dire (soprattutto come). Il suo utilizzo della lingua è sapiente, ben dosato e saggio. Le sue conclusioni realistiche e sensate. Il giornalista infatti riconosce in questo movimento un movimento assolutamente antipolitico la cui natura non può essere positiva. Scinde comunque chi ha votato da chi partecipa al “grillismo” (termine impropriamente usato direi). Cioè permette che vi sia una demarcazione tra chi ha votato perchè crede nel comico genovese e chi ha votato per interesse alla legge o alle sue conseguenze.

Al capo contrario di Scalfari (ma senza comunque sbilanciarsi troppo) troviamo un inaspettato Bertinotti, che ieri sera a “W L’italia”, programma della Rai, ha espresso considerazioni altrettanto interessanti e degne di nota. Scalfari considera le reazioni del presidente della Camera come un tentativo di cavalcare positivamente l’onda di questo movimento. Le parole di Bertinotti però, non rappresentano un romanzo di fumo, bensì uno degli altri punti di vista che vanno ad influenzare questo caso tutto italiano.
Bertinotti afferma che l’attuale scontento per la politica è dovuto
all’inefficacia della politica stessa. Anni fa non ci si scontentava della politica così, oggi invece avviene. Questo perchè ci sono problemi che sono troppo sentiti dai cittadini, e questo fa sentire maggiormente il divario ed il costo che i politici hanno.
Per questo oggi la politica è costosa e prima invece non pareva tale.
Dopodichè intraprende una piacevole (ma probabilmente poco apprezzata dai più) divagazione sui tentativi di cambiamento che vi sono stati in
questo governo. E’ difficile darne atto in un contesto così esterno, anche se, va riconosciuto, vi sono stati cambiamenti unici rispetto al passato (ed in positivo).

Tornando al tema, Bertinotti afferma che vi sia un vuoto nella politica, un vuoto che va colmato. Questi vuoti compaiono ciclicamente, e inizialmente vengono riempiti “da quello che c’è”.
E’ ovvio infatti,
che non sia il mestiere di un comico quello di condurre la politica italiana. Ed è altrettanto ovvio che c’è un bisogno di competenze ben diverse.
Bertinotti però non nega che ci sia la necessità di
ascoltare ciò che la piazza ha da dire. 300.000 sono un numero non da poco, sono un indice, un segnale che qualcosa non va. E c’è il bisogno di ascoltarlo.

La verità però, come è ben noto, è un mix di realtà, di punti di vista. In linea di massima (e concedetemi questa breve divagazione), si ha che ogni punto di vista è veritiero, perchè affronta ed analizza caratteri del problema differenti dagli altri. Per questo, spesso e volentieri, si hanno punti di vista inconciliabili, perchè le tematiche profonde che affrontano differiscono, vi è un bilanciamento differente degli elementi del problema, ed ognuno enfatizza i propri.

Personalmente trovo il mio punto di vista a metà tra tutte le parti interessate. Riconosco anzitutto i timori di chi chiama questo movimento “Antipolitico”. Vi è per molti un ripudio per la classe politica italiana, e per molti altri per lo Stato stesso (il famoso “Governo Ladro”). Vi è uno stereotipo fortissimo di uno stato ingiusto in primis, e poi di politici mangiasoldi.Uno stereotipo che è sempre più forte all’interno dell’Italia e che si fa sentire. Ma non credo altresì che l’intera manifestazione fosse guidata da questo spirito, penso anzi che lo spirito fosse il desiderio del cambiamento. Però, a dirla tutta i timori espressi da molte persone sono fondati, ma non in questa sede. Riconosco anche che il disegno di legge proposto, come il movimento stesso, sia proprio quel “ciò che di meglio troviamo” atto a riempire un vuoto causato dall’intera politica odierna. E credo che sebbene non potrà fornire soluzioni reali, potrà stimolarne la ricerca. E concordo infine che il testo del disegno legge sia controverso ed opinabile. Non concordo invece quando vedo attaccare questa folla come una folla che non sapeva che faceva, come un branco di asini che seguivano una carota.
La folla in effetti un volto cel’aveva,
ed era quello di Grillo. Ma ancora non è successo nulla che porti a far valutare posizioni così catastrofiste. In fondo, se guardiamo indietro, l’unico evento simile (quello dei girotondi) si è poi risolto in un nulla di fatto. I girotondi si sono rotti, rompendo migliaia di persone che si stringevano per mano
Speriamo che in questo caso, vista la situazione,
la gente non smetta perlomeno di ridere

Andrea (sdl)

Di Andrea Grassi

Scrittore, programmatore di siti web. Appassionato da sempre di ogni forma di scrittura (copywriting, marketing, romanzi). Vivo a Montevarchi e non me ne pento.

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