Il nostro 68

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Non so voi, ma io sono nato nell’83. Di questo mondo (da che ho memoria) ho potuto assistere a davvero poche cose memorabili. Tra le cose a cui non ho assistito (ed ovviamente partecipato) c’è il 68. Ne so poco e parlo per ignoranza (ma non è questo il tema) ma il 68 per l’italia è stato un punto di svolta, di rivoluzione, di cambiamento.

Sia esso positivo o negativo, ha segnato qualcosa. E’ stata una tacca differente nella lista degli anni.

Ma oggi? Qual’è il 68 di oggi, come capiterà? Faccio poche domande in questo blog, ma a questa vorrei delle risposte, dei pareri. Può esistere un 68 al giorno d’oggi? Una tacca nel tempo diversa, trasversa, alternativa? Un punto di rottura con il passato?
Ed in italia? Possiamo considerare Beppe Grillo il “Nostro 68”? O è solo un preludio a qualcosa di più grande?
Mentre nel resto del mondo l’unica vera rivoluzione è internet (il resto è soggiogato dal potere, contrariamente a quanto si può immaginare) rimango in dubbio su quale sia la rivoluzione di cui questo pianeta ha bisogno, ed a volte temo che il suo nome non sia rivoluzione, ma catastrofe.


Andrea (sdl)

I buoni morti

(NB: Questo post sarà impopolare, e a molti potrà non piacere.)

Benvenuti allo spettacolo dell’ipocrisia. Dove i morti diventan santi. Ecco a voi l’ultima spiaggia dell’estrema unzione, l’ultimo elemento della nostra falsità: I buoni morti.
O morti buoni (come se ci fossero morti buoni e morti cattivi, ma vabbè).
Eh già, perchè la mente umana è strana, e così la sua coscienza.
Benvenuti nell’era del “Se muori eri migliore di com’eri” allitterazione non tanto letteraria di una vita poco quadrante. E’ così e ci possiamo far poco. I litigi scompaiono, diventano un peso insopportabile da reggere da soli (come fare dopotutto. Non siamo riusciti ad aver ragione l’ultima volta. Era importante sapete?) e trasformano la memoria. Tutto un tratto quello che ci stava antipatico diventa buono, magnanimo. Quanti hanno la forza ed il coraggio di negare, quanti di ammettere, quanti di far un realistico mea culpa?
La lista è corta signori miei, troppo corta. E questa è la natura da cui non riusciamo a fuggire, quest’ipocrisia costante che, per salvare la nostra anima (sia chiaro) va a trasformare presente passato, e perchè no, anche un pizzico di futuro (sarebbe stato un ottimo padre, un grande marito bla bla bla).
Diventiamo attori e commedianti, pietosi stracci a terra di quest’incredibile inscenata. E ancor peggio è il compatimento, che come un virus dilaga attorno ai tristi feriti. I feriti, per chiarezza, sono ovviamente gli amici del malcapitato (o malcapitata) che, colti da uno splendido atto di pietà decidono di far finta che i problemi tra loro non esistono. Sarebbe davvero crudele essere sinceri dopotutto.
E il virus dilaga, e mi fa domandare se non sia meglio morir da soli. Live together, Die Alone, potrebbe essere davvero l’unica scelta se uno vuole rimanere ciò che era anche dopo l’ultimo saluto. Sembra impossibile ma perchè gli altri ti ricordino davvero, sarebbe meglio che non ti ricordino affatto.

[ Scrittura Cooperativa V2Nuovo racconto! : LSD ]

Andrea (sdl)

La Fotosintesi Clorofilliana

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Molti di voi probabilmente già sanno cos’è questo splendido fenomeno naturale: La fotosintesi clorofilliana.

Al di là infatti delle deviazioni comiche (vedesi zelig) esso rimane un fondamento a cui affidarsi ma sopratutto un elemento da studiare.
La fotosintesi, tecnicamente, è l’atto di reazione e trasformazione che in una pianta consente, tramite l’ausilio della luce, di “cambiare” il proprio intorno, l’ambiente.
La considero una cosa eccezionale, al limite della magia. Ma sopratutto la considero una cosa che si può interpretare, con facilità, come una bellissima metafora umana.
La trasformazione, il cambiamento, sono alla base dell’uomo, della sua esistenza. Non possiamo ignorarlo. E la possibilità di “trasformare” il proprio ambiente, grazie alla luce, rappresenta un ottimo modo di affrontare la vita di tutti i giorni. La luce, gli elementi positivi, sono per noi un fondamento come per le piante il sole. Essi ci consentono di avere più energia, di non essere disancorati dal mondo, di avere un contatto reale che ci permetta di cambiare sia lui che noi.

Il disfattismo è l’energia negativa che va a contrapporsi a questa trasformazione. L’energia che non ci permette di migliorare, ma anzi ci rende fissi, stabili, paralizzati in una condizione che non possiamo cambiare.
Dobbiamo sempre combattere il disfattismo, a volte anche condannarlo. E’ l’ossigeno che manca, è l’organico intrasformabile, è la palla al piede che ci rallenta.
Essere disfattisti significa disegnare la realtà con anticipo, ed arrendersi a quel disegno. Significa fermarsi prima che gli avvenimenti prendano luogo.
La fotosintesi è appunto l’opposto. Cambiare e partecipare al cambiamento che ci circonda.
E per le persone questo è ancor più necessario, perchè la luce di cui abbiamo bisogno è in parte prodotta da questo processo attivo.
Il disfattismo è chiudere una pianta in una stanza di ferro al buio.
E lasciare che muoia.

Andrea (sdl)

La conta dei numeri



450.000 persone che finiscono nel nome del qualunquismo, che non vengono contate.
450.000 persone che non vengono viste, fiutate, percepite.
L’ombra delle 450.000 si chiamano firme, ma nessuno ne parla.
nessuno le conta quelle persone. Sono vuoto a rendere. Sono il silenzio stampa, perché non bisogna parlarne.
450.000 persone che hanno qualcosa da dire, ma, a quanto pare, nessuno che le ascolti.

Ecco cosa non è la libertà in italia.
Libertà è: poter esprimere il proprio pensiero ed essere ascoltato.
Libertà non è: Ignorare 450.000 volti.

Andrea (sdl)

Dizionario (Giustizia)

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Giustizia :
passato remoto

Andrea (sdl)

Wonderful Life

Sentire gli attimi scoccare le loro ultime esalazioni.
Immersi nel costante buio di stress depressione ansia.
Affoghiamo nelle nostre paure. Paura di aver paura. Terrore della paura. E siamo ancorati ad un timore.

Ed alle volte lo dimentichiamo. Com’è il cielo.
Com’è la sensazione di quando stai bene e guardi quell’infinito azzurro, mentre un sorriso nasce sottinteso tra le tue labbra.
O la sensazione del vento che ti accarezza, e tu che per un attimo nella tua vita frenetica ti fermi, lo assapori, e poi torni a camminare.
O ancora il batticuore di un bacio, gli occhi che ti guardano, o il sorriso delle persone a cui tieni.
Dimentichiamo tutto questo. Dimentichiamo le birre che legano, contrariamente a quelle che ubriacano. E con esse le notti a guardare la luna con il proprio futuro all’orizzonte, tra le onde del mare che si increspano nel buio.
Scordiamo, in posti di cui non sappiamo l’esistenza, le volte che abbiamo tenuto per mano o che abbiamo riso talmente di gusto da non respirare.

Perdiamo tutto ciò, e per noi questo è il nostro sangue, la nostra linfa. Lo facciamo diluire dalla frenesia, ci facciamo anestetizzare dal buio e dalla sua negatività. Quand’invece dovremmo contrastarla. Dovremmo tenere a mente quella sensazione, come rotta maestra della nostra storia.

Perchè, in fondo, nonostante il dolore, nonostante tutto quanto di brutto c’è al mondo e non solo : it’s a wonderful life.

ON AIR : Zucchero[ All the best ]Wonderful life

Andrea (sdl)

Songs in words (Christina Aguilera)

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Look at me. There’s nothing I wanted to show, but in this life I can’t go on saying it’s all so good.
Look, and don’t forget. Life won’t wait for you, your tears won’t be forgiven, your pain won’t be remembered. It’s just as simple as this.
This wind that flows without sound, this dreadful feeling.
You should not forget all the things you found in your way.
Because they were the last resort to something beautiful, they were the hidden magic above all the rest.

Stop crying. Stop screaming inside this empty room, there’s no place for that.

I would’ve love this life if it was good. I would’ve said that there was something else.
Something to believe in.
To change.
But in the end, in the dark path that lies around you
you find nothing.
And that’s all you can expect.

But don’t stop here. Leave your way for another time. But don’t leave me. That’s the last line on my testament.
The first and the last.
My Everything.

[Christina Aguilera – Hurt]

Seems like it was yesterday when I saw your face
You told me how proud you were but I walked away
If only I knew what I know today

I would hold you in my arms
I would take the pain away
Thank you for all you’ve done
Forgive all your mistakes
There’s nothing I wouldn’t do
To hear your voice again
Sometimes I want to call you but I know you won’t be there

I’m sorry for blaming you for everything I just couldn’t do
And I’ve hurt myself by hurting you
Some days I feel broke inside but I won’t admit
Sometimes I just want to hide ‘cause it’s you I miss
You know it’s so hard to say goodbye when it comes to this

Would you tell me I was wrong?
Would you help me understand?
Are you looking down upon me?
Are you proud of who I am?
There’s nothing I wouldn’t do
To have just one more chance
To look into your eyes and see you looking back

I’m sorry for blaming you for everything I just couldn’t do
And I’ve hurt myself
If I had just one more day, I would tell you how much that
I’ve missed you since you’ve been away

Oh, it’s dangerous
It’s so out of line to try to turn back time

I’m sorry for blaming you for everything I just couldn’t do
And I’ve hurt myself

By hurting you

Andrea (sdl)

Atrofizzati senza vita

C’è stato un tempo dove un prato bastava a renderti felice. Un tempo dove l’erba alta era la tua playstation, e le tue gambe il gioco per correre via.
Oggi invece siamo diventati incapaci. Incapaci di correre. Di sentire l’erba che ci lascia una sensibile scia di tenerezza tra le gambe.
Incapaci di ridere. Siamo atrofizzati.
Passiamo metà del tempo in auto, l’altra metà seduti, e l’ultima metà a dormire. E ci sembra che il tempo non basti mai.
Com’è che abbiamo dimenticato tutto questo? Dovremmo fare qualcosa. Dovremmo smetterla con tutte queste paure. Le paure del nostro secolo sono della nostra mente. Sono quello il cancro che ci consuma. E noi non vogliamo combattere. Ma dove abbiamo messo i campi di prato? un pallone e una corsa.
E non sto parlando della partitina domenicale, sia chiaro. Parlo proprio di correre una volta e per sempre.
E’ il lavoro a toglierci quel senso di essere bambini?
Dobbiamo combatterlo, dobbiamo affrontarlo.

Sento che ho bisogno di cambiare il mondo, un pezzettino alla volta. E cambiare me. Sento che dobbiamo tutti correre nei prati senza scarpe nè paura. E vedere il cielo attraverso i fili sottili d’erba fresca che chiama il nostro nome fischiando nel vento.
Abbiamo bisogno di questo e molto altro, per andare avanti.

Andrea (sdl)

Killer

Io la notte uccido.
Spesso vedo scorrere sangue innocente tra le mie vittime.
E provo piacere. Senza alcun peccato.
Le mie sono morti d’autore. Morti che non dimentichi.
Adolescenti, vecchi, donne, per me sono tutti uguali.
Prima o poi vi ucciderò tutti. Vi farò soffrire finché ogni goccia del vostro sangue non avrà implorato pietà mentre viene schiacciata sul pavimento dalla mia scarpa.
Non mi fermerò, non siate così sciocchi da sperarlo. I volti bianchi annichiliti dei morti io cerco. E li cerco in voi, negli urli stramazzati o nel vano tentativo di sfuggirmi.

Il vostro sguardo pieno di angoscia è il mio maggior piacere.
Ed è di notte che lo sapete far meglio. L’avreste mai detto? la notte dei sogni e dei desideri. Delle stelle cadenti.
Piccoli inutili esseri, io vi guardo e vi osservo, prima di uccidervi. Perchè ogni morte avrà un significato diverso per me, e tutti voi io ricorderò, perchè siete la mia arte, il mio obiettivo.
Che paradosso vero? C’è chi spera di morire d’amore prima d’incontrarmi. E poi si pente di esser stato così ingenuo. La morte è ben altra cosa. Non una cosa da chiamare a gran voce, nè un augurio. La morte, quella che io vi forzerò addosso, sarà indimenticabile.
Oltre ad esserlo, vi sentirete morti.

Per questo vi chiedo, vi imploro, uccidetemi.
Forse, senza me, qualcosa potrebbe cambiare.
Quindi fatelo voi per una volta.
Non vi serberò rancore alcuno. Ed anzi, sarò lieto.

Firmato : Il Dolore.

Andrea (sdl)

Gli occhi del musicista

Le corde non le suona mai come vorrebbe, ed a volte nello sfiorarle riesce pure a vedere un orizzonte diverso.
Le corde che segnavano la vita le ha invece sempre scordate. Dimenticate. Suoni storpi che metteva da parte, incapace di viverli, a volte.
E tutto per quell’amore. Per un amore così impossibile da far tremare il più grande dei sognatori.

Le mani non si muovono mai bene per lui, e il suono non è mai pulito. E’ la dedica d’amore, il timore segreto, o forse un’ossessione tra le tante.
Ma gli occhi del musicista li vedi. Sai distinguerli. Appena ci parli ti rendi conto che da qualche parte c’è stata una cicatrice che nessuno saprà nascondere.
Rimasta lì, a segnare un periodo, a ricordarlo.
O forse a farlo vivere ancora.


Andrea (sdl)