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Pensieri

Perché Dire Addio E’ Così Difficile

Turning Tables
immagine appartenente al rispettivo autore (white ribbons, su Flickr)

Quanto sarebbe più semplice se non ci fossero gli addii.

Potremmo semplicemente continuare a vivere i nostri giorni senza problemi, senza quell’ansia e quel dispiacere che fa capo dallo stomaco ogni volta che realizzi che “devi lasciar andare”.

Perchè non raccontiamoci le balle: un conto sono gli addii che sai prevedere ed un conto quelli che realizzi in ritardo.

A volte mi sento davvero stupido in questo, perchè mi rendo conto sempre troppo tardi quando qualcosa è andato alla deriva.
I rapporti sono come fiori, vanno coltivati.
Protetti nelle stagioni fredde, e riparati dalle stagioni calde.

Ma, a volte, giungono ad una fine.

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Pensieri Racconti

Lo sai che nessuno piange la clorofilla?

Skittles - Birilli
immagine appartenente al rispettivo autore (Robyn Hooz, su Flickr)

Domandati chi sei.
La prima cosa che dovrai fare al mattino. Domandarti chi sei, da dove vieni, dove vuoi arrivare.
Qual’è il tuo problema? Riflettici. Sei di fronte ad uno specchio, la tua barba è incolta, i tuoi capelli spettinati. E’ mattina ma le occhiaie della notte non se ne sono andate via.

Dove sei stato? Te lo ricordi a malapena, c’era rumore, luci rosse verdi viola.
Fumo alla vaniglia, la disco che balla e tunza tunza tunza ritmicamente tunza ripete tunza ripete con noia mortale ripete e poi basta. Sei caduto, scivolato, qualcuno dalla pelle morbida ti ha visto, e ti ha ripreso, portato su. Rimesso in piedi.

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Pensieri

Come uscire dal tunnel senza arredarlo


immagine appartenente al rispettivo autore (lukaskulas, su Flickr)

Prima di tutto mettiamo in chiaro una cosa: Se arriverai fino in fondo a leggere e per te non sarà cambiato nulla, beh.
Mi dispiace per te.

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Pensieri

Quanto importerà tutto questo, tra 10 anni? (Assumere con moderazione)

365.042 - AAARRRGGGHHH!
(immagine appartenente al rispettivo autore CrazySphinx, su Flickr)

Riflettiamo per cinque minuti su un semplice punto: Le incazzature e le intolleranze.
Su come ci coinvolgano, ci stravolgano.

Ci annoino fino al vomito.

Incazzarsi è una cosa comune. Ci si può arrabbiare per qualunque cosa: Dalla tazza del cesso ad una singola parola, passando per tutti gli intercalari necessari quali
Cose non dette, cose già dette, lavoro, etc etc etc.
Elencate pure quelle che vi vengono in mente.

Ma poi, razionalmente, non vi passa mai per la testa il: Ma che senso ha?

L’intolleranza, la rabbia, davvero vi servono?
Suona molto ZEN, lo so. Ma non è questo quello che voglio dire.

Quello che voglio dire è:

Tra 10 anni, cosa vi rimarrà di questo?

Cosa vi resterà della tazza del cesso non messa come volevate.
Delle volte in cui avete reagito male o malinterpretato.
Delle volte in cui vi siete sentiti attaccati.
Etc etc etc (fino a sfinimento).

Nulla. Non ricorderete probabilmente nessuno di questi eventi. Solo i “grandi botti”.
Ma per il resto nisba, nada, ZIT!

Quindi, quando vi trovate in queste condizioni, beh, riflettete: Cosa importerà di questo tra 10 anni? Che segno vi sta lasciando nella vita.

E datevi una risposta.
Forse non vi sbollirete, ma almeno avrete un’idea più ampia di quello che vi succede.

Andrea (sdl)

PS: Questa è una perla di saggezza.
Assumere con moderazione.
L’autore non si prende la responsabilità delle conseguenze di seguire questi consigli.
Ma potete comunque provarci. 

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Il coraggio è più forte di ogni arma

Foc de Sant Joan
immagine appartenente al rispettivo autore (SantiMB ., su Flickr)

osa. perdi l’equilibrio. affanna. sogna. disegna. istiga. scatenati. lasciati coinvolgere. stravolgi. immagina. pensa che sia possibile. immagina l’impossibile. illumina. crea. annulla per costruire. istruisci.

spera. spera più forte. spera finchè non senti il rumore. costruisci. non accontentarti di ciò che è comodo. non accontentarti proprio. lascia ciò che non ti appartiene. conquista. osanna. anela. desidera. abbi passione. sii di passione.
stupisciti. sorridi. sorridi ancora. sorridi sempre.

coinvolgi. lascia che la gente creda in te. abbraccia. sveglia. traspari. credi. non stancarti. esponiti. lasciati guardare. osserva il mondo. conquista la bellezza. non aver paura. abbi coraggio. dillo. dichiarati. sii te stesso. trasforma ciò che pensi. altera. libera. mostra. eccitati. emozionati.

corri. corri fino a perdere il fiato. raggiungi. tocca. sfiora. oltrepassa. immagina qualcosa di nuovo. ricrea. combatti. annuncia. pretendi. guida. conduci. astrai. scompiglia. attraversa. concludi. illustra. ama. amati. amali. amale. credici. crediti.

spera. spera di nuovo.

ed infine: abbi fede.

Andrea (sdl)

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Non aver paura di saltare

Aster d'automne...!!!
immagine appartenente al rispettivo autore (Denis Collette…!!!, su Flickr)

Dedicato agli innamorati, a chi si guarda negli occhi e vede un futuro.
Ai tramonti, quelli visti dalla punta di una collina col sole che scivola dietro, quasi in una picchiata involontaria.
Dedicato a chi sogna, a chi ride, a chi scherza. A chi guardando gli altri trova quello sguardo chiaro, inequivocabile, di gioia.
A chi vede il futuro con occhi diversi.
A chi sa che il mondo non è fatto solo di bianchi e neri.
Dedicato a loro che hanno ancora un punto dove arrivare, o che ancora non lo conoscono. A quelli che non l’hanno mai avuto, a quelli che l’hanno perduto.
Dedicato a quelli che il punto non se lo sono proprio posti come problema.
Dedicato a chi sa stringersi la mano, con calore, con affetto, con sincerità.
Dedicato agli abbracci, ai calici di vino, ai sorrisi mai scordati, alle notti insonni, alle parole messe bianco su nero, alle spiagge, ai fulmini d’estate con le coperte, al respiro caldo, al dormire senza pensare ad altro.
Dedicato ai piumini delle notti d’inverno, a chi vuole abbracciarsi non per il freddo, alle candele accese al buio per illuminare quanto basta i corpi.
Dedicato a chi ha il coraggio di saltare dalla scogliera, per finire nell’acqua più blu di tutte, a chi non ha paura di questa vita e non si preoccupa di viverla, a chi pensa a riempirsi il cuore di quanto trova e la pancia di quanto c’è.
Dedicato a chi il salto l’ha fatto.
Nell’acqua, nel buio, ovunque.
Perché il punto del salto non è quanto in alto o quanto in lungo lo farai, ma dove potrai atterrare.

Andrea (sdl)

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Questa è l’ultima volta, lo giuro!

Bali Kuta Beach : May their JOY Embrace U!
immagine appartenente al rispettivo autore (zoompict, su Flickr)

Noi, che questa è l’ultima volta che lo facciamo. E lo giuriamo su quanto abbiamo di più caro.
Perché siamo cambiati. Non potete negarlo.
Noi che un’altra volta ci siamo sbagliati, ma stavolta è quella giusta. E gli occhi ce lo dicono. La serenità ce lo conferma.
Noi che ci dimentichiamo delle volte, dei numeri, dei pensieri. Di tutto il tempo passato a rincorrere sogni ed aquiloni, a sperare di poter distillare il tempo in elisir di lunga vita.
Noi a girare per i letti e non dormire mai, con lo sguardo sempre basso ed il cuore sempre sordo.
E sempre noi, che ci cadiamo ancora. Ma vi giuriamo, questa sarà l’ultima. Non lo faremo più.
Perché abbiamo imparato, perché non c’è storia, perché non si può andare avanti così, che il mondo non è fatto mica solo di questo.
Perché c’è altro e non possiamo perdercelo.
Noi che gli impegni a lungo termine sono decisioni a breve termine, noi che poi li disattendiamo, ma la prossima volta ci veniamo di sicuro, lo giuriamo.
Noi che ancora una volta, e un’altra ancora. Noi che sembriamo nastri inceppati a ripetere con costanza una preghiera, noi che nel silenzio della notte rincorriamo di nuovo i fantasmi. Noi che baciamo le mani.
Come per benedirle.
Noi che ci siamo persi, ma stavolta è sicuro che quando ne usciamo, saremo diversi.
E poi noi diversi, che siamo sempre cambiati ma continuiamo a credere di essere lì, immobili, sulla solita spiaggia bianca, col mare in tempesta ed il tramonto nascosto dalle nuvole.
Noi che sogniamo di giorno per dormire la notte, e poi invece rimaniamo così, con la faccia imbambolata.
Noi che abbandoniamo tutto per poco, perché quel poco era tutto per noi.
E poi ve lo giuriamo, sarà l’ultima volta.
L’ultima volta dell’ultimo rimando. L’ultima volta che ricadiamo nei soliti errori. L’ultima volta che saremo noi stessi, o quel tipo di noi stessi. L’ultima volta che ancora un’altra sarebbe troppa, che saremmo idioti.
L’ultima volta che è quella giusta, mica come quella prima. L’ultima volta che non hai idea quanto è stata dura ma non c’era davvero modo.
E poi un’altra, ed un’altra ancora.
Noi che c’abbiamo sempre creduto.
Che forse l’unico vero peccato era quello. Desiderare.
Perché il desiderio acceca, nasconde, distorce.
Ma a volte illumina, colora, mostra.
Noi che non facevamo che vivere di contrasti, di bianchi e neri. Di cose palesi e di cose invisibili.
Noi che un giorno siamo cambiati, e quella è stata davvero l’ultima volta.
E non ci siamo più guardati indietro.

Andrea (sdl)

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Essere se stessi

Another love story
immagine appartenente al rispettivo autore (dhammza / off, su Flickr)

E qual’è il valore dell’amore?
Qual’è la strada da seguire? Com’è che alcuni sprigionano quell’aura di calore che non sappiamo spiegarci?
Cos’hanno visto? Cos’hanno vissuto?
Qual’è l’incrocio dei binari dove hanno scelto qualcosa di diverso da noi?

Qual’è il punto dove potevamo scegliere l’altra direzione?

Non c’è. Ecco la verità.
La verità è che chi sprigiona calore non si è mai domandato quale fosse la direzione, la retta via da seguire. L’ha solo seguita, perché dentro di se sentiva, e non per rabbia o isteria o impulso, che era giusta.
Nel più semplice dei modi.
Ecco la vera differenza, il cambio drastico.
Non importa lo scopo, l’obiettivo. Non importa neanche qual’è il punto dove vogliamo arrivare.
A volte è semplicemente seguire se stessi, non gli impulsi, non i bisogni crudi.
No, seguire la parte più intima e solitaria di noi, quella con la voce soffusa come la luce del sole al crepuscolo. Quella a cui non importa del nostro colore, dei nostri traguardi. Quella per cui noi siamo semplicemente noi e non dobbiamo dimostrare nulla a nessuno.

Perché è seguendo quella parte, così nascosta ed invisibile, che si crea tutto questo. Il calore, la luce, noi.

 

Andrea (sdl)

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Quante cose si possono dire sulla luce

I'm bokeh, you're bokeh, pure bokeh, okay? (Fireworkskeh and Boatlightkeh for HBWE!)
immagine appartenente al rispettivo autore (kevin dooley, su Flickr)

Luce. Che la notte fa buio prima ma riesci a vedere le cose.
Luce, ancora una volta, che rischiara il mattino e la brezza dell’inverno fa freddo fuori, ma non dentro.
Luce di candela, col caldo di quando avvicini la mano, ed il profumo di quel secco bruciato quando scompare e torna l’oscurità.
E il mattino, la prima alba, il sole timido che prova a confermare la sua presenza.
E la luna, piena come un bimbo troppo affamato e troppo poco controllato che si mangia ogni raggio del sole per rimandarlo da noi e la notte sembra meno buia del solito.
Luce, come i sorrisi dei bambini. Come gli abbracci delle ragazze, e delle donne.
Come i baci che non capisci.
Come l’erba in una sera d’estate e quel fresco che sembra bagnato ma non lo è e sentire sotto di te la morbidezza del mondo intero che ti abbraccia solo per rassicurarti.
Luce in fondo al tunnel, che un’uscita c’è sempre e occhi accecati perché troppo abituati al buio, e paesaggio sconfinato, col mare che divide il cielo ed un po’ si consuma in esso.
E poi? E poi ancora muri, muri sconfitti dal bisogno di luce, finestre di case che la mostrano e mostrano le ombre di persone che si muovono si toccano, si sfiorano.
Ombre che esistono solo perché qualcosa dietro di loro le definisce.
Luce d’estate luce d’inverno. Luce di una carezza sottile come un filo d’erba, come il rumore di una foglia d’autunno che cade, come il sussurro segreto di un pensiero.
Raggi, che appaiono come lance fiammeggianti attraverso la polvere e scoprono parti che non conosci, dettagli che ignori.
Luce di riflesso, come quando una finestra s’apre.
Luce come cantare nel mezzo della notte, o in pieno giorno.
O come la nebbia, che non sai quando finirà ma il mondo ti sembra infinito comunque. E non vedi le strade ma le senti.

O come il sentire, sentire dentro. Il percepire un fuoco intorno ma niente che brucia. Come l’anima quando si rincuora, come il sorriso di un vecchio che ti ha visto crescere.
Luce come chi ti guarda e sa chi sei perché l’ha capito, come la scrittura a mano che fa trasparire cosa sei, come la carta che tocchi pagina per pagina.
Come le pagelle con i voti alti.
Luce come i segreti dell’infanzia, quelli innocenti.
O quelli dell’adolescenza, forse più complicati.
Luce che complicata non è e risulta sempre semplice, immediata, lineare.
Come una strada che sai dove parte e sai dove arriva, come l’attimo prima del bacio dove senti il respiro, come il soffio di qualcuno sulla pelle, come il contatto, fuori ed attraverso, come sentirsi nudi, come non sapere ed imparare, come lasciar le cose al loro corso senza alcuna paura, come un fiume freddo e le stalattiti di ghiaccio che si spezzano quando le prendi per le mani, luce come l’inverno ed un camino, luce come il suono della voce di tua madre che ti racconta una fiaba, o come l’odore di un bosco.
Luce pura, come l’aria di montagna come la prima intenzione e la prima cosa bella, come tutte le prime volte dove non sapevi ed eri passibile d’ingenuità.
Luce come ingenuità ed innocenza, trasparenza, vetro senza incertezze, metallo perfetto, anima e corpo, come acqua di un fiume corroborante, come rugiada del mattino che la riflette.
Luce e ancora luce.
Che sembra ci si possa nuotare e non finisce mai.

Andrea (sdl)

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Sembra novembre

November rain
immagine appartenente al rispettivo autore (wili_hybrid, su Flickr)

Sembra d’essere a novembre, che il sole non sorge più, e fa più buio fuori.
Che poi com’è che c’è “Più buio” o fa “Più buio”. L’oscurità non ha un oltre, ha un confine.
O è buio, o non lo è.
E sembra novembre comunque. Buio o non buio. Sembra che tutte le foglie verdi siano cadute anche se sono lì, sembrano invisibili e si vedono i rami, come uno scheletro in una vista a raggi X.
Sembra novembre ma fa meno freddo, però piove uguale ed il mondo ha perso i colori, ed eccoci in un quadro impressionista dove qualcuno era più triste del solito.
Sembra un giorno senza l’alba, e quando vedi il sole ti domandi com’è che sen’è uscito solo ora, da dove è arrivato, e perchè non s’è fatto vivo prima.
Ecco, non sono domande proprio da settembre, forse, appunto, da novembre.

Che novembre è il mese prima del natale e vedi i banchetti che si montano, si preparano. Le piazze si gremiscono e tutti stanno vicini.
Perchè faccia meno freddo e si senta un pò di calore.
Per scaldarsi.
Sembra novembre che ancora guidi con i tergicristalli attivi e senti quel tu-tum che è il battito della tua auto.
No ragazzi, un’auto non ha il cuore nel motore, ma nei tergicristalli. E’ tutto lì il ritmo, il tu-tum.
Tu-tum.
Ed un cuore che batte e siamo ancora qui. A guidare per le strade cercando indicazioni.
Tu-tum.
E il sole non c’è .
Tu-tum.
Il corvo diceva che non può piovere per sempre, vallo a dire a Noè.
Tu-tum.
O forse il corvo aveva ragione.
Prima o poi il sole esce, eccome se esce, anche se sembra novembre.

Andrea (sdl)