If there ever was love


Se mai l’amore fosse esistito, che nome gli avremmo dato?
Se mai fosse nato, con che faccia lo avremmo accolto?
Se mai l’amore fosse stata una parola bandita, da scrivere solo con caratteri strani, come l’avremmo raccontato?
E se mai ci fosse un modo per non amare mai, lo useremmo?
Nonostante le volte che odiamo Dio nel cielo, nonostante tutte le volte che abbiamo pianto.
Nonostante questa vita, lo useremmo?
Se mai le parole fossero state troppo poche, e la speranza ci fosse sfuggita di mano?
Se mai l’amore fosse stato un ricordo, che memorie potremmo cullare?

E se fosse stato pioggia, avremmo pianto prima?
Se mai l’amore fosse stato una parola, l’avremmo usata?
Tutte le volte che l’amore ci ha traditi, tutte le volte che l’amore ci ha stupiti. Tutte le volte che l’amore ha saputo mostrare il suo volto senza nome, e tutte le altre in cui l’amore si è dimostrato qualcosa di più.
Tra i suoni di cristallo, l’amore urlerebbe mai?
E i vuoti a rendere di un bicchiere senza vino, l’amore li racconterebbe?

Se mai l’amore si potesse scrivere, che parole troveremmo sulla carta?
E se l’amore fosse carta, i bigliettini d’auguri, cosa diverrebbero?

Ma se in fondo l’amore fosse niente e fosse tutto. Se l’amore non fosse solo un amore semplice, se potesse variare nella cromatura dei sentimenti ed assumere una miriade di nomi.
Ed essere leggenda.
Se l’amore fosse così, potremmo noi chiamarlo amore?

Nella giornata che tutti ricordano per l’avvento, io voglio ricordare (controcorrente) l’Amore.
Perché se c’è un punto da cui arriviamo, è sicuramente quello.
E se dovessi dare un nome al posto dove voglio scomparire, lo chiamerei Amore.

ON AIR : Counting Crows [August and everything after]Raining in baltimore

Andrea (sdl)

Scrubs – Diario di un’emozione

Immagine appartenente al rispettivo autore

Non si parla in genere di una serie tv come una cosa seria (passatemi la ripetizione). In genere appena il televisore fa scomparire il pulviscolo luminoso di fronte a te si spegne un pò tutto. Ti può rimanere ansia, o la voglia di sapere come va a finire. Ma difficilmente una serie tv fa altro.
E va ammesso, mi ha spiazzato.
In genere con quel pulsante rosso spegnevo tutto. Dr House, Lost, Heroes.
Cose per passare il tempo, che non hanno una rilevanza.
Ma ci sono volte che invece un’importanza cel’hanno, e lasciano una scia, una traccia, un segno della loro esistenza.

Probabilmente il creatore se ne compiacerebbe, ed io con lui andrei a complimentarmi. Smuovere i cuori delle persone con un artefatto immaginario non è poca cosa. E’ come quando leggo “Oceano mare”, o “Novecento” o ancora “Il piccolo principe”.
Sono cose che non possono passare sottogamba. La grande storia sul mare, il pianista delle navi, il piccolo re a giro per l’universo.
E non dobbiamo nemmeno provare ad ignorarle. Sono artefatti, è vero, ma l’emozione che a volte proviamo nel leggere un libro, nel guardare un film, è vera. Non vera quanto quella di tutti i giorni, quando viviamo la nostra vita. Ma rappresenta comunque un segnale del nostro essere, di ciò che siamo e rappresentiamo.
Per questo non ha senso velare i nostri sentimenti. Ci appartengono.
Con troppa frequenza avviene che ci tratteniamo, che mostriamo solo una virgola di noi. Per un dogma sociale che non saprei da dov’è nato. Questo insulso desiderio di forza esteriore. Come se cercassimo di interpretare chissà quale poema epico.
E invece, nel 2007, credo che dovremmo riscoprire il significato ed il valore di ogni singolo sentimento, di ogni sfumatura del nostro animo. Non prenderle mai alla leggera ed anzi valorizzarle, renderle note. Perchè esse, più dei nostri vestiti, più dei nostri occhi, rappresentano ciò che siamo.
E quello che vediamo e che ci fa sognare va perciò chiamato con il nome che gli spetta.
No, non serie tv.
Emozione.

Andrea (sdl)

Ambience (Help 0,2)

Interessante riflessione questa. Ambiente.
Ambiente è ciò che parzialmente siamo. L’ambiente ci influenza (attenzioni a non dire : condiziona). L’ambiente convoglia ed indica.
Il nostro cambiamento è in parte uno specchio dell’ambiente che ci circonda.
Ma noi, piccole formiche a tempo determinato, siamo anche parte dell’ambiente, per altri.
Siamo il motore di altre auto, di altre vite.
Quel % che può fare la differenza.
Alle volte anche uno zero virgola conta.
la differenza tra 99,9 e 100 è uno zero virgola.
Come la differenza tra un forse ed un si.
E nell’ambiente in cui cadiamo e ci muoviamo, come tentacoli di anemone, lì possiamo cambiare.
Li possiamo essere il cambiamento per altri.
Non quello che noi desideriamo per loro, ovvio. Ma possiamo essere il trampolino che cercano. La lancia da spezzare, la speranza da trovare.
Solo una cosa dobbiamo fare : volerlo.
Anzi, no. Cen’è un’altra : sperarlo.

Andrea (sdl)

Do you dream of angels? (Help 0,1)


Rendersi conto di avere quel che di thanatos, di autodistruzione, di buio, in qualche scatola od angolo. Nella svolta o nell’incrocio del tuo sangue.
Scoprire quel posto senza età che è la consacrazione di ciò che sei : qualcosa che finisce.
E scoprire anche che ti impegni, perché tutto finisca.
Perché sia di nuovo notte.
Così la notte potrà tornare, e il big bang esplodere nel cielo senza fine.
Morire così. Per poi rinascere. Perdere l’equilibrio sul filo del nulla.
E cadere su un qualcosa in cui credi.
O sollevarti grazie ad esso.
Essere la pietra che lancerai contro i tuoi peccati. Per i tuoi peccati.
Rimanerci male nello scoprire che anche l’amore è un po’ come te.
Thanatos ed Eros.
Eros e Thanatos.
Amore e morte.
Luce ed ombra del conflitto che ti attanaglia quel cuore.
Scoprire di non saper catalizzare ancora abbastanza. Di aver perso i riferimenti.
E scoprirlo in un periodo di involontaria solitudine, dove hai potuto tornare a sentire solo te.
Sentire di nuovo le parole affiorare altrove
lontano
lontano
e dire solo una cosa : ama gli altri.

Eros e Thanatos,
possa io nel buio essere la luce di altri.

Andrea (sdl)

Note a piè di pagina :
-0. Il numero degli esami mancanti.

AAA

Trafitte dal presente, le memorie spesso si ripresentano sanguinose, doloranti di una realtà che spesso non le riconosce.
Nella memoria il nero scolora e piano piano diviene grigio. A volte qualche flash illumina e trasforma i colori, ed un rosso cangiante dipinge i ricordi.
Eppure ci sono memorie, che legate a musica e parole, ti fanno ancora ricordare l’odore che sentivi.
un odore caratteristico che non puoi dimenticare perchè unico, indimenticabile. E mille frame senza secondi ti scorrono in testa come un filmato montato male. Senza musica però. La musica evoca ed è presente, ma non è mai una soundtrack del ricordo stesso, quanto semmai un attore. Una partecipazione speciale.
Ringraziamenti alla musica prego.
E poi cos’altro? L’odore è la prima cosa che può salire alla mente o al naso, poi fuggono via le immagini, ti passano davanti.
un letto o una sedia, l’odore del mare, della stanza.
della solitudine o della compagnia.
Tutte immagini ben definite. Dove ricordi bene la realtà ma non ricorderai mai te.
Nei tuoi ricordi tu non ci sei mai. Non ricordi quando ti specchi nel mare o nel vetro.
Tu scompari, protagonista invisibile ed incontestabile.
Poi, tra odori e immagini e suoni ti si stringe un pò il cuore
ti guardi nel tuo solito specchio invisibile e ti fai un paio di domande.
Il silenzio è ancora là. Non si è spostato.
Sono cambiati i mobili, i sorrisi, le persone, ed un pò tu stesso, anche se non potrai dimostrarlo.
Si chiude facilmente il libro dei ricordi. Ma si chiude solo per sapere che torneremo a leggerlo.

Andrea (sdl)

Mani senza mani

Mani che si cercano per le strade di una città. Le guardi mentre scompaiono tra lo smog violaceo di quest’allucinazione andata male che è la vita. Mani che provano a raccogliere petali di neve nella notte d’inverno e sentono morire la vita di quelle schegge di freddo sulla punta delle proprie dita.
Mani che abbandonano nella vita e quando cadi senti più dolore e meno rumore. E nessuno che si gira. Nessuno che ti guarda. Nessuno che ti risponde.
Mani che si tendono verso il sole per scaldare quella parte di cuore che hanno dimenticato.
Mani che hanno paura di sentire.
Sentire la voce, sentire l’amore, sentire se stessi.
Mani senza voce propria. Urlano nella notte le melodie dimenticate da qualcun’altro.
Mani unite, finchè non si romperanno.
Mani di notte, mani sporche, fanno cose che non si dicono.
Mani e mani ancora. Mani senza mani. Mani senza speranze, mani senza sogni. Mani con un’idea, ma senza un corpo con cui realizzarla.

Nella notte senza i lampioni che illuminano un percorso c’è chi prova a disegnare un quadro su di una comune panchina.
La luce si perde attorno a lui.
E le auto si zittiscono. E i sogni si allentano.
E tutto è silenzio doloroso, ed il quadro, ricorrente come un incubo, inizia a raccontare tutto quello che non sapeva dire.
Con le mani.
Con le mani disegna quel quadro.
Con le mani si tocca il volto una volta completato.
Con le mani si copre per non far vedere se stesso.
Con le mani strazia il dipinto.
E se ne va.
Senza mani da tenere. E nella notte i lampioni sono più scuri del solito. La luce non basta mai quando il buio dentro è così grande.
Ancora due passi, ancora una svolta.
Ancora e fine.
Le mani stanno dormendo.
I sogni pure.
E qui, nella strada, il barbone guarda il cielo cercando di capire qual’era la stella che voleva fosse il suo polo nord, quale tra quelle scomparse nelle nuvole o nelle galassie.
Cerca un nome tra i punti indefiniti dell’universo. E quando lo trova si ricorda solo una cosa.
Le mani che cercava, non c’erano più.

ON AIR : James Blunt [ All the lost souls ] Same mistake

Andrea (sdl)

Luca

Dedicata a Giovanni Bogani ed a tutti i Luca del mondo


Luca che inizia a parlare. Di fronte ad un pc che non ha voce.
Luca le ha perse quelle parole. Un tempo le sapeva giostrare, sapeva dare loro quel brio segreto, magia e condanna, bugia e realtà.
Luca che vorrebbe piangere e non sa perché.
Luca guarda le stelle e non trova niente che cada, e tutto è già a terra, steso in un prato senza desideri.
Luca che si guarda intorno e non ci sono risposte ai suoi punti interrogativi.
Luca che vorrebbe urlare dentro di se ma la voce li è finita.
Luca ed il cuscino contro cui combatte, l’avversario di ogni notte.
E quel sonno che lo fa dannare, quei dubbi che lo torturano.
Luca e le catene di cui ha perso la chiave. Luca e le porte a cui ha smesso di bussare.
Luca e gli indirizzi che si è dimenticato.
E le persone che parlano parlano parlano, e lui non le ascolta. Luca non ci riesce ad ascoltarle. Le loro parole, psichedeliche come le luci di una discoteca, non gli danno soddisfazione, per lui sono solo echi lontani.
Luca e le cose da dire. Ci ha provato davvero. Aveva fatto una lista di cose da ricordare, da regalare, da fare e poi l’ha persa di nuovo, dove non si sa.
Luca che vorrebbe di nuovo amare, ma si domanda come dove quando.
Luca che è uno nessuno centomila, pirandelliana figura senz’ombra che vaga per casa e non sa dove va.
Luca che scompare nella notte e che quando chiude gli occhi, è un pò tutti noi.

Andrea (sdl)

Biforcazioni

E ti domandi come siano fatti gli incroci. Se siano solo una questione di destra o sinistra.
Avanti o indietro. Se siano una divisione o un incontro.
Un saluto o un’addio.
Ti domandi come sia quel bivio, dove gli amici si separano dicendo “Io vado di là”.
Anch’io vado di là. Solo perchè il mio “là” è diverso lo siamo pure noi?
E si separano, con la stessa frase, avendo percorso la stessa strada.
E a loro sembra tutto così diverso.
E provi a giocare per trovare le differenze, ti guardi e non capisci se è quella virgola o quel punto, quell’interruzione di linea tra le tue parole sgozzate a fare il cambiamento.
Ti salutano o non ti parlano più. Qualcuno stacca la linea e neanche ti avverte con 30 giorni di anticipo.
L’hanno imparato i manager e non lo imparano gli amici : un pò di anticipo serve. Così, per abituarsi. Per capire come gestire la propria vita da lì in poi, che senza un amico è dura.
E le due strade le vedi, che sembrano quasi perpendicolari. Due rette che si incontrano nel segno di vittoria, o della pace, della mercedes o di chissà quale simbolo. E sono così lontani i punti all’orizzonte che sembra impossibile da immaginare.

E infatti non lo immagini. Sei lì in mezzo di strada a domandarti com’è che è fatto quest’incrocio maledetto.
E mentre sei sovrappensiero rischi che passi un’auto.
E ti porti via. Facendoti dimenticare cosa c’era, prima dell’incrocio.
La colonna sonora di mezza tua vita. Ecco cosa c’era.
Ed hai perso pure la cassetta.

Andrea (sdl)

Il branco


E’ sempre strano riflettere su come le cose cambiano, si evolvono.
Su come mutano e se ti guardi indietro ti nasce quel punto interrogativo sulla fronte che può anche diventare un’esclamazione : Davvero?
Si, davvero.

Oltre 10 anni fa, e forse qualcosina in più, odiavo i gruppi. C’erano varie motivazioni a ciò. La prima forse era che l’esserne in un certo modo escluso mi portava a ritenerli “inadatti” a me. Un ragionamento scontato direi, in queste situazioni. L’altra erano le ragazze. Avevo la convinzione (anche un pò fondata) che le ragazze nei gruppi divenissero un semplice “passaparola”, prima uno, poi un altro, e così via.
Infine l’ipocrisia.

Riflettendoci, 10 anni dopo, molte delle cose che odiavo sono cambiate, hanno mostrato un volto diverso, ed anzi, hanno rivoluzionato quel mio pensiero così monolitico. Per certi versi in alcuni momenti della nostra vita adoriamo sentirci speciali per chiudere le porte al mondo esterno. Salire su gradini invisibili di una scala d’orgoglio per dire che siamo primi.
Senza ovviamente accorgerci di quanto più in basso eravamo rispetto alle vere montagne.
La storia sulle ragazze non l’ho mai capita a dirla tutta. C’è una base veritiera in quanto pensavo. E sicuramente ad una certa età è da considerarsi naturale, per l’incertezza ed il dubbio che coesistono con noi.
L’ipocrisia invece ho scoperto che non è una costante.

Così adesso mi trovo a voler davvero bene ad un gruppo. A scoprire che i gruppi li fanno le persone e non le idee. A riscoprire la bellezza di essere insieme, invece che l’elitarietà di esser soli.
A capire che in fondo, ho un secondo posto che vorrei chiamare casa.

Se si tirano le fila di questo post non vorrei fraintendimenti. C’è molto più di quanto non si legge qua. Considerazioni che sono state diluite in tutto questo tempo e che in un singolo manufatto digitale non potrebbero essere documentate. C’è che bisogna guardare nelle persone, ed imparare a guardarsi dentro.
Ma soprattutto imparare a raccontare a se stessi la verità, piuttosto che le bugie che ci rafforzano.

Andrea (sdl)

La facilità di un Delete

Immagine appartenente al rispettivo autore


Clear.
Cosa vuoi cancellare oggi dalla tua memoria?
La tua piccola vita? I fallimenti? Cosa vuoi rendere bianco e splendente del tuo passato? Una storia andata male
Si possono cancellare le paure
oppure le parXXX

Certo. Magari nessuno saprà cosa c’era scritto.
Nessuno leggerà le tue poesie.
Nessuno ti dirà alcunchè.
Sei libero di cancellare ragazzo.
Sei libero di cancellarti.

Andrea (sdl)

Ps : E’ stato finalmente completato il capitolo 4 del “Libro senza attori“.
L’ultima parte del capitolo “Là, dove muoiono i palloncini” è stata inserita.