E’ caduta l’Italia, assieme al governo Prodi. Anche se nessuno se ne rende conto (e forse mai se ne renderà) questo è il triste accaduto.
Non perchè il governo del centrosinistra fosse la perfezione in termini pratici, ma perchè, la sconfitta ha delineato con orrida forma, la distinzione tra le due Italie.
La famosa “Italia che lavora”, quella che si arroga il diritto di superiorità, ha mostrato la pasta di cui è fatta, evidenziando lo stato delle cose Italiano.
Anzitutto, con la caduta di questo governo c’è una cosa di cui dobbiamo prendere atto, ovvero che va a rompersi, quel ciclo benefico che permetteva una sana alternanza (totalmente Italiana anch’essa) tra liberismo eccessivo e risanamento forzato. Questa curva che ha rappresentato un po’ la forma dell’itala, e la sua bilancia, si è rotta pochi giorni fa. Con la caduta di Prodi. Unico personaggio, ad oggi, capace di vincere contro Berlusconi.
Perchè il risanamento dei conti pubblici in un anno e mezzo non è certo stata una briciola di pane, ed in 5 anni di governo Berlusconi era solo un’idea. Ma ancora ricordo come molte persone si lamentavano dei conti pubblici.
Peccato che ci sia quest’Italia che lavora (o che si vanta di essere la sola a farlo). Perchè ad oggi, e per un pò, io la considererò la feccia di questo mondo. Non per divergenze politiche, no, quanto per questioni morali e sociali.
E’ l’Italia che lancia il sasso e nasconde la mano (qualcuno ricorda il ponte di messina?), l’Italia del sensazionalismo, delle grandi parole. Il famoso ponte, stanziato con soldi che non esistevano per mobilitare denaro mafioso, o ancora, gli annunci di abbattimento dell’ici o del patto con gli Italiani. Quest’Italia che considera le parole (e non i fatti) il vero valore aggiunto. Più le parole aleggiano, più ci abboccano come dei pesci all’amo. E’ l’Italia delle generalizzazioni e degli stereotipi, fortemente voluti dall’opposizione di centrodestra. L’Italia incapace di parlare dei problemi reali e di portare soluzioni costruttive. L’Italia del “Prodi non va bene”.
L’Italia incapace di guardare oltre i propri bisogni, di comprendere un quadro più grande. E’ questa l’Italia che lavora, per me. Quella che si lamenta solo delle tasse e delle toghe rosse, quella dei comunisti cattivi e del governo ladro, quella che non conosce la lealtà. E quest’Italia è quella che abbiamo visto in parlamento. Una scena macabra, deplorevole, pietosa, ed infine vergognosa.
Vergognosa perchè mi ha portato di fronte agli occhi lo stereotipo perfetto dell'”Italia che lavora”. La famosa, l’unica, l’irripetibile (speriamo).
Ed è per questo che avrò sempre più sfiducia in ogni personaggio di destra, perchè chiederei sempre di fare un piccolo sforzo mentale, e di immaginarsi un pò di questioni molto semplici.
Chessò : Un collega di lavoro che, mentre sei al lavoro ti dà della “Checca squallida” (Nino Strano, AN)
Oppure vogliamo aggiungere gente che stappa lo spumante al tuo licenziamento? (AN,FI)
Oppure tutta la ditta la insulta e tenta anche aggressioni personali per una scelta non condivisa? (UDEUR e Barbato)
Una persona di destra, con una moralità e quant’altro, accetterebbe dei comportamenti così? E come ci si può sentire rappresentati se nell’aula più “sacra” dell’Italia tutto ciò succede proprio per mano della parte politica che votiamo?
E’ pietoso ed indegno, non tanto che tutto ciò sia successo, ma che nessuno, ripeto, nessuno (parlo dei votanti del centrodestra) abbia espresso rammarico, dispiacere, per questo comportamento che di professionale non ha nulla.
Oppure vi sentite rappresentati da qualcuno che cita frasi sbagliando l’autore in un aula di parlamento (Mastella, UDEUR).
Ecco da cosa nasce la mia profonda sfiducia, che ora si è aggravata in una vera e propria intolleranza, quasi simile all’ira.
Non da una divergenza d’intenti politici, ma di questioni morali e di rappresentanza. Come posso io rapportarmi con qualcuno che non condanna la propria parte politica per un comportamento così? Come, ditemi come?
Non è giustificabile, neanche per esasperazione, tutto ciò. Soprattutto se ci aggiungiamo l’indegno voltafaccia mostrato.
Nessuno infatti, si è chiesto come mai fini fosse così interessato a cambiare la legge elettorale?
Ed anche berlusconi.
Ma non erano forse loro (e la loro coalizione) ad averla già modificata? Qualcosa per caso non andava bene?
Ed ora che il governo è caduto, dopo due mesi di consultazioni, si parla di elezioni subito.
Possibile che nessuno, dico, nessuno, trovi sospetto questo comportamento? Questo voltafaccia?
Mastella non lega neanche le scarpe a personaggi del trasformismo come questi. E pensare che un tempo la destra era l’immagine della coerenza, della forza morale ed etica, della legalità.
Io, che sono di sinistra, rimpiango una destra così. Una destra che avrebbe potuto far bene all’Italia.
E invece oggi cosa abbiamo?
Nulla.
Ecco il vero problema.
Per questo e per quanto detto prima, dovrò fare uno sforzo sovrumano per non sputare in faccia, per non dare della checca squallida e per non brindare al dolore altrui, di tutte queste persone che prima o poi (parlo ancora dei votanti), dovrò incontrare.
E’ uno sforzo che parte stimolato anzitutto dal rispetto che continua ad essere una via morale per la mia vita, e soprattutto perchè gli errori altrui non ci autorizzano ad errare.
Però, vi giuro, vorrei.
Perchè quest’Italia ora io, la disdegno.
Andrea (sdl)