Fotografie (Ricordati di me)

una piccola nota: in questo testo descrivo foto che non mi ritraggono.

Ricordati di me. Prima che giunga la fine. Ricordati di me prima che tutto il rumore del mondo si spenga. Ed anche noi, soltanto noi, diverremo un suono lontano, distante.
Ricordati di tutto questo. Guardando una cornice, in riquadro con dentro un pezzo della vita di qualcuno.
Quando lo fisserai, che sia luce o buio, che ti senta triste o felice, allora ricordati di me.

Siamo sempre statuari. Inquadrati all’interno di una realtà che ci ritrae in un momento, un istante. Uno spaccato della nostra vita. Queste sono le foto. Sezioni verticali della nostra vita che si riempie di cose che non vorremmo dimenticare.

La prima foto è arancio. Perchè quel colore è il predominante. Lo sfondo, le arcate. Eccolì tutti e due, con quel sorriso prima della catastrofe. Non c’è nessun may day che li informa dell’atterraggio di emergenza. Solo qualche sordo avvertimento che però non li consola.
I due guardano verso di me. L’obiettivo. Lei sorride. Tiene tra le mani quello che, almeno allora, era la sua raison d’etre. Il suo momento magico, il suo sogno.
Anche se alle volte i sogni ti fanno male. Lei era comunque lì. Un sorriso. Forse per dimenticare, forse perchè davvero c’era un senso di felicità che ci capita poche volte nella vita.
Anche lui è lì. I contorni delle sue labbra accennano un sorriso. Forse allora era già troppo tardi, o forse tutto sarebbe morto poco dopo. Nessuno avrà mai la vera risposta ad una domanda così. Eppure lì sembra tutto normale. Tutto così coerente, sorridente.
Le due persone sembrano collegate. Unite. Suturate da qualcosa che per noi spettatori è invisibile. La chirurgia dell’innamoramento. Che un cattivo medico non saprà far durare per sempre. Eccolì lì. Nel loro spettacolo arancione. Un tramonto prima di dirsi addio.
Attorno a loro le persone. Sedute, in piedi. Nascoste sotto gli archi. Volti neri che si mescolano nell’immagine come zucchero in un cocktail. I loro volti sono indistinguibili. Solo i due protagonisti, ed un amico, sono lì.

Silenzio in sala. Grazie.

Oro.
Questo è il colore della foto. Pane ovunque che ne potresti sentire l’odore. Ed assieme a lei un’altra foto. Grigio argento. La nebbia del mattino che lentamente mangia l’orizzonte della città. I monumenti che giocano a nascondino e tu che cerchi di indovinare quali siano. Vedi i raggi delle strade perdersi all’infinito senza mai baciarsi. Vedi le case, i quadrati ripetuti delle finestre, vedi in lontananza un tentativo dell’uomo di assomigliare a Dio. La Tour Eiffel nello sfondo. Trovata. Il gioco per lei è finito. Non si può nascondere più.
Ed il pane. Che probabilmente appartiene ad un qualche piccolo negozio della città. Magari proprio in uno di quei due raggi che si vedono. Con le macchine disordinate a terra da un misterioso bambino che ci gioca.
Magari cammini per la città. La nebbia che ancora non ti fa passare il sonno. Ti volti e vedi una porta a vetro, ed oltre l’oro del pane. L’odore che ti invade e ti mette quel pò di fame. Anche se avevi già mangiato. Il pane fresco. Come quando lo senti la notte e cammini in una città per ritrovarlo. Giri seguendo l’olfatto, ignorando i segnali stradali. Come una piccola caccia al tesoro.

Silenzio in sala. Grazie.

Eccovi. Con un sorriso che la metà basterebbe. Lei abbronzata. Lui splendidamente bianco. Sembrano una coppia della ringo ma forse sono davvero meglio. I capelli riccioli di lei le cadono sulle spalle, il suo sorriso sembra cercare di arrivare oltre l’obiettivo. Cerco di ricordarmi com’era averli fotografati, perchè sembrano davvero troppo felici. I capelli di lui sono ritti, il suo sguardo sorridente. Le loro mani il loro contatto è un abbraccio invisibile. Loro ci sono e sempre ci saranno. Il colore è il lilla. Perchè è il colore più vivo ed è la camicia di lui. Il tramonto nasconde il resto dei colori. Non c’è un re nè una regina. Solo una foto. Immagine immortale di un momento di felicità. Nessuno di noi saprà se sarà per sempre. Ma chiunque veda questa foto ci giurerebbe sopra che così sarà.
Il vetro di una finestra rispecchia le nuvole ed i loro contorni bruciati dal sole. La strada è vuota. Il pavimento di mattonelle rosse e grigie invisibili agli occhi di chi la guarda.
Il flash ha colto solo loro due. Il resto, per quanto definito, è un contorno. Un paesaggio a cui nessuno farà caso.

Silenzio in sala. Grazie.

Ultima foto.
Ritratto di una vacanza passata. Come spesso accade nelle foto in notturna ecco tornare l’arancione come primo colore. Sembrano tutti dei personaggi lego. I volti troppo colorati, lo sfondo è un dettaglio invisibile in quanto tutti loro riempiono l’immagine. I loro vestiti nascondono un pò la presenza di arancione. Il più grande ha un vestito a righe, lei il solito vestito nero, la coppia una t-shirt beige e una canotta verde. Dietro di loro un altro amico vestito di nero.
E’ altrove che siamo. Io che cercavo di salvare il salvabile, loro che erano semplicemente in vacanza.
Com’è che alle volte siamo tutti insieme e tutti noi guardiamo in direzioni diverse?
Il più grande ha un sopracciglio inarcato e l’altro che si abbassa. Un volto dubbioso, incerto, ma scherzoso.
In questa foto esistono tantissimi volti. Tantissime espressioni che è difficile spiegare.
Dietro di loro l’altro amico ha un volto che rasenta quello di un morto. Gli angoli della bocca sono freddi, lo sguardo stanco. La sigaretta poggiata sull’orecchio indica che tra poco fumerà. Forse per distrarsi. Forse perchè sta solo cercando di stare sveglio.
Il ragazzo al centro abbraccia le ragazze con fare di Casanova, ma senza malizia. Nelle sue mani si notano distinte le sue vene. Sembrano mani di un altra persona. Il suo corpo, il suo volto, sono giovani. Ma le mani sono di un uomo forte che può prendere al volo qualunque difficoltà.
La sua ragazza è una via di mezzo tra un sorriso vero ed uno finto. Forse uno sforzo. La stanchezza anche su di lei ha avuto effetto. Ma c’è il braccio di lui che la tiene a ricordarle che tutto va bene. Che tra poco saremo riposati.
Ed infine lei. Il vestito nero con sotto un top bianco. Un sorriso che non so decifrare.


Silenzio in sala. Che lo spettacolo è finito. Che in ogni foto ciascuno vede ciò che vuole vedere. Gioia, amore, infelicità. Le foto sono un’illusione. Ci lasciano illudere o credere che qualcosa sia come ce lo aspettiamo.
Ma guardando in ogni foto possiamo vedere tutti i sentimenti. I volti, i volti. Ci ingannano. Anzi, siamo noi ad ingannarci. E le foto sono solo uno spaccato di cui però non ricorderemo mai nulla.
E’ il nostro tentativo di non dimenticare. Ricordati di me. Quando tutto sarà finito, quand’anche l’ultimo granello di sabbia volerà via, trainato da questo vento di sfortuna. Allora ricordati di me, di noi. Di tutto quest’inferno. Chiunque tu sia.

Andrea (sdl)

Di Andrea Grassi

Scrittore, programmatore di siti web. Appassionato da sempre di ogni forma di scrittura (copywriting, marketing, romanzi). Vivo a Montevarchi e non me ne pento.

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